Russia, Putin verso un nuovo mandato al Cremlino (malgrado il raffreddore)

Sette i contendenti, nessuna speranza di battere Zar Vladimir

FEB 13, 2018 -

Mosca, 13 feb. (askanews) – Sembrava una galoppata in solitaria, e lo è, ma con qualche buca sul terreno e abbassamenti di voce. La corsa presidenziale di Vladimir Putin per il quarto mandato consecutivo procede senza troppi intoppi, verso il traguardo del 18 marzo: le elezioni sono state indette non a caso nel quarto anniversario dell’annessione della Crimea, agli occhi dei russi una vittoria dell’attuale leader del Cremlino, un po’ raffreddato in questi giorni e per questo costretto a frenare sulla tabella di marcia che lo voleva a Stavropol oggi.

Davvero poco credibili sono i sette candidati pronti sfidarlo. A parte Boris Titov, 57 anni che dal 2012 ha gestito i diritti degli imprenditori russi per conto di Putin, Vladimir Zhirinovskij, 71 anni leader del partito liberal-democratico populista di destra (LDPR), Grigorij Yavlinskij, 65 anni, cofondatore del partito liberale Yabloko, e Ksenia Sobchak, 36 anni, soubrette nonchè figlia del mentore politico di Putin, i restanti nomi non dicono nulla all’elettorato che si mostra sempre più compatto e propenso a riconfermare il solito leader che è divenuto ormai un brand: dai calendari di Putin (che vanno a ruba per il 2018, c’è anche quello del presidente e i suoi cani) alle magliette, sino alla cioccolata e alla vodka, è davvero difficile ormai, per chiunque, immaginarsi una Russia senza di lui.

L’escluso è il blogger anti-corruzione Aleksey Navalny del quale però pochi si curano all’interno del Paese. Persino lo scandalo Rybkagate, da lui sollevato con accuse di tangenti e coinvolgimento nel Russiagate al vicepremier Sergey Prikhodko, è passato senza fragore. Anzi Navalny si è pure visto bloccare il propri sito e dare dello “sfigato” dallo stesso Prikhodko, che è apparso poco turbato dalle accuse.

Più complicato l’affaire che sta montando sulla Siria. Una registrazione in russo che circolava nei giorni scorsi denunciava la morte di molti russi, in seguito a un “attacco Nato”. Anche askanews lo ha ricevuto e ascoltato, pur ritenendo impossibile verificare la piena attendibilità della fonte. Oggi sul sito del partito Yabloko, Yavlinsky chiede a Putin di chiarire la situazione di presunte “morti in massa” di cittadini russi in Siria. “Se la morte in massa di cittadini russi ha avuto luogo, i funzionari competenti, tra cui il comandante in capo delle Forze armate della Federazione russa, sono obbligati ad annunciare questo al paese e determinare chi è responsabile per questo”, ha detto il candidato presidenziale per il partito Yabloko, evidentemente riferendosi ai morti registrati tra le fila della cosiddetta “Wagner”, un esercito privato russo che ha già combattuto in Ucraina ed è stato accusato da Kiev di essere usato da come un paravento per le attività militari di Mosca.

La replica del Cremlino è giunta immediata. “Come sapete, in questo caso abbiamo solo i dati relativi ai militari delle Forze armate russe che partecipano alle operazioni militari della Forza aerea russa a sostegno dell’Esercito siriano”, ha detto il portavoce di Putin Dmitri Peskov. Secondo Peskov, “non abbiamo dati su altri russi che potrebbero essere in Siria. Raccomandiamo di rivolgersi al Ministero della Difesa a questo proposito”, ha detto, commentando le informazioni che sono apparse su alcuni media relative alla presunta morte in Siria di circa 600 russi durante l’operazione militare.

Insomma la minaccia più insidiosa non sembrano le accuse dei contendenti o gli scandali sollevati, ma piuttosto il raffreddore. Il portavoce Peskov è dovuto intervenire ben due volte in meno di 24 ore, per smentire voci funeste. Prima spiegando “è inverno, si sa”. Poi sottolinendo che “il presidente ha preso un raffreddore, non ci sono malattie gravi” il segretario stampa presidenziale ha osservato che mercoledì il presidente non andrà ad una riunione con i partecipanti al forum “Mentor”, ma saranno i partecipanti a venire da lui. Ma c’è già chi è pronto a ricamarci sopra, rievocando le infreddature dei leader sovietici. Vecchie abitudini, che possono essere smentite con un colpo di tosse.