Siria: la presenza militare russa e il suo arsenale

Oggi presenti quasi 3.000 uomini

APR 11, 2018 -

Roma, 11 apr. (askanews) – La Russia sostiene di aver significativamente ridotto la presenza militare e le operazioni in Siria dal novembre del 2017, ma conserva diverse unità sul posto, in particolare le basi di Tartus e di Hmeimim.

La cifra ufficiale più recente è quella relativa al personale militare che ha votato in Siria alle presidenziali del 18 marzo: 2.954 elettori, al 100% per Vladimir Putin. La maggioranza è di stanza nella base aerea di Hmeimim, nel Nordovest della Siria. Quasi tutti i soldati russi in Siria sono “consiglieri” militari, che aiutano sul campo l’esercito siriano e hanno avuto un ruolo di primo piano nei suoi ultimi successi.

A queste quasi 3.000 unità bisogna aggiungere la polizia militare costituita soprattutto da battaglioni delle repubbliche musulmane del Caucaso russo, schierati nelle località riconquistate ai ribelli, come Aleppo, e nelle “zone di de-escalation” attivate in diverse regioni del Paese in guerra. L’esperto militare Pavel Felghenauer stimava a fine 2017 che “fino ad un migliaio di membri delle forze speciali” combattevano al fianco delle truppe del regime.

Vladimir Putin ha rivelato lo scorso dicembre che un totale di 48.000 militari russi avevano partecipato all’intervento in Siria dal suo inizio il 30 settembre 2015. Ufficialmente, più di 80 militari russi sono morti in Siria dall’inizio dell’intervento, di cui circa la metà nell’incidente di un aereo da trasporto nella fase di atterraggio sulla base di Hmeimim a inizio marzo. Ma le perdite fra i mercenari russi, la cui presenza non è stata riconosciuta dal Cremlino, sarebbero più elevate.

L’aviazione è il braccio armato dell’intervento militare russo. Non è di dominio pubblico, ma esperti stimano ad “alcune decine” il numero degli aerei dispiegati sulla base di Hmeimim. Vi sono bombardieri Su-24 o Su-34, aerei multiruolo Su-30 e anche caccia Su-35, ultimi nati dell’industria militare russa. Accanto a questi sono schierate anche alcune decine di elicotteri da combattimento.

Mosca ha inoltre fatto decollare dei bombardieri strategici Tu-22 e Tu-160 dalla Russia per effettuare dei raid sulla Siria e utilizzato missili da crociera di una portata di 4.500 chilometri. Per assicurare la difesa della base di Hmeimim, Mosca ha installato nel novembre 2015 le sue modernissime batterie di difesa antiaerea S-400, che considera il suo fiore all’occhiello. L’esercito ha anche schierato mezzi mobili di difesa antiaerea (Pantsir e Tor M1).

Anche a Tartus, dove l’esercito russo dispone di installazioni portuali da diversi anni, sono state approntate batterie di difesa antiaerea S-300. Tutto ciò malgrado il fatto che né i ribelli né i jihadisti dispongano di una aviazione, ma ciò permette all’occorrenza d’imporre una “no-fly-zone” sopra la Siria. Quanto alle sei navi, si sono avvicendate nel Mediterraneo e hanno proceduto ad una serie di bombardamenti molto mediatizzati. Dopo una serie di missioni al largo della Siria, l’Ammiraglio Kuznetsov, portaerei in dotazione della Marina russa, si trova attualmente in una cala della regione di Murmansk, nell’Artico russo, dove sarà sottoposta a tre anni di lavori di modernizzazione. Inoltre, dei sottomarini sono stati utilizzati almeno quattro volte.

Nonostante due ritiri di una parte “significativa” del contingente russo in Siria, annunciati nel marzo 2016 e novembre 2017, la Russia conserva un ampio ventaglio di possibilità per schierare le sue forze ed effettuare operazioni sul campo.

La base militare di Hmeimim, attrezzata in tutta fretta nei pressi di un aeroporto civile nell’estate del 2015 per accogliere gli aerei russi, è diventata una base permanente dell’esercito moscovita nel gennaio 2017, dopo un accordo fra Damasco e Mosca, passando sotto giurisdizione russa. Idem Tartous: quella che era fino ad oggi una installazione portuale destinata alla marina russa è divenuta “une base navale russa permanente”.

Alle forze ufficiali si deve aggiungere anche un contingente di mercenari russi che combattono al fianco delle forze pro-Assad per conto di una società militare privata denominata “Gruppo Wagner”.