Nasce Marco Polo, rete giovani leader europei che guarda ad Est

Kofner: guardiamo a Est, ma modello è Young Transatlantic Leaders

OTT 27, 2018 -

Verona, 27 ott. (askanews) – Si chiama Marco Polo ed è una “rete di giovani leader” per il dialogo eurasiatico e un ponte tra Europa e Asia, che prende ispirazione dalla Young Transatlantic Innovative Leaders Initiative Fellowship, sostenuta dal Dipartimento di Stato Usa. Se quest’ultima guarda a Ovest, Marco Polo punta ad Est. A spiegarlo ad Askanews è Yuri Kofner, Research Assistant, Advanced Systems Analysis, IIASA, Austria. “Marco Polo aveva 17 anni quando partì e attraversò i Paesi dell’Eurasia è arrivato in Cina” dice Kofner, giovanissimo, faccia pulita ma già impeccabile per dialettica . “Vogliamo invitare giovani giornalisti, politologi, politici e anche esponenti della Commissione Europea e del Parlamento europeo” aggiunge.

L’idea è promuovere una maggiore cooperazione tra Bruxelles e l’Eurasia. Il tutto sotto l’egida della Società europea per la cooperazione eurasiatica (ESEC), nata in aprile e con rappresentanze in Italia, in Austria, Germania e Bruxelles. La Società ha presentato un progetto per la creazione di una rete di giovani imprenditori promettenti e futuri responsabili politici europei e dei paesi eurasiatici, che sostengono una maggiore cooperazione tra l’Unione europea (UE), l’Unione economica eurasiatica (EAEU), l’iniziativa cinese Belt & Road e altri attori eurasiatici (come Turchia, Iran, India).

L’organizzazione nasce ai margini dell’International Youth Forum – Future for Eurasian and European Integration 2040 che si è svolto a Vienna organizzato da Institute for Economic Strategy di Mosca e The International Institute for Applied Systems Analysis (IIASA) Laxenburg, Vienna.

“Si tratta di giovani scienziati, politologi, economisti che si sono posti lo scopo di una collaborazione di favorire la collaborazione dell’Unione Europea con i Paesi eurasiatici: ufficialmente per il bene dell’Europa”, spiega Kofner. “Noi non guardiamo all’appartenenza politica: vogliamo parlare di economia. Pensiamo che il solido e stretto dialogo transatlantico con l’America non deve essere a danno delle prospettive che si stanno aprendo con l’Eurasia. E questa rete di leader Marco Polo è pensata come un analogo del progetto americano che è a favore del dialogo transatlantico: è un ottimo progetto e pensiamo che vada fatto anche nell’altro senso, verso est. E nell’ambito del XI Forum Economico Eurasiatico di Verona si è tenuto il nostro primo evento ufficiale: un panel dedicato alle sfide e alle prospettive con l’Europa”.

Il modello (in senso opposto) è quello del Young Transatlantic Innovative Leaders Initiative Fellowship, un programma sostenuto dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e dal German Marshall Fund (GMF), che ha l’obiettivo di offrire nuovi strumenti e risorse ai giovani imprenditori e innovatori europei, al fine di trasformare le proprio idee in imprese di successo. Il programma è anche un veicolo per la creazione di un network internazionale di leader, in grado di fare lobby e rafforzare gli ecosistemi imprenditoriali e le opportunità di innovazione a livello globale.

Così vuol fare anche “Marco Polo”. Ma a cosa si guarda? Negli ultimi cinque anni si è assistito a serie iniziative per una maggiore integrazione, connettività e cooperazione economica sia all’interno, sia tra le regioni del continente euroasiatico. Nel 2013 il presidente cinese Xi Jinping ha annunciato la rinascita nel XXI secolo delle antiche vie della seta sotto l’egida “One Belt One Road” su iniziativa di Pechino.

Un anno dopo, i leader di Bielorussia, Kazakistan e Russia hanno firmato un trattato per la creazione dell’Unione economica eurasiatica (EAEU), la prima organizzazione veramente sovranazionale nello spazio post-sovietico dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Dopo l’adesione di Armenia e Kirghizistan, ora l’Unione è seconda solo all’UE in termini di integrazione. Oltre 50 paesi di tutto il mondo hanno manifestato il loro interesse a firmare accordi commerciali con il nuovo organismo.

Nel 2016 Vladimir Putin e Nursultan Nazarbayev hanno co-proposto un più ampio “Grande partenariato eurasiatico” che coinvolge l’EAEU, i paesi della CSI, la Cina, l’India, l’Iran e altri paesi e associazioni interessate del continente. Da allora, l’EAEU ha lavorato alla creazione di una rete di aree di libero scambio nel più ampio spazio eurasiatico. La Commissione economica eurasiatica (CEE) ha negoziato zone di libero scambio con il Vietnam e l’Iran (ad interim). Altre sono programmate con Singapore, India, Corea del Sud, Cambogia e Serbia. Nell’ambito della sua collaborazione con Belt & Road Initiative, l’EAEU ha firmato un accordo di cooperazione commerciale ed economica con la Cina nel maggio 2018.

Allo stesso tempo, le azioni di Bruxelles nella più ampia Eurasia davano l’impressione di essere meno coerenti, prendendo ritmo solo quest’anno, quando importanti accordi commerciali sono stati conclusi con il Vietnam e firmati con Giappone e Singapore. Successivamente, a settembre il Servizio europeo per l’azione esterna (SEAE) ha presentato un comunicato congiunto sulla strategia dell’UE per “Collegare l’Europa e l’Asia” .

L’India è anche interessata a svolgere un ruolo importante nell’emergente “concerto eurasiatico”. Come importante progetto di connettività, propone l’implementazione del “Corridoio di trasporto Nord-Sud”. Tuttavia, New Delhi, a quanto pare, non ha ancora una visione chiara per il suo impegno nel più ampio continente eurasiatico.