“Percezione anti-romena a Roma”, studio su immaginario e pregiudizi

Presentato oggi a Pontificia Università San Tommaso d'Aquino-Angelicum

MAR 16, 2019 -

Roma, 16 mar. (askanews) – “La percezione anti-romena a Roma”, è questo il titolo dello studio etnografico che viene presentato oggi alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino-Angelicum. Uno studio sull’immaginario e sul pregiudizio. Un approccio alla migrazione come fenomeno sociale in costante cambiamento.

La ricerca è stata condotta da un gruppo di studenti-ricercatori coordinati dall’antropologo Antonio Riccio. “Dalle interviste raccolte ho ricavato anzitutto una riflessione antropologica sul neo-razzismo anti-romeno, le sue forme ed i modi di presentarsi e più spesso di mimetizzarsi – oggi, a Roma – scrive Riccio – Ne ho elaborato i tratti e gli aspetti più inediti, originali e anche inquietanti, come l’invidia sociale suscitata in certe fasce sociali romane; il mutamento delle forme di pregiudizio orientate sulla sleale competitività sul mercato del lavoro, la concorrenza ai locali, oltre che su perduranti icone di devianza (furti e prostituzione). Ho rilevato inoltre un contraddittorio ‘complesso’ di orgoglio identitario romeno (anche reattivo) cui corrisponde una inquietante mimesi identitaria che sfrutta aspetto e padronanza della lingua italiana per non dichiarare la propria identità nazionale”.

Inoltre nelle 20 interviste realizzate, otto a italiani e 12 a romeni, sono emerse due “antropologie (e immaginari)”, quella degli italiani sui romeni e quella dei romeni sugli italiani. In questi contesti “ci sono pregiudizi, incomprensioni, mancanze, punti forti e punti assenti. Naturalmente, non sono pregiudizi equivalenti; mostrano invece tutta la diseguaglianza sociale da cui nascono. Insieme costituiscono però un primo e provvisorio quadro, conciso ma denso, dell’esperienza romena vissuta da migrante a Roma e dell’immaginario della migrazione romena a Roma (non sempre così nettamente distinti)”, spiega il docente di Antropologia Culturale presso Università Pontificia Angelicum, San Tommaso d’Aquino.

Nell’ambito del progetto sono state realizzate una ricerca di etnografia visuale sull’immagine romena online, una ricerca linguistica, elaborata dall’Accademia della Crusca sull’uso linguistico del termine rumeno e romeno. “L’apparente casualità dell’uso del ru o del ro è attentamente contestualizzata dall’Accademia nelle diverse cornici storiche della Romania. Vi ho aggiunto una riflessione sull’uso verbale italico del Ru e del Ro, che è influenzato anche da altri fattori; soprattutto la sua risonanza espressiva, implicita e contestualizzata (perché il pregiudizio e il razzismo si sentono dalla voce, oltre che dalle parole: dal tono, il timbro, l’espressività. L’ipotesi è che il ru sia (o si presti ad essere) dispregiativo, specie se intenzionale, mentre il ro è ufficiale e quindi rispettoso e egualitario, specie se intenzionale”, sottolinea Riccio.