Il regista israeliano Amos Gitai invita alla tolleranza con 2 film

L'attore Delbono: "In Italia stiamo vivendo un nuovo fascismo"

SET 3, 2018 -

Venezia, 3 set. (askanews) – Il regista israeliano Amos Gitai presenta due film fuori concorso alla 75esima Mostra del Cinema di Venezia: “A Letter to a Friend in Gaza”, ispirata a una poesia di Mahmoud Darwish dal titolo “Pensa agli altri” (“mentre prepari la colazione, pensa agli altri”, recita). E il secondo film: “A Tramway in Jerusalem”, una sorta di mosaico di personaggi in forma di sit-com che viaggiano su un tram della linea rossa attraverso i quartieri palestinesi di Shuafat e Beit Hanina di Gerusalemme Est, arrivando fino a Mount Herzl a Gerusalemme Ovest, un viaggio anche spirituale nella città che ospita le principali religioni monoteiste. “Amerai lo straniero”, uno degli insegnamenti più importanti che giungono dalla Bibbia è quanto sembra permeare l’opera di Gitai. Nel cast di “A Tramway in Jerusalem” anche l’italiano Pippo Delbono.

Applaudito in conferenza stampa insieme al cast, il regista ha spiegato che “nella cronologia il primo film è appunto ‘A Tramway…’ una metafora ottimista e ironica della città divisa di Gerusalemme – ha raccontato – in cui noi, israeliani, palestinesi e altri, cerchiamo di simulare la vita nel microcosmo della ‘scatola di sardine’ di un tram, negli utopistici giorni futuri. Dopo i giorni attuali di conflitto e violenza, come potrà ognuno accettare l’esistenza dell’altro, le sue differenze e le dispute, senza uccidere. Poi – ha proseguito – abbiamo deciso di fare un corto ‘Letter to a friend…’ che risponde a qualcosa che sta succedendo adesso”.

L’attualità è sempre presente in Gitai. “La mia idea è che il cinema è molto bello, ma il cinema deve parlare della realtà e delle difficoltà e i registi lo devono fare. È una specie di diario che faccio ormai da 40 anni. Con Delbono è la prima volta che abbiamo lavorato insieme. Mi piace lavorare con attori di diverse nazionalità, l’umanità è un’esperienza mista”.

E Pippo Delbono ha letto il messaggio inviato a Gitai dopo avere visto il film, “‘è un poema di verità, di delicatezza e d’amore’, così gli ho scritto nel mio messaggio che gli ho mandato. Purtroppo – ha proseguito l’attore guardando all’Italia – anche il nostro Paese ha dei problemi, manca coraggio, c’è intolleranza come quanto sta accadendo con i rifugiati, stiamo vivendo un nuovo fascismo e metà Italia è contenta di questo. Questo è un film semplice ma molto complesso. Tutti nasciamo, viviamo e moriamo ed è questo che Amos, come un grande artista, lo dimostra e lo dice nel suo film. E gli unici che possono cambiare un po’ questo mondo sono gli artisti”.

Anche l’antisemitismo è un tema sul quale l’attenzione del regista si focalizza. “In Israele – ha continuato Gitai – si discute con un ministro della Cultura di questo terribile governo. Ci sono cose di Israele che ci emozionano ma le azioni che intraprende il Paese sono problematiche. L’antisemistismo esiste, purtroppo, e il mio nuovo progetto ne parla. Del resto, l’antisemitismo europeo sta nella chiesa che ha educato nel disprezzo degli ebrei. Tuttavia gli ebrei ci sono ancora e sono sopravvissuti ed è impressionante. Quando vediamo il presidente Netanyahu che stringe la mano a leader europei antisemiti e consente sparatorie contro palestinesi questo non fa parte della nostra cultura e deve essere criticata”.

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