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Il caso

A Bergamo i manifesti anti-aborto: “Insulto verso le donne, siano rimossi” fotogallery

La onlus che promuove l'iniziativa è stata al centro delle polemiche anche per il maxi-manifesto appeso a Roma e rimosso dalla sindaca Raggi

“Sai perché sette ginecologi su dieci si rifiutano di praticare l’aborto? Ora lo sai”. Arriva anche a Bergamo la discussa campagna di ProVita Onlus per i quarant’anni dell’introduzione della legge 194 sull’aborto in Italia. Questo il messaggio visibile su uno dei manifesti comparsi in città, corredato dall’immagine di un feto “a 11 settimane dal concepimento”, come riportano gli organizzatori. Le immagini sono state scattate nei pressi del rondò delle Valli di Bergamo.

Promotore dell’iniziativa la onlus Pro Vita, recentemente al centro delle polemiche per il maxi-manifesto appeso a Roma e poi fatto rimuovere dall’amministrazione della sindaca Raggi. La stessa associazione, secondo un’inchiesta del Corriere della Sera, avrebbe potenziali legami con Forza Nuova, a partire dal portavoce, Alessandro Fiore, figlio maggiore di Roberto Fiore, leader della formazione di estrema destra.

La campagna

I camion vela e i manifesti di ProVita, dislocati in un centinaio di province italiane, fanno leva su messaggi diversi: ‘Non sono un fatto politico, non sono un’invenzione della Chiesa; sono un bambino, guardami’, si legge su alcuni. “Mamma, non ti pentirai di avermi avuto… E se proprio non puoi tenermi con te, dammi in adozione, fammi vivere!”, riportano altri. “La campagna vuole essere in difesa dei bambini, che hanno il diritto di vivere – sostengono gli organizzatori -. E in difesa delle donne, che per una scelta tragica, per quelle morti assurde, ingiuste, possono patire conseguenze fisiche e psichiche senza che la legge obblighi medici, consultori, ospedali a informarle adeguatamente”.

La protesta

Anche a Bergamo, proprio come in altre città, la comparsa dei manifesti è stata accompagnata dalle polemiche. C’è chi li reputa “un insulto verso le donne – come Selene Cilluffo, referente del movimento femminista ‘Non una di meno Bergamo’ -. Chiediamo all’amministrazione di rimuoverli immediatamente. Colpevolizzare noi donne per una scelta o meno di maternità è una violenza da parte di chi vorrebbe scegliere al posto nostro. Mettersi tra una donna e la sua libertà di scelta – prosegue – ha semplicemente come obiettivo quello di negare un diritto”.

Martedì 22 maggio, alle 18.30, in via XX Settembre, davanti alla sede della Regione è previsto un sit-in per il quarantesimo anniversario della Legge 194: “Sui nostri corpi, sulle nostre emozioni e sui nostri desideri il diritto di decidere spetta a noi – conclude Cilluffo – non certo a un’aggressiva e scadente campagna di marketing”.

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