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Europa league

“Io, bergamasco sposato con una israeliana, vi racconto Haifa-Atalanta”

Il doppio confronto valido per il terzo turno preliminare di Europa League visto in maniera diversa, da chi tifa Atalanta ma condivide la propria vita con una donna israeliana

L’esito di Hapoel Haifa-Atalanta dovrebbe essere scontato, data la netta superiorità tecnica della squadra bergamasca, ma come diceva Boskov, “pallone rotondo è” e quindi aspettiamo di vedere come finirà l’incontro.

Mia moglie è israeliana e i miei figli hanno la doppia cittadinanza, ma tutti tifano Atalanta, quindi non ci sarà tensione in casa…

Ma chi è l’Hapoel Haifa?
Nella Premier League Israeliana 2017-18 in realtà ci sono cinque squadre Hapoel e quattro squadre Maccabi, su quattordici in totale.

La cosa, vista da noi stranieri, è alquanto strana. Per spiegare il perché di questa stranezza bisogna fare un passo indietro nel tempo e scoprire che negli anni venti, ancora sotto il mandato britannico e in seguito alle forti ondate di immigrazione ebree dall’Europa, due organizzazioni, una chiamata Maccabi Federation of Israel, che mirava a creare una gioventù sana e sportiva secondo i dettami del Sionismo – movimento per la creazione di uno stato indipendente di Israele -, e l’Histadrut, sindacato di sinistra legato al partito laburista israeliano, fondarono nelle varie città della Palestina dei propri centri sportivi che piano piano divennero sempre più centrati sul calcio.

Le squadre del sindacato si chiamavano Hapoel, che in Ebraico significa “lavoratore”, mentre quelle del Maccabi… Maccabi.
Ecco quindi perché in tutte le grandi città ci sono una squadra del Maccabi e una dell’Hapoel.

Sin dall’inizio la rivalità fu soprattutto politica, il Maccabi rappresentava la classe media e l’Hapoel invece i lavoratori di sinistra.

L’anima socialista dell’Hapoel si è un po’ diluita nel tempo, ma ancora oggi si possono vedere delle bandiere con Che Guevara quando gioca una squadra dell’Hapoel e alcuni loro sostenitori sfoggiano orgogliosi dei tatuaggi con falce e martello. E’ anche la ragione per cui c’è tanto rosso nello stemma e nelle maglie dell’Hapoel.

Proprio per la sua estrazione popolare, è più frequente trovare giocatori arabo-israeliani tra le file delle squadre Hapoel che in quelle del Maccabi, mentre per esempio la Beitar Jerusalem che è di estrema destra, non ha giocatori palestinesi ed è tristemente famosa per i suoi cori razzisti anti-arabi. Insomma, tutto il mondo purtroppo è paese nello sfoggio di risentimenti razziali.

Hapoel Haifa

La storia specifica dell’Hapoel Haifa è molto interessante: fondata nel giorno di Pesak (Pasqua) del 1924, all’inizio della sua storia giocava sia contro le squadre dell’esercito inglese, che contro squadre arabe e israeliane. È famosa la finale contro la Polizia Britannica del 1932, quando l’arbitro -inglese- penalizzò fortemente l’Hapoel Haifa e i suoi giocatori per ripicca rubarono la coppa e fuggirono.

Seguirono anni difficili, con i Palestinesi e gli Ebrei che montarono una guerriglia di attrito durata fino alla partenza degli Inglesi e alla susseguente dichiarazione della creazione dello stato d’Israele del 1948, che determinò poi una vera guerra tra Israele e sei stati arabi, appoggiati dall’Inghilterra.

Nel 1950 il campionato riprese e l’Hapoel Haifa, per restando sempre tra le migliori squadre israeliane, non riusciva mai a vincere la Premier League, pur vincendo alcune Coppe dello stato di Israele (la nostra Coppa Italia).

La squadra negli anni subì le vicissitudini del sindacato a cui apparteneva, e nel 1993-94 l’Histradrut vendette l’Hapoel Haifa a Robi Shapira, un ebreo che aveva fatto fortuna nell’industria della pesca in Nigeria. Shapira riuscì a far finalmente vincere nel 1999 il titolo di campione della Premier League all’Hapoel Haifa.

Negli anni successivi però la fortuna economica di Shapira diminuì drammaticamente e, nel 2001, credo per la prima ed unica volta nella storia del calcio, i cartellini dei giocatori vennero dati in pegno ad una azienda ittica olandese, creditrice di Shapira (sarebbe stato interessante vedere come una azienda che pesca nell’oceano avrebbe usato i giocatori…).

Shapira si suicidò in Nigeria nel dicembre del 2001 e dopo varie vicissitudini la squadra venne comprata da un businessman ebreo americano, Yoav Katz, che è ancora l’attuale proprietario del club.

Ma perché una squadra israeliana, geograficamente nel medio-oriente asiatico, gioca nelle competizioni europee?
Fino al 1974 Israele era associata alla Asian Football Confederation, e giocava normalmente in alcuni paesi arabi, tra cui l’Iran. Poi, sotto la pressione dei paesi arabi dopo la guerra dello Yom Kippur del 1973, Israele venne espulso da quella lega e per molti anni partecipò solo in maniera sporadica ad eventi internazionali, finché nel 1994 venne ufficialmente ammessa nella UEFA e cominciò quindi a partecipare alle competizioni europee. In effetti è un po’ quello che è successo con la Turchia, che pur essendo una nazione asiatica, gioca in Europa.

Il calcio in Israele è il primo sport nazionale, ma, a detta degli esperti, viene giocato in maniera molto più blanda che in europa e risente molto del provincialismo in cui è relegata, sia per questioni di budget che per la posizione isolata nello scacchiere medio-orientale.

I giocatori sono però considerati dei divi e spesso ne approfittano… È famosa la storia della partita della nazionale israeliana contro la Danimarca per la qualificazione agli Europei di calcio. Il 13 novembre del 1999, la notte prima della partita, un pullman di prostitute russe venne fatto entrare nel ritiro della squadra israeliana. La partita finì 5-0… per la Danimarca. Lo scandalo venne parzialmente coperto e alla fine solo quattro giocatori vennero sanzionati.

Le tifoserie israeliane non hanno nulla da invidiare a quelle italiane, nel senso della intensità degli animi e nella fantasia delle azioni. Lo scorso anno i tifosi del Maccabi Tel Aviv, dopo aver sconfitto l’Hapoel Tel Aviv e averlo mandato nella loro serie B, inscenarono un funerale con tanto di casse da morto e effigi dei giocatori dell’Hapoel con sciarpa rossa e una grande scritta che recitava “Con grande felicità e con il cuore pieno di gioia annunciamo la morte del defunto Hapoel Tel Aviv Club.”

Ricordo la stessa cosa negli anni della mia giovinezza a Genova, quando genoani e sampdoriani si scambiavano funerali in pompa magna…

Ultima nota, ci sono anche squadre totalmente arabo-israeliane, come la Bnei Sakhnin che nel 2003-2004 ha vinto la Coppa dell Stato di Israele e che gioca in uno stadio in Galilea pagato dal Qatar.

Godiamoci quindi questo doppio confronto. E che vinca il migliore, sperando sia l’Atalanta…

*Oliviero G. Godi, bergamasco, ha uno studio associato di architettura che condivide con la moglie israeliana.
È laureato alla Columbia University di New York, è professore a contratto in Progettazione Architettonica al Politecnico di Milano, ha tenuto corsi alla Naba di Milano, alla Bezalel Academy of Art ad Architecture di Gerusalemme e all’Istituto Internazione di architettura di Lugano. Ha ricevuto due medaglie dei Presidenti della Repubblica Italiana per meriti accademici e didattici.
È collaboratore di BergamoNews su problematiche architettoniche/urbanistiche.

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