Alcune sono diventate campi da tennis

Che fare di tutte queste chiese ora che ci sono meno fedeli?

Che fare di tutte queste chiese ora che ci sono meno fedeli?
Pubblicato:
Aggiornato:

“Dio non abita più qui?” è il titolo dell’appuntamento che nei prossimi giorni radunerà all’Università Gregoriana di Roma (quella dei Gesuiti) vescovi ed esperti per affrontare un tema molto delicato. Che cosa si fa di una chiesa nel momento in cui è svuotata di fedeli e non ci sono più risorse per tenerla aperta? I casi si stanno moltiplicando in Europa, ed è facile prevedere che siamo di fronte solo all’inizio di un fenomeno destinato a prendere grandi dimensioni nel prossimo futuro. Il processo di secolarizzazione ha come conseguenza anche quello della dismissione degli edifici di culto, cioè delle chiese. Paesi come Francia, Belgio, Olanda, Svizzera, Stati Uniti e Canada sono fra quelli più colpiti. Ex chiese diventano discoteche, night club (come è accaduto per una celebre chiesa di Praga), garage, gelaterie, moschee, negozi, bar, ristoranti, palestre, centri estetici. Ad Arnheim, in Olanda, la vecchia chiesa di San Giuseppe è stata trasformata in una spettacolare “skate hall” con rampe per gli skate nelle navate, per la gioia di centinaia di ragazzi.

 

[L'ex chiesa di San Giuseppe ad Arnheim, in Olanda, oggi diventata uno skate park]

 

Per affrontare un problema che si rivela di giorno in giorno più urgente, il Pontificio Consiglio per la cultura, la Pontificia Università Gregoriana e la Cei hanno promosso il convegno internazionale che si terrà il 29 e 30 novembre, con l’obiettivo di presentare delle linee guida sulla dismissione e il riuso del patrimonio ecclesiastico, che verrà sottoposto alle singole conferenze episcopali. In Italia ci sono circa centomila chiese, quelle delle parrocchie sono però 66.839, come risulta dal censimento cominciato dieci anni fa e arrivato quasi a conclusione. Le altre sono di proprietà di una pluralità di soggetti diversi: i privati innanzitutto, poi il demanio, i comuni, le regioni, gli ordini e le congregazioni religiose (di queste non si conosce il numero esatto, non sono state censite), le confraternite. A queste vanno aggiunte quelle gestite dal Fec, il Fondo Edifici di Culto presso il Ministero degli Interni, che è proprietario di poco più di 820 chiese frutto delle espropriazioni compiute dallo Stato Italiano alla fine dell’Ottocento (e ci sono alcune tra le chiese storicamente più importanti d’Italia, da San Marco a Santa Croce).

 

[L'ex chiesa in via Piero della Francesca a Milano, oggi sede del disco club Gattopardo]

 

Il problema delle dismissioni evidentemente non riguarda gli edifici storici, ma quelle centinaia di chiesette rimaste senza più fedeli e la cui manutenzione rischia di diventare un problema. Quando una chiesa non serve più, come ci si deve regolare? Come garantire che l’uso di chi la prende in gestione non sia in palese contrasto con la funzione che la chiesa ha sempre avuto? Anche a Bergamo, pur restando sempre in un ambito di culto, si è visto cosa può accadere una volta che un edificio sacro viene messo a bando: per la cappella degli ex Ospedali Riuniti l’offerta più alta era stata quella della comunità musulmana, prima che la Regione (proprietaria dell’edificio) corresse ai ripari esercitando il diritto di prelazione. Così facendo ha disinnescato le polemiche, non ha certo risolto il problema. A Milano, città certamente tra le più secolarizzate d’Italia, una chiesa sconsacrata oggi è diventato un disco club (il noto Gattopardo) in via Piero della Francesca. Un’altra, di importanza storica, quella di San Paolo Converso in Corso Italia, oggi è uno studio di architettura in affitto dalla Curia. Lo scorso anno, in occasione di una fiera di arte contemporanea, un artista aveva montato un piccolo campo da tennis nella navata. Chissà il Padreterno come se la rideva lassù…

Seguici sui nostri canali