Pensioni, fuga dai 67 anni: la politica idiota, due volte idiota

di Lucio Fero
Pubblicato il 26 Ottobre 2017 - 11:51 OLTRE 6 MESI FA
pensioni-67-anni

Pensioni, fuga dai 67 anni: la politica idiota, due volte idiota

ROMA- Pensioni, fuga dai 67 anni. In fuga dalla responsabilità di portare l’età della pensione a 67 anni l’intera politica italiana. Tutti, dal Pd a M5S, da Berlusconi a Salvini, da Bersani a Meloni tutti in fuga: non sia mai farsi trovare responsabili dell’andare in pensione nel 2.019 niente meno che cinque mesi più tardi di quando ci si va ora e cioè a 66 anni e sette mesi.

Quando ci si va ora? Davvero a 66 anni e sette mesi? Davvero si diventa pensionati nel 2.017 secondo quanto detta la legge Fornero del 2.011? Nella grande fuga dai 67 anni per andare in pensione corrono e lottano insieme a noi un discreto corredo di balle esibite e verità nascoste. Balla esibita e verità nascosta al tempo stesso è quella che in Italia si vada in pensione secondo rigida applicazione della legge Fornero.

Non è vero, nel 2.016 gli italiani sono andati in pensione all’età media di circa 62 anni. Circa cinque anni sotto quanto dice, direbbe la legge. E come hanno fatto? Con le esenzioni categoria per categoria, con le eccezioni gruppo per gruppo, con gli sconti di genere e di situazione. La legge Fornero quanto all’età pensionabile conosce tante e tali di quelle eccezioni che a 66 e sette mesi davvero in pensione ci va una minoranza. Gli altri, la maggioranza, ci vanno prima. Dà fastidio sentirlo dire, dà fastidio perfino saperlo. Ma i numeri non mentono. E sono i numeri Inps, quelli delle altre pensioni se sommati abbasserebbero l’età reale del pensionamento.

Eccezioni, esenzioni, sconti…l’Italia 2.016 va in pensione in media a 62 anni circa e nessuno, proprio nessuno ricorda che negli anni ’70, mezzo secolo fa quasi, la media era di 63 anni. L’Italia che aveva un’età media, una aspettativa e una lunghezza reale di vita di quasi dieci anni inferiore a quella attuale andava in pensione in media un anno dopo. Non è chiaro? Si campava in media fino a 70/75 anni e si andava in pensione in media a 63. Oggi si campa fino a 80/85 a si va in pensione a 62.

Ma, orrore, l’età legale della pensione dovrebbe salire a 67 anni nel 2.019 e quindi l’età reale della pensione magari ritornare a 63 anni, come quasi mezzo secolo fa. Con la differenza che quasi mezzo secolo fa c’erano molti giovani nella popolazione (cioè lavoratori in attività che pagano contributi) mentre oggi la demografia è rovesciata e ci sono molti anziani in pensione e molti presto pensionabili.

Da tale orrore tutta la politica italiana fugge con al seguito quasi tutta la pubblicistica (carta stampata, tv, radio). Politica idiota, due volte idiota.

Idiota perché se l’Italia dichiara di spezzare il raccordo tra aumento dell’aspettativa di vita e età pensionabile, allora dichiara che degli impegni di bilancio che prende non ci si può più fidare. Girano in Parlamento idee e proposte per allungare, rimandare l’appuntamento con i 67 anni al…2.051! Nessuno ci prenderebbe più sul serio, nessuno in Europa, nel mondo.

Dice: e chi se ne frega se non ci prendono sul serio e se non manteniamo impegni, io, noi, tutti vogliamo andare in pensione il prima possibile. Bene, la politica idiota che fugge dalla responsabilità di alzare l’età pensionabile in relazione alla lunghezza media della vita è idiota appunto perché danneggia pensioni e pensionati. Sospenderlo questo adeguamento, insabbiare i 67 anni come chiede tutta la politica è firmare una cambiale di 140 miliardi per i prossimi due decenni. Chi la paga?

La politica idiota la mette in carico la maxi cambiale ai contribuenti tutti, ai giovani lavoratori che quando toccherà a loro andare in pensione i politici di oggi, tutti, non ci saranno più. Ma la mette in carico anche ai pensionati e pensionandi che si credono difesi da politica e sindacati idioti. Una cambiale da 140 miliardi la pagheremmo tutti come impoverimento del paese e delle stesse pensioni.

Perché, come? Per chi non lo sapesse sono anni che Bce copre e annulla gli effetti negativi (interessi da pagare) del nostro debito pubblico. Per chi non lo sapesse copertura e annullamento sotto forma di acquisti di titoli di Stato stanno per finire. Per chi non lo sapesse piazzare il nostro debito pubblico a chi lo deve comprare facendogli sapere negli stessi mesi che noi italiani vogliamo smontare la legge che tiene in qualche equilibrio i conti della previdenza sarebbe, anzi già è appunto un’idiozia. E’ chiedere da soli di pagare di più. Per questo la politica che fugge dai 67 anni è idiota, perché arreca danno economico al paese tutto.

Dice: la politica se ne frega del danno economico, la politica pensa solo all’eventuale danno elettorale. La politica pensa solo così: se mettiamo la firma sotto la pensione a 67 anni perdiamo voti. E qui la politica è due volte idiota. Se sapesse di cosa parla e di cosa vive, la politica saprebbe che il danno elettorale di pensione a 67 anni è già inferto, è già da pagare. Comunicazione ansiogena e opinione avvelenata hanno già fatto coppia: chi vuol credere che pensione a 67 sia un’infamità da punire con il voto lo farà comunque. Anche non dovesse venire davvero, qui e adesso, la pensione a 67 anni.

Quindi fuggire non serve a nulla, è un po’ come fuggire da un cane che ti insegue, lo eccita a rincorrerti ancora. Il danno elettorale è già fatto, già pagato e una politica che non fosse idiota si fermerebbe a intimare a brutto muso al cane di smetterla. Si fermerebbe a spiegare con forza che la pensione a 67 anni è cosa utile oltre che necessaria per i pensionati e i cittadini. Una politica non idiota saprebbe che ormai non ci si guadagna un voto a  disastrare la previdenza e la spesa pubblica. Non ci si guadagna un voto perché così fan tutti e quindi tutti si tengono i loro voti.

Una politica non idiota smetterebbe di scappare per paura di perdere voti già persi e si fermerebbe a prendere qualche voto alla serietà e alla tutela reale delle pensioni. Qualcuno in giro ce ne sarebbe ancora e poi, a fermare a brutto muso il cane, c’è anche caso che abbassi la coda e qualche voto perduto torni indietro.