Appalti, legami di cemento con la ’ndrangheta

di Cinzia Reboni
Uno dei controlli della Dia sui cantieri aperti nel Bresciano: l’attività preventiva è uno strumento efficace nella lotta alle infiltrazioni mafiose
Uno dei controlli della Dia sui cantieri aperti nel Bresciano: l’attività preventiva è uno strumento efficace nella lotta alle infiltrazioni mafiose
Uno dei controlli della Dia sui cantieri aperti nel Bresciano: l’attività preventiva è uno strumento efficace nella lotta alle infiltrazioni mafiose
Uno dei controlli della Dia sui cantieri aperti nel Bresciano: l’attività preventiva è uno strumento efficace nella lotta alle infiltrazioni mafiose

Un reato portato alla luce ogni quattro giorni nel settore dell’edilizia. E il 60% di questi - con legami più o meno profondi con la criminalità organizzata - riguardano appalti e subappalti irregolari o sospetti e caporalato. In Lombardia Brescia è del resto la provincia più esposta al pericolo di infiltrazioni mafiose nel ciclo del cemento, mentre occupa il 12esimo posto della classifica nazionale del rischio. Neppure la crisi che ha investito il triangolo del «mattone d’oro» compreso tra Chiari-Brescia-Castelcovati ha spinto Cosa Nostra e ’ndrine ad allontanare lo sguardo dalle commesse e degli appalti pubblici del comparto edilizio. LO SOTTOLINEA l’ultimo «Monitoraggio della presenza mafiosa in Lombardia» redatto dal Cross - Osservatorio sulla criminalità organizzata dell’Università degli Studi di Milano, indicando come il rapporto cemento-mafia costituisca una sorta di «garanzia» per le organizzazioni mafiose che vi investono, ottenendo una «preziosa gamma» di vantaggi. Aspetto sottolineato anche dal recente studio di Legambiente, che nel 2018 ha raccolto e rielaborato i dati provenienti dalle forze dell’ordine, confermando un sistema di illegalità diffuso nel settore. Secondo l’associazione ambientalista il cemento «delinea la camera di compensazione tra mafia, economia criminale e pubblica amministrazione infedele». Nell’ultimo anno sono state 3.908 le infrazioni totali calcolate a livello nazionale, con un lieve decremento - di poco superiore al 10% - al dato riferito all’anno precedente. La classifica regionale delle infrazioni accertate nel ciclo del cemento sottolinea la centralità delle regioni a tradizionale presenza mafiosa, all’interno delle quali si concentra il 46,2% dei reati accertati. La Campania guida stabilmente la classifica con 702 infrazioni (18% del totale), 878 denunce e 243 sequestri. Ma prima tra le regioni settentrionali - e quinta a livello nazionale - è la Lombardia, con 253 infrazioni, 319 denunce e 45 sequestri. Quanto al dato provinciale, l’Osservatorio della criminalità organizzata segnala «in particolare il caso di Brescia, che con 83 infrazioni conferma di essere un terreno fertile per la criminalità organizzata. Il comparto dell’edilizia bresciano ogni anno movimenta 2,3 miliardi di euro: almeno 240 milioni di questo fatturato sarebbe direttamente o indirettamente controllato dalle organizzazioni criminali, stando almeno alle ultime relazioni delle commissioni anti-mafia. Una «colonizzazione» frenata dai pressanti controlli della Dia che si concentrano sulle grandi opere, ma anche sulla pletora di frazioni in cui vengono spesso polverizzati i grandi appalti. Un lavoro investigativo prezioso condotto sul campo, ma anche attraverso il monitoraggio delle procedure di appalto e delle analisi fiscali e finanziarie delle imprese. Un’attività di ricognizione insomma, condotta sull’intera filiera, di cui si occupa ovviamente anche la Guardia di finanza. L’ANALISI CROSS spiega del resto come l’impresa edile mafiosa sia una strategica «centrale di collocamento» in grado di offrire posti di lavoro non specializzati e, di conseguenza, di legittimare il proprio potere sui territori in cui agisce, grazie alla presenza fisica dei clan all’interno dei cantieri. Diventa pertanto un soggetto alternativo in grado di «dare lavoro», accumulando non solo profitti, ma anche consenso sociale. La ’ndrangheta occupa un «settore» che, a differenza di altri, rappresenta qualcosa di più rispetto ad un semplice campo di investimento: ne è prima di tutto fonte primaria di forza lavoro, soggetto portante nella gestione dei corregionali che nell’edilizia sono frequentemente impiegati, e successivamente una minaccia per gli imprenditori locali, che si manifesta attraverso la «naturale» capacità intimidatoria riconducibile alle organizzazioni mafiose. Si configura come l’arma vincente nelle mani dei clan a discapito degli imprenditori che agiscono legalmente. Sono loro infatti le principali vittime di soprusi, le cui manifestazioni più comuni comprendono l’imposizione della guardia nei cantieri, le pratiche estorsive e usurarie e la regolazione dei conflitti attraverso l’uso della violenza. Tanti i casi in cui l’imprenditore, di fronte a intimidazioni varie, compreso il danneggiamento ai macchinari, chiede la protezione al boss per poter «lavorare tranquillo». L’edilizia, sempre secondo l’Osservatorio, si presenta come un terreno di incontro di tre mondi diversi: criminale (esponenti delle ’ndrine, con le rispettive imprese), imprenditoriale, ed infine politico locale, attraverso il coinvolgimento di funzionari comunali, assessori, consiglieri e consulenti. QUELLO CHE VIENE a crearsi è un vero e proprio «network sociale», che trova le sue basi nell’incontro tra interlocutori privilegiati per gli interessi mafiosi. Nel Bresciano, le inchieste aperte sui caporali che da Chiari a Palazzolo passando per la città imponevano il pizzo ai cottimisti, hanno portato alla luce i rapporti tra organizzazioni criminali romene e albanesi e la ’ndrangheta che controllava i subappalti e i cantieri. (9-Continua)

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