Ambasciatore della poesia italiana in Cina

di Alessandro Gatta
Uno degli eventi organizzati nell’ambito del festival:  migliaia le persone coinvolte lungo il percorsoIgor Costanzo è stato l’unico italiano per due anni a partecipare ai reading organizzati in Cina
Uno degli eventi organizzati nell’ambito del festival: migliaia le persone coinvolte lungo il percorsoIgor Costanzo è stato l’unico italiano per due anni a partecipare ai reading organizzati in Cina
Uno degli eventi organizzati nell’ambito del festival:  migliaia le persone coinvolte lungo il percorsoIgor Costanzo è stato l’unico italiano per due anni a partecipare ai reading organizzati in Cina
Uno degli eventi organizzati nell’ambito del festival: migliaia le persone coinvolte lungo il percorsoIgor Costanzo è stato l’unico italiano per due anni a partecipare ai reading organizzati in Cina

Nessuna investitura ufficiale, ma nella pratica è davvero così: è gardesano l’ambasciatore in Cina della poesia (e della cultura) italiana. Classe 1980 e monighese doc, il professor Igor Costanzo (che insegna a Brescia, ma scrive poesie da sempre e a Moniga è pure consigliere) per il secondo anno consecutivo è stato l’unico italiano chiamato a partecipare ai festival di poesia internazionale nella terra dei dragoni. Lo scorso anno a Chengdu, qualche settimana fa a Xichang, all’interno del Liangshang nella regione del Sichuan, lungo la storica Via della Seta: ospite della «Xichang Qionghai Silk Road International Poetry Week», insieme a un’altra ventina di poeti da tutto il mondo. Li hanno portati nelle scuole e nelle università, nei paesi di montagna e nelle modernissime città: un’esperienza indimenticabile. «In Cina è tutto amplificato -racconta Costanzo - e anche i poeti sono trattati come delle rockstar. Ogni volta che ci siamo spostati, il paese che ci accoglieva era in festa: abbiamo fatto dei reading che sembravano dei concerti, migliaia di persone nelle piazze o negli stadi». Le sue poesie le ha sempre lette in italiano, ma tradotte in tempo reale su maxi schermo: i suoi lavori sono già stati pubblicati in mandarino da Gao Xing, l’artista che per primo l’ha voluto in Cina dopo il colpo di fulmine artistico al Nisan Festival dello scomparso Naim Araidi, in Israele. E ora tocca a Costanzo portare in Italia le opere di Jidi Majia, vicepresidente della Union of Writers of China e in patria uno dei poeti più noti, e letti: a breve verrà pubblicata da Mursia l’antologia «Yi», che raccoglie 37 brani di Majia, nella collana «Argani» diretta dal grande Guido Oldani. «La presentazione ufficiale era già programmata a Milano per la fine di febbraio - dice ancora Costanzo - ma è stata rimandata perché l’ambasciata cinese è impegnata a preparare l’incontro tra Xi Jinping e il premier Conte e il presidente Mattarella». «Yi» è la minoranza etnica che vive nel Liangshang: «Mi hanno fatto conoscere la vita sulle montagne, dove è passato Marco Polo. Quasi nulla è cambiato da allora. Ho notato tante similitudini con la civiltà contadina che ci raccontano i nonni: quando siamo arrivati hanno ucciso un maiale in nostro onore, hanno preparato i ciccioli e cucinato costine e ossa. Nelle case vivono ancora tutti insieme». SPOSTANDOSI di pochi chilometri è come se passassero i secoli: proprio nel Sichuan si lavora al programma spaziale che porterà (di nuovo) l’uomo sulla Luna. E sulla moderna Via della Seta transitano merci per decine di miliardi di dollari, anche a margine degli accordi firmati con stati africani e asiatici, la Turchia e tutto il Maghreb, ma pure Grecia, Portogallo, tutto l’Est Europa. «In Cina hanno il mito dell’Italia, e sempre più voglia di conoscerci - riprende il poeta - ma hanno voglia di cultura, e non solo di business, e in questo dobbiamo essere pionieri». La poesia salverà il mondo, scriveva Walt Whitman qualche tempo fa: «Mi sento come un novello Marco Polo: appena tornato dal Sichuan con appresso questo enorme bagaglio di volti, colori, canti, balli e paesaggi. Insomma, cultura». • © RIPRODUZIONE RISERVATA

Suggerimenti