Dossier Tav sul tavolo di Costa «Il ministro fermi il progetto»

di Alessandro Gatta
Il proseguimento del tracciato dell’alta velocità sul Garda è sul tavolo del ministro Costa
Il proseguimento del tracciato dell’alta velocità sul Garda è sul tavolo del ministro Costa
Il proseguimento del tracciato dell’alta velocità sul Garda è sul tavolo del ministro Costa
Il proseguimento del tracciato dell’alta velocità sul Garda è sul tavolo del ministro Costa

Il plico è già stato consegnato, il dossier in visione alla segreteria del ministro dell’Ambiente Sergio Costa: la battaglia dei No Tav si sposta anche a Roma, dove una delegazione del Coordinamento che si oppone alla realizzazione della tratta Brescia-Verona ha incontrato i tecnici del ministero dell’Ambiente. PROPRIO al ministro Costa è rivolto l’ultimo appello del movimento No Tav, gardesano e non solo, affinché intervenga in merito alla realizzazione dell’opera e faccia in modo - questa la principale richiesta degli attivisti - di bloccare l’iter procedurale almeno fino alla completa rispondenza del progetto esecutivo alle 309 prescrizioni contenute nella delibera del Cipe successiva al progetto definitivo. L’esecutivo è davvero l’ultimo step, prima del via libera a espropri e cantieri anche sul Garda: «A nostro avviso il Ministero dell’ambiente dovrebbe intervenire per chiedere il rispetto di quanto previsto dalle prescrizioni - spiegano i No Tav - fino a completa rispondenza del progetto esecutivo». NEL DOSSIER CONSEGNATO al ministero si parla proprio di questo, delle tante prescrizioni: degli impatti negativi sulle falde acquifere, in particolare nella zona del laghetto del Frassino di Peschiera (dove le previsioni più pessimiste sostengono addirittura un calo del livello delle acque fino al 10% l’anno) e al Lavagnone di Desenzano, tra l’altro sito archeologico e inserito nel patrimonio Unesco dell’umanità. E ancora, l’ormai celebre galleria Lonato-Desenzano, lunga più di 7 chilometri: «La realizzazione della galleria, profonda 40 metri - scrivono i No Tav nel dossier - provocherebbe un impatto idrogeologico imprevedibile nel territorio delle Colline moreniche, dove sono presenti i pozzi che alimentano gli acquedotti per oltre 100mila abitanti nell’Alto Mantovano, da Monzambano a Canneto sull’Oglio». Tra le prescrizioni non ancora ottemperate anche l’istituzione di un Osservatorio ambientale nazionale, l’aggiornamento del Piano di utilizzo delle terre e rocce da scavo, la necessità di adeguare il progetto alle più recenti norme tecniche di costruzione. DOMANDA LECITA: se il ministro Toninelli ad oggi non ha mai risposto, adesso lo farà il ministro Costa? «Siamo stanchi delle scuse - concludono i No Tav - e finché i lavori non partono, allora l’alta velocità può essere fermata. Anche se la Lega spinge per concludere, e i 5Stelle hanno già fatto troppi passi indietro rispetto alle loro promesse elettorali. Registriamo poi il silenzio di tutte le amministrazioni locali coinvolte, in un momento in cui più che mai dovrebbero far sentire la loro voce». Ma la battaglia è anche giudiziaria: l’udienza per il ricorso al Tar, presentato dai No Tav e da una cinquantina soggetti tra cui il Comune di Desenzano e i frati del Frassino, è fissata per il prossimo ottobre. • © RIPRODUZIONE RISERVATA

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