Un pomeriggio nella comunità del Perrino che accoglie 8 ragazzi stranieri

BRINDISI – ( Da Il7 Magazine) Sulla porta di ogni camera da letto c’è il nome di un ragazzo, due se si tratta una doppia. In cucina è affisso il menù della settima e il calendario dei turni delle pulizie, alla fine del corridoio invece c’è una Tv con una play station. Sembra una casa allargata, con sette camere da letto: cinque singole e due doppie. Una sala da pranzo con un grande tavolo e intorno 8 sedie e poi una piccola cucina arredata in stile moderno, su ogni mobiletto c’è scritto cosa contiene. All’esterno una grande veranda, ma una delle educatrici dice che c’è quasi sempre vento. La comunità educativa che ospita 9 ragazzi stranieri minorenni non accompagnati si trova al primo piano dello stabile comunale in via Corte Ticino tra i quartieri Perrino e San Paolo. La struttura è operativa dal 19 luglio scorso. Hanno dai 12 ai 17 anni. Sono tutti uomini, le tre ragazze che erano con loro hanno compiuto da poco 18 anni e quindi hanno dovuto lasciare la comunità. Una di loro però è stata accolta da una famiglia di San Vito dei Normanni e lavora in una lavanderia industriale.

Sono in carico al Comune di Brindisi. Sono quasi tutti subsahariani, sbarcati sulle coste calabresi. Erano soli, senza nessuno. Sei su otto hanno richiesto protezione internazionale perché perseguitati nei loro paesi. Uno di loro ha quasi 18 anni ed ha ottenuto lo stato di rifugiato, ha chiesto l’inserimento in uno Sprar. Non appena raggiungono la maggiore età non possono più stare nella comunità.

Sono le 15 di un pomeriggio di settembre, i ragazzi hanno da poco finito il pranzo, chi era di turno ha sparecchiato, uno dei collaboratori della cooperativa sta ancora finendo di lavare i piatti. Sono nelle loro stanze, nella struttura non si sente volare una mosca. La comunità è gestita dalla cooperativa Alveando di Francavilla Fontana. “Siamo qui da pochissimo tempo – spiega la coordinatrice – Mara Galasso – stiamo cercando di rendere il più accogliente possibile questo luogo. Sono ragazzi ubbidienti e rispettosi e il principio è quello di creare un rapporto di fiducia tale da renderli autonomi anche una volta fuori di qui”. I minorenni possono uscire dal centro, possono andare dove vogliono ma ad una certa ora devono rientrare e devono comunicare dove stanno andando. Alcuni di loro il venerdì si recano a Lecce per pregare in moschea, prendono l’autobus da soli. Tre di loro frequentano la scuola calcio, giocheranno uno nel Lecce, uno nel Brindisi e un altro nel San Vito dei Normanni. Pare siano molto bravi con il pallone.  A breve inizieranno anche la scuola, i più piccoli fanno le medie a Mesagne per continuare il ciclo di studi intrapreso durante la loro permanenza in una comunità mesagnese, un altro frequenterà il liceo artistico a Brindisi, ed altri tre invece andranno alla scuola serale per prendere la licenza media. Parlano tutti gli italiano, qualcuno fatica di più. All’inizio c’è stata qualche lamentela per la mancanza di connessione internet perché i ragazzi non riuscivano a comunicare con i loro parenti, ma ora pare che la situazione sia migliorata. All’interno ci sono delle regole, c’è una sveglia la mattina ed un orario da rispettare entro il quale fare colazione, e ciascuno deve contribuire alle pulizie. Qualcuno cucina anche, qualche volta durante la settimana gli ospiti preparano i piatti tipici della loro tradizione. Ma si sfornano anche ciambelle. La maggior parte proviene dalla comunità di San Vito dei Normanni gestita dalla cooperativa Giocartacli che è stata chiusa dal Comune a causa di inefficienze nei servizi e nella struttura,  oltre ai problemi della stessa cooperativa che da mesi non pagava gli stipendi ai dipendenti.

Il Comune di Brindisi durante la gestione commissariale, a febbraio scorso, aveva emesso un bando per il trasferimento dei ragazzini. L’attuale cooperativa si è aggiudicata la gara ed ha predisposto tutta la documentazione per l’accreditamento alla Regione. La stessa gestisce da anni anche una comunità a Torre Santa Susanna. Nella struttura di Brindisi ci sono cinque educatori, un assistente sociale, un mediatore culturale, uno psicologo, un operatore addetto all’accoglienza e un addetta alle pratiche. “Cerchiamo di dare alla gestione della comunità – aggiunge la coordinatrice – un’impronta familiare, dove c’è la massima collaborazione di tutti. Provvediamo ai beni primari per i ragazzi, dai vestiti all’abbonamento per i mezzi per andare a scuola, e loro hanno a disposizione anche una piccolissima somma di denaro per poter acquistare qualcosa per loro, come anche il biglietto dell’autobus per uscire. Cerchiamo di trasmettere il valore del denaro”.

Lucia Portolano

 

 

2 Commenti

  1. Buongiorno. Sono Teresa Bataccia presidente della coop. Sociale Giocartacli. Leggo con piacere l’articolo e con piacere constato che i ragazzi, precedentemente accolti nelle nostre comunità educative, continuano a mostrare un importante segnale di integrazione e buon rispetto Delle regole. Evidentemente il nostro percorso educativo ha portato buoni frutti e di questo mi compiaccio, consapevole che la cooperativa che adesso li ospita potrà proseguire soprattutto grazie alla integrazione scolastica e lavorativa da noi messa in atto.
    Prendo atto con rammarico della distorsione dei fatti, ad opera della autrice dell’articolo, nel momento in cui, pur non avendo avuto il buon senso di interpellarci asserisce il falso: “cooperativa Giocartacli che è stata chiusa dal Comune a causa di inefficienze nei servizi e nella struttura”. Tale frase è inesatta soprattutto alla luce della vittoria del ricorso al Tar, ottenuta dalla cooperativa Giocartacli, vittima di innumerevoli ingiustizie. Per quanto sopra agiremo chiaramente per via legali.

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