''Ho sempre fatto il mio dovere, nessuno mi ha mai informato di una presunta trattativa condotta da alcuni agenti del Ros dei Carabinieri, né ho mai mentito''. E' un Nicola Mancino visibilmente sollevato quello che parla alla sua città dopo l'assoluzione dall'accusa di falsa testimonianza nel processo Stato-Mafia. In sala, oltre ai cronisti, ci sono amici, simpatizzanti, amministratori che mai hanno creduto che l'ex Ministro dell'interno potesse centrare qualcosa nella trattativa tra la cupola sicialiana e pezzi dello Stato. Mancino ripercorre la sua lunga storia processuale, la sua attività da Ministro, rivendicando che con lui al Viminale capi mafia e latitanti sono stati assicurati alle patrie galere. ''In questi lunghi otto anni – dice – ho sofferto, sono stato messo da parte, e quando è uscita la sentenza ho pianto''. Per l'ex presidente del Senato contro di lui la Procura di Palermo ha messo in piedi ''un teorema che non ha retto e non poteva reggere, perchè la mafia l'ho sempre combattuta''.
L'impegno politico? ''Posso solo dare suggerimenti, ma in pochi ascoltano. Oggi tutti pensano di essere grandi leader, pure i consiglieri comunali''.
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