I motivi e i segnali dell’addio di Bova al Pd

Il consigliere regionale da tempo insofferente rispetto alla guida e alla gestione dei democrat in Calabria: nel mirino delle sue critiche soprattutto Magorno

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    Un malessere che diventa insostenibile e si trasforma in un addio, clamoroso ma non imprevisto. Da tempo Arturo Bova non era più in sintonia con la gestione del Pd calabrese, e adesso lo “strappo” è ufficialmente consumato: il consigliere regionale e presidente della commissione anti-‘ndrangheta a palazzo Campanella sbatte la porta ai democrat con parole pesanti indirizzate soprattutto al segretario Ernesto Magorno e si appresta ad approdare tra i bersaniani-dalemiani di Articolo 1-Mdp.

    «Il Pd è un non luogo» – Bova affida le motivazioni del suo divorzio dal Pd alla Gazzetta del Sud. Dichiarazioni flash per attaccare ad alzo zero: il Pd – dice Bova – «è un non luogo politico. E io non ho niente a che spartire con Ernesto Magorno e la presentazione di libri di Matteo Renzi a Diamante, né voglio continuare a sentire che tutto va bene in Calabria, perché è disdicevole». E ancora «l’assenza di democrazia che c’è nel Movimento Cinquestelle è niente rispetto a quello che si verifica nel Pd, dove – rincara Bova – le decisioni prese a Roma sono un diktat contro cui nessuno ha mai avere da ridire nella periferia. Vedere tutti piegati al volere del divino è disarmante. Non ce l’ho fatta più».

    I segnali di insofferenza – Il “solco” tra Bova e il Pd si fa enorme soprattutto in occasione delle elezioni comunali di Catanzaro. Bova si mette sin da subito di traverso rispetto all’ipotesi della candidatura a sindaco del collega a palazzo Campanella Enzo Ciconte, che ritiene una figura di prestigio ma non la più adatta a rappresentare il cambiamento sui cui i democrat dicono di puntare: il suo tentativo di portare il Pd a sostenere la corsa di Nicola Fiorita si scontra con la granitica chiusura del partito su Ciconte. E’ un “vulnus” che – riferiscono fonti accreditate – si aggiunge ad altri che in precedenza avevano caratterizzato i rapporti tra Bova e il Pd calabrese. Non sono un mistero le continue richieste di Bova di un confronto con i vertici democrat sui problemi relativi alla vita del Pd in Calabria e all’esperienza di governo alla Regione: richieste che – a parere di Bova – sarebbero state puntualmente rispedite al mittente. E ai più non è passata inosservata l’assenza di Bova dalla recente tappa catanzarese del leader del Pd Matteo Renzi. Così come non sono passate inosservate le presenze di storici collaboratori politici di Bova ad alcune iniziative in Calabria di “big” di Articolo 1-Mdp come il “braccio operativo” di Bersani, Nico Stumpo, e il capogruppo alla Camera Francesco Laforgia.

    Scenari – Secondo quanto riporta ancora la Gazzetta del Sud Bova, eletto al consiglio regionale nella lista “Democratici Progressisti” (che è una sorta di “appendice” del Pd), solo nei prossimi giorni ufficializzerà il suo passaggio ad Articolo 1-Mdp, nel quale ritroverà, oltre a Stumpo, la senatrice Doris Lo Moro e – i casi della politica – quell’Alfredo D’Attorre con il quale ha lungamente “guerreggiato” quando il politico lucano è stato commissario democrat in Calabria. Indubbiamente, l’arrivo di Bova è un importante tassello per i bersaniani-dalemiani in vista della campagna elettorale per il Parlamento e nel percorso di radicamento di Mdp in Calabria, percorso non facile perché nella nostra regione la “scissione” dal Pd non ha avuto numeri significativi come in altre zone del Paese. I “bene informati” ritengono invece che Bova continuerà a manifestare il suo sostegno all’azione del governatore Mario Oliverio, per il quale il consigliere regionale ha sempre espresso massima fiducia. 

    (cant. a.)

    (foto d’archivio)

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