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[FOCUS] Stranieri residenti in Ciociaria in forte aumento. Ora sono un esercito: 25.000

Il dossier - Presentato ieri lo studio realizzato da Idos. Quasi il 40% è impiegato nel settore industriale, ma non ci sarebbe alcuna invasione islamica

Aumenta la popolazione straniera residente in provincia di Frosinone con un incremento percentuale dell'1,6 tra il 2016 e il 2017. È questa la fotografia scattata nel "Dossier Statistico Immigrazione 2017" realizzato da Idos in partenariato con Confronti e il sostegno dei fondi Otto per Mille della Tavola Valdese - Unione delle chiese metodiste e valdesi e la collaborazione dell'Unar/Dipartimento Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, e presentato ieri mattina a Roma.
In Ciociaria, in totale, sono 24.551 gli stranieri residenti che rappresentano il 5% totale della popolazione che vive in provincia. Di questi quasi il 52% sono donne e il restante 48% uomini; i nuovi nati sono stati 285, le acquisizioni di cittadinanza 529, gli iscritti dall'esetero 1.468 e i cancellati per l'estero 278. I soggiornanti non comunitati sono 12.644 dei quali il 52,7% è rappresentato da lungossoggiornanti.
Il Lazio
Durante la presentazione della XVII edizione del "Dossier statistico immigrazione 2017" al Teatro Orione, sono stati illustrato anche i dati della presenza immigrata nella regione Lazio. Nel corso del 2016 i cittadini stranieri sono aumentati del 2,8%, passando da 645.159 a 623.927 sul territorio regionale laziale, il tasso di crescita è superiore rispetto a quello del 2015.

L'aumento demografico più elevato, in percentuale, è stato registrato in provincia di Latina (+3,8%), seguita da quelle di Roma (+2,9%) e Frosinone (+1,6%), mentre nelle province di Rieti e Viterbo la variazione è stata pressoché nulla. La presenza straniera si ripartisce così tra le cinque province: 544.956 residenti a Roma, 50.067 a Latina, 30.046 a Viterbo, 24.551 a Frosinone e 13.307 a Rieti. La provincia di Roma è quella con la più alta percentuale di stranieri sul totale dei residenti (12,5%) seguita da quella di Viterbo (9,4%), Latina(8,7%), Rieti (8,5%) e Frosinone (5%).

Tra i residenti stranieri le donne restano la maggioranza (51,9%). Per quanto riguarda le provenienze, la collettività romena (oltre 230.000 residenti) rimane la più numerosa in regione come in tutte le province. Seguono i filippini (46.000) e bangladesi (35.000), entrambi concentrati quasi totalmente nell'area capitolina. La quarta collettività è quella indiana (27.000), insediata tra le province di Roma e Latina e quinta quella albanese (24.500), particolarmente elevate nei comuni del frusinate. A fine marzo 2017, secondo i dati diffusi dal Ministero dell'Interno, il sistema di accoglienza regionale ospitava 14.852 persone, l'8% del totale nazionale. Per quando riguarda l'immigrazione e il mondo del lavoro, la situazione degli stranieri non si discosta dai dati registrati in passato. Nel 2016 i nati all'estero occupati in regione sono scesi a 326.863 unità. A Latina, Viterbo e Rieti, tutti territori a forte vocazione agricola, a trovare occupazione in questo settore è rispettivamente il 33,2%, il 26,3% e il 15% dei nati all'estero occupati in queste province; nel frusinate lavora nell'industria il 36,3% del totale e nella provincia di Roma il 73,6% è impiegato nel terziario. In generale il Lazio si attesta una delle regioni più dinamiche per l'imprenditoria ‘immigrata'. A fine 2016, infatti, erano iscritte nei registri camerali oltre 74.000 imprese gestite individualmente o a maggioranza da cittadini nati all'estero.
Nessuna invasione islamica
«La stima della presenza straniera regolare in Italia - come riporta l'agenzia Sir - è di 5.359.000 persone mentre gli italiani all'estero sono 5.383.199 secondo le anagrafi consolari (aumentati di oltre 150.000 unità rispetto al 2015).
Significativo il paragrafo sull'andamento demografico e l'immigrazione: nel 2016, tra i cittadini italiani le morti sono prevalse sulle nascite di 204.675 unità (tendenza in corso da diversi anni). La "compensazione" è stata in parte assicurata grazie alle nascite da genitori stranieri (69.379, il 14,7% del totale). Insomma, secondo le previsioni demografiche dell'Istat, nell'arco dell'intero periodo 2011-2065, la dinamica naturale sarà negativa per 11,5 milioni (28,5 milioni di nascite e 40 milioni di decessi) e quella migratoria sarà positiva per 12 milioni (17,9 milioni di ingressi e 5,9 milioni di uscite).
Pertanto, complessivamente, la popolazione residente non diminuirà e si assesterà sui 61,3 milioni, ma sarà molto diversa la sua composizione: l'incidenza degli ultra 65enni sfiorerà il 33%, si ridurranno i minori e le classi di popolazione in età lavorativa, aumenterà l'incidenza degli stranieri.
Nel Dossier presentato colpisce la crescente consistenza del pluralismo religioso: la Moschea di Roma Monte Antenne è la più grande d'Europa, così come lo sono il Centro Culturale Ikeda per la Pace di Milano della comunità buddhista, inaugurato nel 2016, e il Tempio di Settebagni, alle porte di Roma, della comunità mormone (Chiesa di Gesù e dei Santi degli ultimi giorni).
Dai primi anni del 2000 persiste la netta prevalenza dei cristiani (53,0%), tra i quali gli ortodossi sono i più numerosi, seguiti dai cattolici e dai protestanti (rispettivamente circa 1,5 milioni, quasi 1 milione e più di 250.000 tra protestanti e altre comunità cristiane). La rilevante incidenza dei musulmani, pari a un terzo dell'intera presenza straniera (1,6 milioni di persone), non giustifica il timore di un'invasione e l'atteggiamento conto l'Islam.
È discreta la presenza di fedeli di religioni orientali (tra gli altri, induisti 150.800 e 3,0% del totale, buddhisti 113.900 e 2,3%), senza contare i gruppi religiosi minori e gli atei. Sono diffuse le iniziative di dialogo ecumenico e interreligioso, da considerare efficaci per arginare il terrorismo e favorire l'inserimento, tenuto conto che tutte le comunità religiose, con la rete dei loro luoghi di culto, sono anche promotrici di attività sociali e culturali funzionali all'inserimento».
A giochi fatti risulta, quindi inconsistente il timore di una "invasione" islamica.

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