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Politica

Pd bastonato da Mdp, e Scotto avverte: "Renzi e Berlusconi assieme"

Voci dall'assemblea di Articolo uno: "Il Partito democratico ha tradito i valori della sinistra". Il punto su Sarzana: "Cavarra ricandidato, nessuna autocritica".

L'intervento di Arturo Scotto al Centro Allende

La scorsa estate il possibilismo, per quanto cauto, dell’Mdp Paolo Putrino in merito a un’intesa con il Pd in occasione delle elezioni sarzanesi – orientamento emerso nel corso di un pubblico scambio con Raffaella Paita – aveva scatenato un ispido carteggio tra due anime abbastanza ben delineabili del corpus locale di Articolo uno: da una parte chi con l’attuale Pd non vuole aver nulla a che fare, dall’altra chi pensa non sia un delitto provare, con tutti i paletti del caso, a impostare un dialogo. E ieri sera, in occasione dell’assemblea pubblica del movimento (che il prossimo mese, con l’assemblea nazionale, si darà l’ossatura) convocata al Centro Allende, è stato proprio Putrino ad aprire le danze, dando lettura del documento prodotto dall’Mdp spezzino. Un lungo testo nel quale la critica al Pd (“che ha tradito i valori della sinistra” e che a Spezia con Federici “ha estremizzato il metodo Renzi”) è serrata, quasi spietata. E che guarda naturalmente anche oltre, prospettando, a livello locale come a livello nazionale, la creazione di un soggetto unitario della sinistra, nemico di ogni narcististica e insidiosa parcellizzazione. Un’impostazione che a Sarzana è già realtà, grazie al patto trovato tra Mdp, Possibile, Sinistra italiana, Rifondazione e Pci. Nella capitale della Val di Magra “la difficoltà del rapporto con il Partito democratico – ha proseguito Putrino leggendo il documento – è dovuta alla volontà da parte loro di confermare la continuità dell’esperienza di governo guidata da Cavarra, oggi ricandidandolo e con ciò sottraendosi a qualsiasi autocritica e discontinuità rispetto a un modello di gestione personale che presenta aspetti analoghi ai tratti negativi dell’esperienza di governo spezzina, che hanno condotto alla sconfitta”. In prima fila assisteva alla declamazione proprio il gruppetto dei sarzanesi, su tutti i consiglieri Paolo Mione e Rosanna Pittiglio. Sarzanesi ai quali il cordiale dibattito tra Putrino e Paita della scorsa estate proprio non era andato giù. Un passaggio sul mondo dell’impresa, poi, ha in un certo senso richiamato le parole severe pronunciate settimane fa al Civico dal segretario della Cgil spezzina Matteo Bellegoni (uno dei volti di punta di Mdp, ieri sera c’era anche lui). Il testo letto da Putrino parla infatti di “limiti profondi e costitutivi di buona parte del ceto imprenditoriale spezzino, con cui dovremmo confrontarci valorizzando idee e proposte serie”, stando attenti a quelli che “più che imprenditori… sono prenditori”.

La fluviale ouverture, conclusa con l’invito ad animare i banchetti del weekend organizzati tra capoluogo, Santo Stefano, Sarzana e Lerici, è stata seguita da una serie di interventi di fronte a un pubblico – un centinaio tra militanti e simpatizzanti – dove hanno trovato posto, fra i tanti, l’ex sindaco Sandro Bertagna, Paolo Garbini di Legacoop, il segretario provinciale di Sinistra italiana Giacomo Pregazzi, volti Cgil come Luca Comiti e Mattia Tivegna, oltre al menzionato Bellegoni. Il primo a prendere parola è stato l’ex segretario provinciale Pd Moreno Veschi, passato a Mdp quest’estate. “Dobbiamo costruire un’alternativa di sinistra a questo Pd – ha detto -. Sarzana? Il Pd non può pretendere di convocare un tavolo di confronto all’ultimo momento, evocando il pericolo della destra, andando contemporaneamente a esaltare tutto quello che è stato fatto in città in questi anni”. L’ex assessore di Federici Luca Basile, fuoriuscito dai Dem assieme a Veschi, ha sciorinato una profonda critica delle politiche nazionali renziane e ha rivendicato la non nocività di essere visti come un “partito novecentesco” e un “partito delle tasse, sì: le tasse ai ricchi”. Un infiammato Bellegoni ha rimarcato la necessità di ricostruire una “sinistra di popolo”, mentre l’ex consigliere comunale Pd Marcello Delfino ha detto di “smetterla di stare dietro a quel che succede nel Pd”, sottolineando l’importanza di lavorare per “mettere insieme tutte le forze della sinistra determinate a cambiare i rapporti di potere interni alla società”. Delfino ha poi definito il Decreto Minniti “una vergogna. A Spezia viene applicato con entusiasmo. La povertà non si contrasta levando di mezzo i poveri”.

I temi emersi intervento dopo intervento sono stati raccolti e ribaditi nelle conclusioni da Arturo Scotto, dirigente nazionale di Mdp, impegnato in un tour de force lungo la Penisola. “Siamo nel corso di una grande regressione, di un’epidemia della nostalgia, come diceva Baumann, che porta le persone a cercare approdi sicuri nel sangue e nel suolo”, ha subito chiarito l’ex Sel, tanto per dare un efficace quadro della ribollente situazione europea. “Mentre noi discutevamo del Rosatellum – ha proseguito – un pezzo di Italia si staccava. Possiamo raccontarla come vogliamo, ma è questo che è accaduto in Lombardia e Veneto. Hanno scelto di dire ‘i nostri soldi li amministriamo noi’, dicendo no a fondi di perequazione per aiutare le aree più fragili del paese”. Scotto ha poi attaccato un “Renzi che non può essere credibile quando si presenta come forza antisistema” su temi chiavi quali lavoro e sanità, puntando il dito poi sulla già menzionata e freschissima legge elettorale: “Passerà alla storia per tre cose: il numero di nominati, il numero di voti di fiducia – otto tra Camera e Senato -, il numero di seggi che il Pd ha deciso di regalare alla destra”. E dopo il voto, come finirà? “La destra si unirà e Matteo Renzi cercherà di pescare più destra possibile, tagliando a sinistra. Per poi andare a governare con Berlusconi. Questa operazione è scritta”. Rilanciando ancora una volta un soggetto unitario della sinistra, Scotto ha rimarcato l’importanza, per questo progetto politico, di saper parlare “anche al ceto medio, a una borghesia laica, un po’ più larga del nostro mondo. Parti di paese con le quali si può trovare una sintonia sul rispetto delle regole, della democrazia, delle istituzioni”. Un passaggio, questo, che efficacemente Scotto ha affiancato alla sottolineatura della fuoriuscita dal Pd – appena qualche ora prima – del presidente del Senato Pietro Grasso, che alla fiducia sul Rosatellum proprio non ha retto.

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