Operazione “Terramara Closed”. Sequestrati altri 10 milioni, sigilli a due aziende

Reggio Calabria Cronaca

Il 12 dicembre scorso erano finiti in arresto - con le accuse di associazione mafiosa ed estorsione - nell’ambito dell’operazione “Terramara Closed”.

Oggi, e a distanza di poco meno di due settimane, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Reggio Calabria, la Guardia di Finanza ha apposto i sigilli ai compendi aziendali di due società commerciali di Taurianova, per un valore complessivo stimato in oltre 10 milioni di euro.

Destinatari del provvedimento sono Carmelo Sposato, di 43 anni, e Giovanni Vincenzo Surace, di 34, e il sequestro di stamani fa seguito a quello effettuato nei giorni scorsi, per 25 milioni di euro complessivi, che ha riguardato compendi aziendali e quote societarie di 21 società commerciali, unità immobiliari, terreni, beni mobili e rapporti finanziari.

L’operazione Terramara - effettuata dal Gico della Guardia di Finanza insieme ai Carabinieri e alla Squadra Mobile della città dello Stretto - ha portato all’emissione di 47 provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettante persone accusate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento, trasferimento fraudolento di valori, procurata inosservanza di pena e porto illegale di armi, con l’aggravante delle finalità mafiose.

In questo contesto, il Nucleo di Polizia Tributaria delle fiamme gialle - per i particolari profili legati agli accertamenti economico patrimoniali - insieme agli agenti della Mobile e al Reparto Operativo dell’Arma, sotto la direzione della Dda, avevano svolto delle attività investigative con lo scopo di individuare i vertici - e il patrimonio ritenuto come accumulato illecitamente - della cosca di ‘ndrangheta Zagari-Fazzalari-Viola”, attiva nel cosiddetto "mandamento tirrenico" della provincia reggina, prevalentemente nel comune di Taurianova e nelle zone limitrofe, oltre a riscontrare diverse condotte relative all’intestazione fittizia di aziende e all’estorsione ai danni di imprenditori locali e imprese vincitrici di appalti nella zona controllata dal clan.

Le investigazioni, sviluppate tra il 2012 ed il 2016, avrebbero così messo in luce sia gli aspetti strutturali che quelli “dinamici” dei gruppi mafiosi degli Sposato, attivi a Taurianova e comuni limitrofi; e dei Maio-Cianci, a loro volta operanti nella vicina San Martino; entrambi ritenuti appartenenti alla cosca degli Zagari-Viola-Fazzalari” e che volevano imporsi nel settore dell’edilizia ed in quello alimentare, condizionando, anche attraverso l’infiltrazione nel Comune di Taurianova, l’assegnazione degli appalti per la realizzazione di opere pubbliche.

I BENI COLPITI DAL PROVVEDIMENTO

Oggetto del nuovo provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza sono le società “Edil Gronda” e “Car.Spo. Edilizia & Immobiliare”, attive nell’edilizia e considerate riconducibili agli indagati, sebbene amministrate formalmente da terzi.

Nel dettaglio, dagli elementi di prova raccolti durante l’esecuzione dei provvedimenti originari e al termine di altre investigazioni condotte dal Gico, rafforzate anche da accertamenti economico patrimoniali, sarebbe emersa in capo a Carmelo Sposato, ritenuto intraneo” all’omonima cosca di Taurianova, la disponibilità della “Car.Spo” nonostante la stessa fosse intestata a suo nipote.

Per gli inquirenti l’azienda sarebbe la naturale prosecuzione, “senza soluzione di continuità” specificano, della ditta individuale “Edil Costruzioni di Sposato Carmelo”, già sequestrata.

Gli investigatori sostengono infatti che nel 2014 sarebbe stato stipulato un contratto di “cessione di ramo d'azienda” con il quale Sposato, titolare firmatario della ditta "Edil Costruzioni “, avrebbe ceduto alla “Car.Spo”, rappresentata dal nipote, il ramo d'azienda delle costruzioni edili oltre a beni ed attrezzature.

Nel 2016, poi, sarebbe stato stipulato tra i due un nuovo contratto relativo all’affitto per 8 anni dello stesso ramo di azienda. Allo stato, però, e per tale accordo, non risulterebbe essere stata corrisposta nessuna somma, a titolo di canone di locazione, dal nipote allo zio Carmelo, individuato come il vero “dominus” della “Car.Spo.”

Quest’ultima, pertanto, è stata ritenuta come intestata formalmente ad un prestanomecon la specifica finalità di evitare il sequestro e la confisca dei beni” ovvero “per agevolare il riciclaggio dei proventi dell'attività di estorsione cui il gruppo mafioso Sposato-Tallarida” sarebbe stato dedito.

Dalle risultanze investigative, inoltre, è emersa un’ulteriore impresa, la “Edil Gronda”. Sempre secondo la tesi degli investigatori, nonostante la stessa fosse amministrata dal padre, costituirebbe di fatto la naturale prosecuzione della società “Edil Gronda Sas di Surace Giovanni Vincenzo & C.”, intestata al figlio, Giovanni Surace, e già sequestrata nell’ambito dell’operazione “Terramara-closed”.

Da quanto accertato, infatti, la “Edil Gronda Sas”, prima del suo scioglimento avvenuto nel 2016, avrebbe ceduto tutti i beni strumentali, compresi gli autoveicoli aziendali in uso e iscritti sul relativo registro dei beni ammortizzabili, alla “Edil Gronda Srl”, nata nella stessa sede legale. Anche in questo caso non sono stati rilevati in contabilità i relativi pagamenti relativi alla cessione.

IL PREDICOLO DI DISPERSIONE DEI BENI

In ragione di queste risultanze, con i provvedimenti di oggi la Direzione Distrettuale Antimafia - valutata la particolare urgenza della situazione che non consentiva di attendere un provvedimento da parte del Giudice, in ragione del fatto che i locali aziendali, la documentazione, i rapporti bancari sono attualmente gestiti da congiunti dei detenuti e ritenendo concreto il pericolo di dispersione delle cose da sottoporre a vincolo - ha disposto il sequestro preventivo delle due società, compresi tutti gli elementi presenti nei patrimoni aziendali (i beni mobili ed immobili, i crediti, gli articoli risultanti dall'inventario, i beni strumentali, la denominazione aziendale, l'avviamento), i conti correnti, e tutte le autorizzazioni all'esercizio dell'attività commerciale concesse, per un valore stimato in oltre 10 milioni di euro.