8 aprile 2018 - 10:36

L'avorio del terzo millennio? La pelle d'asino per produrre l'elisir cinese

La pelle dell'animale viene utilizzata per realizzare un particolare medicinale cinese, chiamato eijao. Per frenare il commercio alcuni Paesi hanno deciso di impedire la concessione di permessi per le esportazioni o invitato a non acquistare la sostanza

di Silvia Morosi

Un frame del video di Peta Asia che mostra l’uccisione degli asini a colpi di mazza Un frame del video di Peta Asia che mostra l’uccisione degli asini a colpi di mazza
shadow

La pelle d'asino non è, purtroppo, «solo» il titolo della fiaba popolare francese, resa celebre da Charles Perrault (Peau d'âne), ma è uno dei prodotti più ricercati per la produzione di un particolare medicinale cinese, simile a una gelatina, chiamato eijao. Dopo le zanne d’elefante e le corna di rinoceronte, sembra essere questo uno dei nuovi mercati illegali che mette a rischio la vita della specie animale. A denunciare i maltrattamenti era stata, mesi fa, l’organizzazione per i diritti degli animali Peta Asia, con la pubblicazione di un video all’interno delle fattorie cinesi, dove gli animali sono presi a bastonate e uccisi. Ora a riportare alla luce il tema è un'inchiesta dell'Economist che mostra come la grande richiesta dell'elisir tonificante - realizzato unendo la pelle degli asini ad alcol e acqua calda - abbia portato Pechino a cacciare la specie anche in Africa, importando pelli d'asino in quantità.

L’ecatombe mondiale

Nel 2016 c'erano 5 milioni di asini in Cina, rispetto agli 11 milioni del 1990. Questi animali sono la spina dorsale dell'economia di molti villaggi dei Paesi in via di sviluppo, utilizzati ad esempio per il traino di carri, l’aratura e il trasporto, ma la loro diminuzione nelle aree rurali potrebbe presto causarne la scomparsa. Come spiega il settimanale economico, ad esempio, la popolazione di asini del Kenya si è dimezzata dal 2009, arrivando oggi a contare 900mila esemplari. Nel Paese africano il prezzo di un asino è salito del 325 per cento durante un periodo di sei mesi l'anno scorso. E ancora: dal 2011 al 2016 il numero di asini è diminuito del 60per cento in Botswana e di un quinto in Lesotho. E anche la più distante Colombia ha perso quasi un decimo dei suoi asini, mentre il Brasile circa il 5 per cento (come si vede nel grafico).

Il commercio online

Per frenare il commercio indiscriminato alcuni stati hanno deciso di rifiutare la concessione di permessi per le esportazioni verso la Cina, come ha fatto il Botswana. Altri invitano le persone a non acquistare più questa sostanza o prodotti che la contengano tra gli ingredienti. L'organizzazione "The Donkey Sanctuary", fondata nel 1969 da Elisabeth Svendsen per tutelare la specie, ha messo in luce, ad esempio, la disponibilità di prodotti contenenti ejiao nei negozi di MTC a Londra, liberamente commercializzati in Rete su eBay e Amazon (qui il report del 2017 completo). Resta, poi, la mancanza di controlli sui sistemi di macellazione illegale di asini in aree remote, segnalati in tutta l’Africa, nonostante in molti Paesi il consumo di questa carne sia considerato "haram" (vietato) dall'Islam. "La legislazione contro la macellazione degli asini in determinate regioni è un passo positivo, ma i governi devono essere consapevoli che questo potrebbe comportare un aumento delle violazioni del benessere e la trasmissione di malattie tramite il trasporto transfrontaliero affinché i trader possano accedere ai mercati legali", denuncia l'organizzazione.

Le ripercussioni

Se l'eijao in passato era un prodotto destinato agli antichi imperatori, ora è diventato un bene di lusso, promosso, venduto e consegnato su scala globale. Tra quattro e dieci milioni di asini «potrebbero morire ogni anno per soddisfare una domanda insostenibile, che causa simultaneamente sofferenze di massa agli asini e mette a rischio i mezzi di sostentamento di milioni di persone che dipendono da loro», conclude la "The Donkey Sanctuary", chiedendo di fermare il commercio e invitando i Paesi interessati da questo mercato a seguire l’esempio del Burkina Faso e del Niger e bandire la macellazione e l’esportazione di asini per le loro pelli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
ALTRE NOTIZIE SU CORRIERE.IT