1 febbraio 2018 - 17:58

Banco Farmaceutico contro la povertà sanitaria, ecco i farmaci più richiesti

Mohammed, un diabete trascurato, il pericolo di vita e l’amputazione di un alluce. Ma grazie alle medicine donate dal Banco Farmaceutico all’Opera San Francesco - che non si poteva permettere - ora sta bene. In Italia 3.600 volontari.

di Silvia Morosi

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Si chiama povertà sanitaria. E non ha geografia. Riguarda tutte quelle persone che non hanno abbastanza risorse a disposizione per acquistare i farmaci necessari, anche quelli che richiedono una ricetta. Dagli antinfiammatori agli antipiretici, dai prodotti contro tosse e raffreddore fino all’aspirina. O per pagare il ticket, quando c’è. Il senzatetto o la vicina di casa, il lavoratore precario o la famiglia che teme gli venga portato via un figlio, dovendo presentare una dichiarazione di stato patrimoniale. Una nuova emergenza fotografata da anni dalla Fondazione Banco Farmaceutico onlus che, dal 2000, quando un gruppo di giovani farmacisti si rese conto della problematica, organizza ogni secondo sabato di febbraio, in tutta Italia, una giornata di donazione.

Migliaia di volontari sono presenti nelle oltre 3.600 farmacie aderenti, e invitano i cittadini ad acquistare medicine senza obbligo di prescrizione per gli Enti assistenziali della propria città. «La Giornata nazionale di raccolta del farmaco quest’anno cade nel 40esimo anniversario della nascita del Sistema Sanitario Nazionale. Come a ricordarci l’importanza del nostro sistema universalistico. Dove lo stato non arriva, il cittadino deve intervenire», spiega Filippo Ciantia, direttore della Fondazione Banco farmaceutico.

Come è successo a Mohammed: un diabete trascurato lo ha ridotto in fin di vita. All’Ospedale San Giuseppe di Milano gli è stato amputato un alluce e comunicato che, per tutta la vita, ogni giorno, avrebbe dovuto prendere farmaci per sopravvivere. Medicine che non si poteva permettere e che, donate dal Banco all’Opera San Francesco, gli garantiranno una vita dignitosa. «Pensavo che il mio unico rimpianto sarebbe stato quello di non poter ricambiare. Adesso faccio volontariato e sogno un giorno, se potrò permettermelo, di essere io a donare almeno uno di quei farmaci che oggi ricevo», racconta. La sua storia è quella di tutte quelle persone indigenti che, lo scorso anno, per curarsi hanno avuto a disposizione solo 29 centesimi al giorno, pari a 106 euro l’anno (14 euro in meno rispetto al 2016). Con questo appuntamento «vogliamo ricordare che nessuno dovrebbe dover scegliere se curarsi o mangiare, come è costretta a fare oggi una persona su tre», sottolinea Ciantia.

Come mette in luce l’ultima edizione del «Rapporto sulla povertà sanitaria» curato dal Banco, a rinunciare almeno una volta ad acquistare farmaci o ad accedere a visite, terapie o esami è chi ha un titolo di studio basso (40,85 per cento), chi ha più figli (42,1) e chi vive al Sud (50,6). Desistono casalinghe(40,2 per cento), pensionati (39,8) e, in testa, i lavoratori atipici (51,2). A testimoniare l’aumento delle necessità è la richiesta da parte degli enti assistenziali che nel 2017 ha segnato un +9,7 per cento (contro l’8,3 del 2016). Solo nel quinquennio 2013-2017 la domanda è cresciuta del 27,4 per cento, legata all’aumento di poveri assistiti: oltre agli stranieri (+6,3), si rileva l’incremento dei minorenni (+3,2). A crescere sono soprattutto quelli italiani (+4,5 in un anno), mentre quelli stranieri sono cresciuti «solo» dell’1,5.

I farmaci più richiesti sono analgesici, antipiretici, antinfiammatori per uso orale, preparati per la tosse, farmaci per uso locale e per dolori articolari. In 17 anni la Giornata ha raccolto oltre 4.500.000 di farmaci, per un controvalore di circa 26 milioni di euro. L’ultima edizione, l’11 febbraio 2017, ha coinvolto 3.851 farmacie e oltre 14 mila volontari; a beneficiare della raccolta (1.331.535 confezioni) sono state 578 mila persone assistite dai 1.721 Enti convenzionati con Banco Farmaceutico. Non solo, i farmaci hanno anche varcato i confini. Nel 2016, su richiesta dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), «abbiamo spedito 65 mila confezioni agli ospedali della Grecia; inviato, in collaborazione con il ministero degli Esteri, 99 mila confezioni in Libia; 109 mila confezioni in Venezuela e 500 chilogrammi di farmaci ad Herat in collaborazione con il ministero della Difesa», chiarisce Ciantia. In una fase storica tanto complicata, caratterizzata dal persistere degli effetti della crisi, «il Terzo settore ha bisogno di strumenti e competenze sempre più affinati per poter assolvere alla propria vocazione, civile». C’è ancora molto da fare e le sfide non sono poche.

Ma, come sta avvenendo per la lotta allo spreco, i segnali si vedono: «Pensiamo a tutti i farmaci utilizzati dai malati. Quando i nostri cari vengono a mancare, molte medicine ancora preziose restano nelle nostre case. Dobbiamo comunicare che il farmaco ha un valore e può essere donato per curare altri». In questo, la legge Gadda del 2012, ha dato un enorme contributo, estendendo le agevolazioni previste per chi recupera e dona eccedenze alimentari anche a beni come i prodotti per l’igiene e la cura della persona e della casa, gli integratori alimentari, i presidi medico chirurgici e i prodotti farmaceutici. «La salute è un diritto sancito dalla nostra Costituzione. La Giornata è un’opportunità per costruire un sistema più giusto, e nessuno deve essere escluso», conclude Ciantia.

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