23 gennaio 2018 - 14:31

Cala la povertà estrema, ma donne e giovani sono l’anello debole

Difficoltà ad accedere a mansioni meglio retribuite per l’universo femminile e disoccupazione giovanile sono due dei punti critici individuati dalla Ong internazionale

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La povertà estrema (coloro che vivono con meno di 2 dollari al giorno) si sta riducendo. «Tra il 1990 e il 2010 il numero dei poveri estremi si è dimezzato - si legge nel report il “Ricompensare il lavoro, non la ricchezza”, realizzato da Oxfam in occasione del Forum Economico Mondiale di Davos che si sta svolgendo in questi giorni - e dati più recenti dimostrano che la riduzione prosegue». Ma questo dato sarebbe anche migliore se non fosse aumentata la disuguaglianza, la forbice, tra i più ricchi e i poveri. Secondo i dati del World Inequality Report pubblicato dal World Inequality Lab, tra il 1980 e il 2016, l’1% più ricco ha assorbito il 27% dell’incremento totale del reddito mondiale mentre al 50% più povero è andata soltanto la metà di tale valore, ossia il 13%. Tradotto in numeri significa che solo 13 centesimi di ogni dollaro di incremento del Pil globale è andato al 50% più povero mentre il 10% più ricco ha percepito 42 centesimi

Il genere? Conta

Il divario salariale tra uomini e donne è tema di attualità. Molti sono gli interventi messi in atto dagli Stati più avanzati per parificare i trattamenti. Un movimento che lentamente coinvolge anche i Paesi in via di sviluppo. Ma la questione non è solo la retribuzione. Il problema riguarda la possibilità di accedere a mansioni meglio pagate e la distribuzione patrimoniale. Il genera maschile è più concentrato in professioni meglio retribuite. e può accedere alle scuole migliori. Alle donne il diritto allo studio non è sempre garantito. Questa differenza è maggiormente percepibile se si parla di possedimenti (immobiliari, fondiari e di capitale, come partecipazioni o azioni), che restano saldamente nelle mani degli uomini

Giovani in affanno

A subire i contraccolpi economici peggiori sono i giovani. E non solo in Italia dove cresce l’esercito dei neet (che non lavorano e non studiano). Nel mondo si calcola che il 43% dei ragazzi sia ancora disoccupato oppure svolga mansioni che non consentano di uscire da uno stato di povertà. Oltre 500 milioni di giovani sopravvivono con meno di 2 dollari al giorno.

La schiavitù moderna

Secondo recenti stime dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL), nei Paesi emergenti e in quelli in via di sviluppo, poi, quasi un lavoratore su tre vive in condizioni di povertà. E nel 2016 vivono in stato di schiavitù 40 milioni di persone, di cui 25 milioni costrette al lavoro forzato. Tra le persone quattro milioni sono bambini. Oltre 150 milioni, invece, i ragazzi tra 5 e 17 anni svolgono una qualche forma di lavoro minorile .

Italia in coda

Disuguaglianza è la parola che tiene banco leggendo i dati relativi all’Italia. A metà 2017 il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre il 66% della ricchezza nazionale netta, il più povero appena il 14,8%. Questo dato, rapportato agli altri Paesi europei, pone l’italia in ventesima posizione su 28 paesi Ue per la disuguaglianza di reddito disponibile. La motivazione di questo risultato? Stando al rapporto Disuguitalia di Oxfam, «la crescita della produttività e un aumento di output globale non si traduce in un incremento proporzionale delle retribuzioni dei lavoratori, facendo venire meno il legame fra produttività e prosperità. Gli ultimi dati Eurostat confermano - prosegue il paper - inoltre che i livelli retributivi non solo non ricompensano adeguatamente gli sforzi dei lavoratori, ma risultano sempre più spesso insufficienti a supplire alle necessità dei singoli e delle famiglie». Negli ultimi dieci anni (arco temporale che include la crisi) il reddito disponibile lordo delle famiglie italiane è cresciuto di 72,5 miliardi di euro. Ma solo un settimo di questo è giunto alla fascia più povera della popolazione.

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