30 marzo 2018 - 16:29

Sara Doris tra i bambini del Perù
dove l’infanzia è un diritto negato

La Fondazione della banca Mediolanum, fondata dal padre Ennio, sostiene progetti in 46 paesi del Mondo dove milioni di minorenni vivono in condizioni di assoluta miseria

di Corinna De Cesare

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«Todos podemos aprender, nadie se queda atras». Quando Sara è entrata in classe e ha letto questa frase («Tutti possiamo imparare, nessuno resta indietro»), si era appena lasciata alle spalle le baracche di cartone e la miseria della periferia di Lima in cui non è difficile imbattersi nella violenza dei «pandilleros», le gang di ragazzini che si scontrano tra loro per il controllo delle zone della capitale peruviana e vengono reclutate dalle organizzazioni malavitose per lo spaccio di droga o altre attività illegali. In Perù i diritti dell’infanzia vengono spesso negati e ignorati: 4,5 milioni di bambini sotto gli 11 anni, secondo il Cesvi, vivono in condizioni di assoluta miseria. Nella sola Lima più di 2,5 milioni di minori sono costretti a lavorare come venditori ambulanti, spazzini, tagliapietre o lustrascarpe ed è sempre più frequente il dramma della prostituzione infantile o della violenza domestica. Per questo, quando Sara è entrata nella scuola di San Josè Obrero, a Nueva Esperanza, uno dei quartieri più poveri a sud della città di Lima, ha avuto l’impressione di vivere tutt’altra realtà: «Fuori nulla che ricordava la bellezza, dentro una speranza». Sara Doris ha 48 anni, cinque figli ed è la secondogenita di Ennio Doris, fondatore di Mediolanum.

Centesimi che contano

La banca ha dal 2002 anche una Fondazione che si occupa di progetti dedicati all’infanzia. La onlus, presieduta da Sara Doris, ha sostenuto in tutti questi anni 386 progetti erogando 11,6 milioni di euro in aiuto di 66 mila bambini in condizioni di disagio in Italia e in 46 Paesi nel mondo. Compresi quelli del Perù della scuola materna ed elementare di San Josè Obrero, che Sara Doris ha visitato dall’11 al 16 marzo scorso. «È stato incredibile guardare gli occhi dei bambini e scoprire che sono gli stessi di tutti i bambini del mondo - racconta Doris - pieni di entusiasmo e di vita nonostante la povertà assoluta che li circonda». Dopo una laurea in Scienze politiche e una vita dedicata all’asset management del gruppo Mediolanum, Sara Doris ha sentito l’esigenza di occuparsi di altro: «Ho cominciato a fare volontariato nella casa famiglia di Bolgarello e lì ho iniziato a sentire la pienezza che mi dava lo stare con i bambini ed occuparmi di loro. Mi sono ricordata degli insegnamenti di mia nonna, di quando mi diceva quanto fosse importante aiutare, dare una mano, occuparsi degli altri. Così è iniziato tutto». E in quel tutto c’è anche il profondo senso di appartenenza alla sua famiglia, i cinque figli, i valori tramandati dal padre e dalla sua esperienza, dal bambino che aiutava i genitori a mungere le vacche fino all’imprenditore della banca da 380 milioni di euro di utili.

«Abbiamo sempre pensato alle persone - aggiunge Sara Doris - dal microcredito alle raccolte fondi su temi specifici fino al servizio “centesimi che contano” che consente di destinare i centesimi residui del proprio conto corrente in attivo, a favore della Fondazione fino a un massimo di 11,88 euro». Ovviamente l’obiettivo della banca resta il profitto. «Come in ogni azienda - precisa Doris - ma c’è un altro lato della medaglia che va raccontato». In Perù la Fondazione Mediolanum sostiene il progetto «Casa del Sorriso», un sistema di servizi itinerante che combatte lo sfruttamento sessuale di minori e adolescenti. E proprio nella scuola di San Josè Obrero, dove studiano più di 400 bambini tra i 4 e i 10 anni, grazie al contributo della Fondazione è stata ristrutturata la biblioteca e sono state finanziate per un anno le attività educative. «Ho dipinto la biblioteca con i bambini, catalogato i libri. Ho condiviso con loro - aggiunge Sara Doris - un pezzetto di vita per capire davvero in quali realtà interveniamo con la Fondazione, in quali vite possiamo operare un cambio dando sostegno con amore». Si torna a casa, ammette, sempre arricchiti. «Il bene va fatto ed è il più grande insegnamento che possiamo dare ai nostri figli. Così quando mia figlia diciannovenne mi ha chiesto per regalo di maturità di passare un mese come volontaria in un orfanotrofio in Nicaragua, è stato il mio più grande orgoglio».

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