Milano, 12 novembre 2017 - 22:12

Sigarette, accise e salute: lo Stato si ispiri al Papa

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«Nessun profitto può essere legittimo se mette a rischio la vita delle persone», è la semplice e chiara motivazione con la quale Papa Francesco ha vietato a partire dal prossimo anno la vendita di sigarette in Vaticano. La decisione del Paese di San Pietro dovrebbe invitare alla riflessione anche noi, visto che di profitti sulla salute pubblica il Monopolio ne fa molti, per la precisione quasi 14 miliardi di euro all’anno: le accise sono infatti responsabili per circa il 60% del prezzo di vendita di ogni pacchetto, a cui va poi aggiunta l’Iva. E se è assai improbabile che lo Stato italiano segua il buon esempio di Papa Bergoglio, c’è da chiedersi se lo strumento delle accise non andrebbe per lo meno usato anche per difendere la salute, destinando una parte dei fondi alla ricerca, prevenzione e cura delle malattie dei fumatori, in gran parte tumori (primo fra tutti quello polmonare) ma anche malattie cardiovascolari, respiratorie come la bronchite cronica e la fibrosi polmonare, e molte altre ancora.

Da diverse esperienze straniere sappiamo che l’aumento del prezzo delle sigarette costituisce un forte deterrente alla loro diffusione, in particolare nella popolazione più giovane, quella più a rischio di sviluppare dipendenza oltre che più vulnerabile. In molti Paesi europei il prezzo di un pacchetto di sigarette è decisamente più alto che in Italia, in Inghilterra ad esempio è circa il doppio del nostro e in Norvegia è ancora più elevato. In questi giorni si discuterà un emendamento alla legge di Bilancio, proposto dalla commissione Sanità, per un aumento delle accise destinato a finanziare i farmaci oncologici innovativi e le reti per le cure palliative e pediatriche: una buona idea, ma in realtà sono anni che da più parti si invita il governo ad adottare una politica sul prezzo dei tabacchi basata non soltanto su criteri di mero gettito fiscale ma anche su considerazioni di salute pubblica (e lo stesso dovrebbe valere per gli alcolici, forse anche per scommesse e gioco). Bergoglio docet, ma lui resta irraggiungibile.

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