Milano, 1 ottobre 2017 - 09:34

Cesena, papa Bergoglio: «Il tarlo della vocazione politica è la corruzione»

Il pontefice: «Vi invito a esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza pretendere un’impossibile perfezione»

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«La politica è sembrata in questi anni a volte ritrarsi di fronte all’aggressività e alla pervasività di altre forme di potere, come quella finanziaria e quella mediatica». Dalla Romagna, per tradizione «terra di accese passioni politiche», Francesco rilancia le ragioni e la necessità della «buona politica» e invita ad impegnarsi, a «provare ad agire di persona invece di limitarsi a osservare e criticare dal balcone l’operato degli altri, a “balconare"» e quindi a «riscoprire il valore di questa dimensione essenziale della convivenza civile». Il Papa parla di primo mattino a Cesena prima di andare e Bologna, dove passerà il resto della giornata. Ed è in piazza del Popolo, per i cesenati semplicemente «la piazza», che Francesco si rivolge ai cittadini e tesse l’elogio dell’agorà come luogo del confronto: «Questa piazza, come tutte le altre piazze d’Italia, richiama la necessità, per la vita della comunità, della buona politica, non di quella asservita alle ambizioni individuali o alla prepotenza di fazioni o centri di interessi: una politica che non sia né serva né padrona, ma amica e collaboratrice; non paurosa o avventata, ma responsabile e quindi coraggiosa e prudente nello stesso tempo; che faccia crescere il coinvolgimento delle persone, la loro progressiva inclusione e partecipazione; che non lasci ai margini alcune categorie, che non saccheggi e inquini le risorse naturali – esse infatti non sono un pozzo senza fondo ma un tesoro donatoci da Dio perché lo usiamo con rispetto e intelligenza. Una politica che sappia armonizzare le legittime aspirazioni dei singoli e dei gruppi tenendo il timone ben saldo sull’interesse dell’intera cittadinanza». Il «volto autentico» della politica, la sua «ragion d’essere», è «un servizio inestimabile al bene all’intera collettività: «È questo è il motivo per cui la dottrina sociale della Chiesa la considera una nobile forma di carità», dice Francesco. «Invito perciò giovani e meno giovani a prepararsi adeguatamente e impegnarsi personalmente in questo campo, assumendo fin dall’inizio la prospettiva del bene comune e respingendo ogni anche minima forma di corruzione».

Il martirio

La corruzione, ha aggiunto, è «il tarlo della vocazione politica, non lascia crescere la civiltà». Il buon politico «ha anche la propria croce, quando vuol essere buono, perché tante volte deve lasciare le sue idee personali per prendere le iniziative degli altri e armonizzarle, accomunarli perché ci sia bene comune. In questo senso il buon politico sente di essere un martire, diciamo così, al servizio, perché mette a servizio le proprie idee per andare verso il bene comune».

Il realismo

Le parole di Francesco sono anche un invito al realismo, un monito contro l’antipolitica. «Da questa piazza vi invito a considerare la nobiltà dell’agire politico in nome e a favore del popolo, che si riconosce in una storia e in valori condivisi e chiede tranquillità di vita e sviluppo ordinato», scandisce il Papa. «Vi invito ad esigere dai protagonisti della vita pubblica coerenza d’impegno, preparazione, rettitudine morale, capacità d’iniziativa, longanimità, pazienza e forza d’animo nell’affrontare le sfide di oggi, senza tuttavia pretendere un’impossibile perfezione». Perché «le vicende umane e storiche e la complessità dei problemi non permettono di risolvere tutto e subito», osserva Francesco: «Un sano realismo sa che anche la migliore classe dirigente non può risolvere in un baleno tutte le questioni. Per rendersene conto basta provare ad agire di persona invece di limitarsi a osservare e criticare dal balcone l’operato degli altri: "balconare", aspettando che il politico fallisca, non costruisce niente; criticare dal balcone è il difetto, se le critiche non sono costruttive; quando il politico sbaglia ci sono tanti modi di dirlo, ma bisogna dirlo apertamente».  Bisogna insomma trovare «la forza di assumersi le responsabilità che ci competono, comprendendo al tempo stesso che, pur con l’aiuto di Dio e la collaborazione degli uomini, accadrà comunque di commettere degli sbagli». Così conclude: «Preghiamo il Signore perché susciti buoni politici, che abbiano davvero a cuore la società, il popolo e il bene dei poveri».

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