Milano, 8 ottobre 2017 - 21:19

Dove e il sapone che trasforma la ragazza nera in bianca: «Spot razzista»

La casa di prodotti per la cura della pelle accusata (di nuovo) di razzismo per uno spot pubblicitario finito nel mirino dei social: la ragazza nera che, dopo il trattamento, toglie la t-shirt marrone e diventa bianca. Campagna ritirata

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«Volevamo solo testimoniare che rappresentiamo le donne di qualsiasi colore. Ci dispiace se abbiamo offeso qualcuno»: le scuse su Twitter non sono bastate a interrompere gli insulti e le reazioni contro Dove, il noto marchio di prodotti di bellezza, che, dopo lo scivolone di qualche anno fa, ci è ricascato, pubblicando su Facebook una campagna giudicata razzista.

Nella sequenza una ragazza nera indossa una t-shirt marrone, dopo il trattamento con un prodotto Dove si sfila la maglietta ed ecco comparire una ragazza bianca, con t-shirt bianca, che poi, spogliandosi del tutto, rivela tratti asiatici. Campagna multirazziale, secondo Dove. No, razzista, secondo il popolo del web, che ha massacrato l’ultimo spot costringendo la casa di produzione a ritirarlo.

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Le 30 pubblicità vintage che non vedremo più (per fortuna)

Gli scivoloni del 2011 e del 2015

Era già successo: nel 2011 lo spot scelto da Dove rappresentava tre ragazze in sequenza, con asciugamani intorno al copro. La prima era nera e riccia, la seconda aveva la pelle più chiara e i capelli neri, la terza era bionda e decisamente di carnagione chiarissima. Sopra, una didascalia chiarissima: «prima», e «dopo», un chiaro messaggio che lasciava intendere che con i prodotti Dove si poteva ottenere il passaggio dal nero al chiaro. Sotto accusa, nel 2015, c’era finita pure una indicazione stampata su un flacone di crema, che parlava di crema nutriente per pelli «da normale a scura», come se quella scura normale non fosse. L’ultima tentazione di «sbiancare» le pelli nere non è piaciuta, al punto che qualcuno, su Twitter, ha riproposto una vecchia pubblicità del 1789. Correva l’anno della libertà uguaglianza e fraternità in Francia, e sembrava «normale» ricorrere alla cura di acqua e sapone per trasformare il bambino nero in un bambino bianco. Ma erano altri tempi, per fortuna.

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