Milano, 13 ottobre 2017 - 14:13

Pedofilia, 10 arresti per foto su piattaforma criptata: coinvolto un magistrato

Tra i fermati Gaetano Maria Amato, 58 anni, della Corte d’Appello di Reggio Calabria che il 2 ottobre era stato arrestato dalla procura di Messina per pornografia minorile. Le foto vendute in chat da insospettabili. «Sono una mamma: ecco le foto di mia figlia»

Una «volante» in una foto di repertorio (Ansa) Una «volante» in una foto di repertorio (Ansa)
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Una rete di pedofili scoperta dalla polizia postale di Bolzano. Dieci arresti. Tra cui quello di una toga. È il risultato dell’indagine condotta dalla procura di Trento che ha portato al fermo del magistrato della Corte d’appello di Reggio Calabria Gaetano Maria Amato, di 58 anni, per vicende legate alla pedopornografia. Amato èra stato arrestato, per reati analoghi dalla polizia di Messina, il 2 ottobre scorso, su provvedimento del gip nell’ambito di un’inchiesta coordinata dal procuratore messinese Maurizio De Lucia e dell’aggiunto Giovannella Scaminaci. In quel caso, ad Amato, venne contestato il reato di pornografia minorile. L’indagine della Procura di Trento riguarda invece una presunta rete di pedofili dedita allo scambio di immagini online. In questo contesto il magistrato è indagato proprio per un presunto scambio di materiale pedopornografico. Non è da escludere che le due indagini, nate separatamente, abbiano avuto alcuni punti di contatto.

Ritardi nella sentenza

Amato nel giugno dello scorso anno, quando era ancora al Civile, partecipò ad una conferenza stampa, insieme a tutti i colleghi giudicanti della Corte, per spiegare e difendere l’operato di una collega finita al centro delle polemiche per non avere osservato i tempi per la redazione delle motivazioni della sentenza del processo «Cosa mia» sulle cosche di ’ndrangheta di Rosarno, circostanza che avrebbe portato alla scarcerazione di tre presunti affiliati alle ’ndrine. In quell’occasione, tutti i giudici della Corte d’appello reggina fecero presente che le scarcerazioni erano dovute «ad una rimodulazione dei termini all’indomani delle assoluzioni dei tre dai reati più gravi, tra cui omicidio ed estorsione aggravata, e ciò al fine di dare esecuzione alle scansioni processuali del Codice di procedura penale». I giudici sottolinearono anche le gravi condizioni di carenze di organico dell’ufficio.

L’inchiesta a Trento

A Trento è stata ricostruita una fitta rete di pedofili e pedopornografi che, utilizzando il servizio di instant messagging criptato di un notissimo applicativo, ritenuto riservato e sicuro, aveva prodotto e scambiato numeroso materiale pedopornografico. Il là alle indagini è stato dato dall’arresto di un 38enne altoatesino, nel febbraio 2016: l’uomo era stato trovato in possesso di 4 Terabyte di materiale digitale (foto/video) contenente esibizioni pornografiche di minorenni. Le dichiarazioni rese dall’arrestato, che affermava essere materiale scaricato dalla navigazione internet, e quindi ceduto da soggetti dei quali non era in grado di indicare generalità od ulteriori elementi utili alla loro identificazione, hanno insospettito gli investigatori informatici della Polizia delle Comunicazioni i quali hanno individuato tra le prove digitali del computer in sequestro un abnorme utilizzo dell’applicazione Voip ed una impressionante rubrica composta da numerose decine di contatti.

Centinaia di contatti

Gli inquirenti sono riusciti quindi, attraverso l’utilizzo di particolari software, a ricostruire a posteriori un’enorme quantità di conversazioni dalle quali emergeva la morbosità degli interlocutori nei confronti di pratiche sessuali con minorenni. L’uomo risulta essere il fulcro di una rete con oltre un centinaio di contatti con i quali lo stesso, a volte presentandosi come madre di una bambina minorenne, affermava essere attratto sessualmente da bambini in tenera età e offrendo, agli interlocutori di volta in volta succedutisi nelle comunicazioni, materiale pedopornografico. I target coinvolti nel turpe traffico della produzione e cessione di materiale illecito hanno accordi ben stabiliti, patti di segretezza da mantenere e l’obbligo di fare uso dell’instant messaging per la condivisione delle foto proibite di minori al fine di rimanere anonimi e quindi restare impuniti.

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