Milano, 16 ottobre 2017 - 22:29

India, su un ponte di funi a 1200 metri di quota: le sorelle che vanno a scuola sfidando il vuoto |le foto

Ogni giorno 30 chilometri a piedi per poter studiare: la storia di Yashoda e Radhika, due sorelle indiane, adesso è diventata anche un documentario della Bbc

Yashoda e Radhika, sorelle di 16 e 14 anni Yashoda e Radhika, sorelle di 16 e 14 anni
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Sveglia alle 5 in punto. Colazione velocissima, anche se non sempre c’è il tempo, a base di thè e latte. Poi si parte per andare a scuola. Yashoda e Radhika, sorelle di 16 e 14 anni — la prima sogna di fare la poliziotta e la seconda la maestra — camminano tenendosi per mano. La distanza da percorrere a piedi prima di entrare in classe è lunga assai: 15 chilometri. Una camminata alle pendici dell’Himalaya, versante indiano, che mescola scenari salgariani, due protagoniste che sembrano uscite da un film neorealista e una sudata paragonabile a quella di un massacrante trekking montano.

Grembiuli e sandaletti

Ma le due ragazzine, con la divisa scolastica composta da grembiule blu, pantaloni bianchi e normalissimi sandaletti, sono sempre sorridenti e non paiono avvertire la fatica. Anzi, nel documentario della Bbc che racconta il loro tragitto giornaliero — per un totale di circa trenta chilometri con un dislivello complessivo di circa 500 metri — si mostrano divertite per le difficoltà incontrate dalla troupe che ha provato a stare dietro di loro.

A 1200 metri di quota

Sanguisughe negli stivaletti montani, la fatica di muoversi nel fango e di arrampicarsi sulle rocce, il terrore all’idea di attraversare quel fiume, il Bhagirathi, pericolosamente gonfiato dai monsoni. Si parte che è ancora buio da un villaggio che si chiama Syaba, a un’altitudine di circa 1.200 metri e abitato da 500 persone, nello stato indiano dell’Uttarakhand. Neanche tanto lontano, compare lo sfondo di alcuni dei monti più alti della Terra: dal Nanda Devi (7.430 metri) al Trisul (7.120). Lo zainetto è pieno di libri e di quel che mangeranno a pranzo: ortaggi al curry da inzuppare con il chapati, pane integrale. Se lungo il sentiero viene fame non c’è che da raccogliere del kachri, il cetriolo selvatico, ricco di proteine, che si trova in abbondanza da queste parti. Non c’è un percorso esatto, ma Yashoda e Radhika ricordano tutti i punti di riferimento necessari — rocce, dirupi, alberi particolari — orientandosi bene nella foresta. Dove i pericoli sono ovunque, compresi gli orsi e i leopardi delle nevi. E poi l’attraversamento del Bhagirathi su un «ponte» di funi e carrucole che trascina un ondeggiante carrello sospeso.

Il «ponte» di funi

Si procede maneggiando le corde e la manovra non è solo faticosa in caso di pioggia, ma anche pericolosa: in tanti ci hanno lasciato le dita. Sull’argine opposto c’è una specie di taxi che le attende: eccole finalmente a scuola. Alle 13 suona la campanella. E si torna a casa sullo stesso sentiero.

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