Milano, 21 ottobre 2017 - 11:27

Scuola, nell’isola di Vulcano le lezioni mai cominciate

Nell’isola siciliana i 21 scolari di prima, seconda e terza media sono costretti a stare tutti assieme in classe. Tagli e accorpamenti hanno provocato i disagi. Stessi problemi a Panarea, Alicudi, Filicudi e Lipari. La rabbia dei genitori per le «classi-pollaio»

Protesta davanti alla scuola di Vulcano Protesta davanti alla scuola di Vulcano
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E’ cominciato fuori dal cancello l’anno scolastico per 21 studenti di Vulcano costretti a studiare tutti insieme, pur facendo parte di tre diverse classi. Col risultato che i bimbi di prima dovrebbero ascoltare storditi la lezione sul romanticismo e quelli di terza annoiarsi sentendo parlare ancora di punteggiatura. O, per la storia, i piccoli disorientati davanti alle guerre mondiali e i più grandi costretti a ripetere i bizantini. Un pasticcio chiamato “pluriclasse” che non piace ai genitori, rimasti a turno per protesta da metà settembre fuori dai cancelli con i figli, a due passi dai traghetti che sbarcano preside e professori bloccati da tagli e mancanza di fondi. E’ cominciato con scioperi ed agitazioni anche a Lipari, l’anno scolastico.

Panarea, Alicudi e Filicudi

Per non parlare dei problemi di Panarea, Alicudi e Filicudi. Col sindaco di Lipari, Marco Giorgianni, pronto a tuonare contro la violazione del diritto allo studio, come dice invocando “una deroga per le isole minori” e vergando l’appello al premier Gentiloni e al ministro dell’Istruzione Valeria Fedeli. Il caso più clamoroso resta quello di Vulcano dove una mamma come Veronica Capitti, pure lei docente precaria in attesa di supplenze, tre figli, si chiede chi abbia potuto inventare questo modello didattico: “L’insegnante di lettere ha 10 ore a settimana. Divise per tre classi in un’unica aula. Con i programmi quindi ridotti a un terzo per tutti. Matematica e scienze spezzettate. Senza nemmeno potere usare un tablet perché la scuola non ha Internet e manco un telefono fisso. Un disastro”. Il quadro è chiaro al preside Renato Candia, arrivato dalla centrale di Lipari per placare le eruzioni della vicina isola con la sua cadenza vicentina rimasta integra nonostante sia da 15 anni trapiantato alle Eolie: “Situazioni del genere non dovrebbero esistere, perché davvero si finisce per negare il diritto allo studio. Ma stiamo risolvendo tutto grazie all’intervento della direttrice dell’ufficio scolastico regionale, Maria Luisa Altamonte. Tutti convinti che il problema vada affrontato. Non è solo una questione di programmi. So che i bimbi di prima sono una fascia delicata, che in terza abbiamo già adolescenti proiettati verso altro, verso il motorino... Ma i tagli ci portano ad accorpare i ragazzi quando sono pochi”. Lo conferma la direttrice Altamonte che da Palermo decide di assegnare un altro docente di italiano in modo da sganciare gli allievi della terza classe: “Obiettivo è separarli per italiano, geografia, storia, matematica. Lasciandoli tutti insieme per religione, arte e ginnastica”.

La possibile soluzione

Soluzione alla quale lavora anche il segretario della scuola Saverio Merlino, scavando nei fondi cassa per racimolare qualche ora di lezione in più e poter pagare altri due insegnanti di supporto. Ma continuano a definirla “una soluzione tampone” i rappresentanti della Rete degli studenti medi irritati contro “le classi pollaio”: “Si arriva anche a stipare 43 alunni in una stessa piccola classe come a Lipari, contro un massimo consentito di 30”. Conteggi amari per i genitori, come spiega la mamma di Vulcano rimasta davanti al cancello, la signora-professoressa Veronica: “Bisogna capire che per noi vivere qui non è effetto di un anno sabatico perché noi siamo nati qui e io i miei figli voglio farli vivere qui. Mentre così cercano di sradicarci”.

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