3 febbraio 2018 - 22:50

Raid xenofobo, il vescovo di Macerata: «Questo è un nostro fallimento»
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Parla Nazzareno Marconi: «Povera la nostra società che ha generato la ragazza caduta nella droga, il ragazzo che l’ha fatta a pezzi, l’uomo che ha sparato»

di Luigi Accattoli

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ROMA — «Povera vittima, povero assassino, povero giustiziere»: così il vescovo di Macerata, Nazzareno Marconi, nomina i tre personaggi del dramma vissuto in questi giorni dalla sua città. «E povera società nostra che li ha generati. La ragazza caduta nella droga, il ragazzo che l’ha fatta a pezzi, l’uomo che ha sparato per vendicarla sono tre testimoni di una catena di fallimenti che ci riguarda tutti».

Padre, vediamoli uno per volta questi fallimenti.
«La vicenda della ragazza ci dice che non siamo capaci di educare. Trasmettiamo illusioni, lasciamo aperte le scorciatoie più pericolose: il denaro facile, il sesso facile. Dovremmo interrogarci sull’incapacità comunitaria di accompagnare i giovani e di recuperare gli smarriti».

E l’immigrato del corpo nei trolley?
«Di lui non so dire, ma di noi verso di lui dirò che non basta accogliere, occorre integrare. Abbiamo mostrato che sappiamo accogliere, ma in maniera superficiale. È un’accoglienza che dura tre mesi e poi abbandoniamo quelli che abbiamo accolto al circuito della malavita».

Il ragazzo che spara agli stranieri?
«Dobbiamo avere pietà anche per lui. Sono tre vinti. Tre vinti e prima ancora tre creature restate sole. Il vendicatore aveva anche provato la via della politica e questo fatto ci deve interrogare sulla fragilità, oggi, degli stessi impegni per la vita comunitaria. Anche qui la tentazione della scorciatoia più tragica: l’idea che si possano risolvere i problemi con la pistola».

La Chiesa non ha responsabilità?
«La Chiesa vive i limiti di tutti. Quella ragazza era in una comunità vicina alla Chiesa. Molte nostre realtà si adoperano per l’accoglienza e per la formazione dei giovani. Ma siamo piccoli e forse abbiamo poco coraggio di uscire per incontrare l’umanità più bisognosa, come ci chiede papa Francesco. Dovremmo essere i primi a convertirci per aiutare a un riscatto collettivo».

Lei si è trovato sul luogo di una delle sparatorie.
«In quella di via Cairoli. Stavamo uscendo dalla chiesa dell’Immacolata. Avevo appena attraversato la strada quando ho sentito lo sparo e ho visto cadere un ragazzo di colore. Nell’omelia della messa avevo appena parlato della ragazza e del suo uccisore. Dio protegga i suoi figli più indifesi. Dio ci protegga».

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