22 febbraio 2018 - 11:42

Il rapporto Amnesty: «L'Italia
è intrisa di ostilità e razzismo»

L'ong: «Nel Paese si concentrano dinamiche di tendenza all'odio». L'analisi sulla campagna elettorale: «Il 95% delle frasi xenofobe sui social viene dal centrodestra». Ma insieme all'odio crescono anche attivismo e impegno della società civile

di Antonella De Gregorio

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Il mondo - Italia in testa - sta raccogliendo i terribili frutti della retorica intrisa d'odio, «che minaccia di normalizzare massicce discriminazioni ai danni dei gruppi marginalizzati». È questo l'ammonimento lanciato da Amnesty International in occasione del lancio del suo Rapporto 2017-2018 (pubblicato in Italia da Infinito Edizioni). Un'analisi sulla situazione dei diritti umani di 159 Stati del mondo che accusa i leader dei Paesi più ricchi di affrontare l'emergenza profughi «con un misto di evasività e vera e propria insensibilità».

La sfida dei migranti

«La maggior parte dei leader europei non ha voluto raccogliere la grande sfida di regolamentare la migrazione in modo sicuro e legale e ha deciso che praticamente nulla è precluso negli sforzi per tenere lontani i profughi dalle coste continentali», si legge nel Rapporto. Il segretario generale dell'Ong per i diritti umani, Salil Shetty, se l'è presa in particolare con Trump per aver dato il via a un anno in cui «i leader hanno portato la politica dell'odio alla sua conclusione più pericolosa». «Nell'orrenda campagna militare di pulizia etnica contro i Rohingya in Myanmar, abbiamo visto cosa produca una società incoraggiata dall'odio e dalla paura verso le minoranze e dalla loro individuazione come capri espiatori», ha aggiunto Shetty. «In questi tempi difficili, sono ben pochi i governi che stanno dalla parte dei diritti umani. Al contrario, leader come al-Sisi, Duterte, Maduro, Putin, Trump e Xi stanno spietatamente mettendo a rischio i diritti di milioni di persone», ha sottolineato.

Il barometro dell'odio

Quanto all'Italia, Amnesty lancia l'allarme per il clima di odio che si riverbera anche sulla campagna elettorale: il Paese è intriso di «ostilità, razzismo, xenofobia» e «sembra concentrare più di altri Paesi europei le dinamiche di tendenza all'odio», ha denunciato la Ong. Preoccupazione anche per la violenza dei messaggi politici, in particolare dal centrodestra: il 95% delle dichiarazioni dei politici sui social che «veicolano stereotipi, sono discriminatorie, razziste o incitano all'odio e alla violenza in campagna elettorale sono da attribuire a Lega Nord (50%), Fratelli d'Italia (27%) e Forza Italia (18%)», ha denunciato Amnesty. Il dato emerge dal «Barometro dell'odio», iniziativa dell’organizzazione che prevede il monitoraggio delle dichiarazioni sui social di 1.425 tra candidati ai collegi per le elezioni di Camera e Senato, 17 leader politici in corsa alle elezioni e i candidati a presidenti delle regioni Lazio e Lombardia.

«Paura ingiustificata»

Se nel 2014 l'Italia era «orgogliosa di salvare le vite dei rifugiati e considerava l'accoglienza un valore importante» - ha sottolineato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty International Italia - oggi sembra prevalere la «paura ingiustificata dell'altro». E l'ostilità «non riguarda solo i migranti, ma prende di mira anche «rom, persone Lgbt, le donne» e «i poveri». Questo «sta rendendo il clima impossibile» in Italia e «sta uccidendo ogni possibilità di confronto», ha lamentato Rufini. Dal rapporto annuale dell’organizzazione emerge anche che l’Italia nel 2017 «si è messa alla guida della politica europea di contenimento dell’immigrazione a tutti i costi, e il costo pagato dai migranti in carcere in Libia è terrificante», ha spiegato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. Questa politica di «contrasto all’immigrazione» è il dato che maggiormente «preoccupa» l’organizzazione.

Il caso Regeni

Amnesty continua anche esprimere insoddisfazione per il caso di Giulio Regeni: la collaborazione con le autorità per ottenere la verità sul ragazzo ucciso in Egitto più di 2 anni fa, «a circa sei mesi dalla decisione di rimandare il nostro ambasciatore al Cairo, è ancora del tutto insufficiente», ha sottolineato Antonio Marchesi, presidente di Amnesty International Italia.

Cresce l'attivismo

L'organizzazione ha però anche osservato la crescita di un movimento di vecchi e nuovi attivisti impegnati in campagne per la giustizia sociale, che fanno ben sperare che lo scivolamento verso l'oppressione verrà fermato. Persone disposte ad alzare la voce, che hanno raggiunto nel 2017 alcuni traguardi, come «l'eliminazione del divieto totale di aborto in Cile, i passi avanti per il matrimonio egualitario a Taiwan». Negli Stati Uniti «gli attivisti hanno lanciato la Women's March», mentre sulla rete sono nati i movimenti di denuncia contro la violenza sulle donne e bambine «Metoo» e «Niunamenos». Nell'anno «nero» dei diritti umani, insomma, c'è «qualche segnale di speranza che arriva dalla società civile», conclude Marchesi.

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