8 gennaio 2018 - 22:02

Napoli e la madre coraggio di Arturo «Non temo minacce, voglio giustizia»

Parla la professoressa Maria Luisa Iavarone, mamma di Arturo che è stato accoltellato a Napoli da un gruppetto di quattro ragazzi: «Più mi espongo e più lo proteggo»

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Da via Foria ai vicoli del rione Sanità, dalle assemblee nelle scuole ai palazzi istituzionali della città: a Napoli c’è una donna che ha deciso di mettere la propria voce, il proprio impegno, perfino la propria storia di madre al servizio di un unico obiettivo: combattere la violenza che insanguina le strade. Quelle del centro storico come quelle della periferia o dei quartieri bene di Chiaia e del Vomero.

L’aggressione e l’arresto

Si chiama Maria Luisa Iavarone, è docente di pedagogia all’Università Parthenope, e suo figlio Arturo è il diciassettenne che una settimana prima di Natale fu accoltellato in strada — senza motivo e con una ferocia da assassini — da un gruppetto di quattro ragazzini in cui forse il più grande era un suo coetaneo, mentre gli altri erano tutti più piccoli. Di quella piccola banda di teppisti per ora è stato arrestato un quindicenne, ma pare che in mezzo ci fosse addirittura un bambino di 12 anni. Arturo l’altro giorno è stato dimesso dall’ospedale. Sul collo e sul torace ha ancora evidenti i segni di quella lama che lo ha trafitto. La mamma gli è stata accanto giorno e notte, ma già in quei momenti d’angoscia, quando la sopravvivenza del ragazzo non era affatto certa, aveva trovato il coraggio di denunciare il comportamento di chi evitava di collaborare con le indagini della polizia.

Il presidio di legalità

E oggi che certo la preoccupazione è minore — sebbene il recupero di Arturo sarà ancora lungo e complesso — Maria Luisa Iavarone vuol farsi sentire con ancora più forza: «Voglio diventare un presidio di legalità, un punto di riferimento contro la violenza, il teppismo, la criminalità che infestano le nostre strade». Ci sta riuscendo. Il questore, il prefetto, le più alte cariche amministrative della città e della Regione, pure il cardinale sono andati a incontrarla. «Ora aspetto di sentire che cosa avranno da dire, non a me ma ai ragazzi di Napoli, quei politici che si candideranno alle prossime elezioni. Voglio capire quali proposte concrete avranno per dare più sicurezza a chi vive da persona per bene in questa città. Hanno una occasione: la sfruttino, se ne sono capaci». Lei di candidarsi non ci pensa proprio. «Lo so che è stato detto, ma non è vero. Non mi interessa la politica, io quello che faccio lo faccio da madre, da napoletana e da cittadina. Basta questo». Sa che si sta sovraesponendo. «Lo faccio consapevolmente. Più parlo di quello che è successo ad Arturo, e più lo proteggo per il futuro, tengo l’attenzione concentrata su di lui e sulla necessità che abbia giustizia per quello che ha subito. Ma in realtà aiuto anche quelli che lo hanno accoltellato e chi è come loro. Perché in questa città ancora non c’è una rete di servizi che possa farsi carico di chi vive di violenza». Respinge le polemiche sulle serie tv che ispirerebbero certi comportamenti: «Non c’entra niente, è una questione fuorviante. Il problema è reale e concreto e io voglio battermi perché venga affrontato e risolto». E giura che continuerà anche se dovesse trovarsi da sola: «Nel mio quartiere c’è già chi mi dice di lasciar perdere, e a me sembra anche che si usi un velato tono di minaccia. Ma non mi interessa. Io voglio giustizia per Arturo e per chi potrà trovarsi in futuro al suo posto. E non smetterò mai di chiederla».

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