2 marzo 2018 - 21:53

Carmen Sammut: «In Vaticano noi suore non veniamo mai consultate»

La presidente delle madri superiore: «L’unico è stato papa Francesco. Noi suore schiave dei preti. I parroci hanno l’omelia, come facciamo noi a comunicare il bene?»

di Stefano Lorenzetto

Suor Carmen Sammut, presidente dell’Unione internazionale superiore generali, con Papa Francesco Suor Carmen Sammut, presidente dell’Unione internazionale superiore generali, con Papa Francesco
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La leggendaria papessa Giovanna voleva governare tutta la Chiesa. Trascorsi quasi dodici secoli, la maltese suor Carmen Sammut si accontenta di guidare le 670.320 religiose professe dei cinque continenti, dodici volte più numerose dei consacrati non sacerdoti e quasi il doppio dei 466.215 fra vescovi, preti e diaconi. È la presidente dell’Uisg, l’Unione internazionale superiore generali, la prima in carica per due mandati.

Garbata protesta

Dalle finestre del suo ufficio romano, di fronte a Castel Sant’Angelo, il Cupolone appare vicinissimo. Ma così non è, tanto che suor Sammut nel suo ultimo incontro con Jorge Mario Bergoglio è stata costretta a una garbata protesta. «Papa Francesco, vi ho mandato quattro lettere», gli ha detto, facendo tremolare le dita della mano destra dall’indice al mignolo. «Non le ho mai ricevute», si è stupito l’illustre interlocutore. «Lo sospettavo», ha replicato lei, e gli ha porto lesta una fotocopia dell’ultima missiva sparita. Il Pontefice ha letto pensieroso, ha piegato il foglio prima in due, poi in quattro, e l’ha infilato nella tasca della talare, battendoci sopra due volte la mano, come a dire «adesso è al sicuro». L’indomani un commesso vaticano ha recapitato nella sede dell’Uisg un biglietto di risposta scritto di proprio pugno dal Papa. Il gesto non si spiega soltanto con la predilezione di Francesco per gli ultimi. È vero che madre Carmen è la superiora generale delle appena 600 suore missionarie di Nostra Signora d’Africa (tre sole italiane), un nulla nella galassia cattolica. Ma rappresenta anche le 1.970 superiore generali di altrettante congregazioni femminili.

Le suore sono in calo o in crescita?
«Siamo 51.615 in meno rispetto a cinque anni fa. Calano in Europa e negli Stati Uniti. Crescono in Vietnam e nelle Filippine. In Africa sono aumentate del 7,8 per cento».

Come si giustifica la crisi?
«La Chiesa non riesce a spiegare Dio al mondo postmoderno. Eppure i giovani restano quelli di sempre: generosi. In Olanda ci sono ragazzi atei che vanno ad assistere le nostre suore anziane».

Non tocca a voi spiegare Dio?
«I preti hanno l’omelia. Ma noi? Come facciamo a comunicare il bene?».

Vedrà che Francesco vi concederà di predicare durante la messa.
«Sono già attrezzata. Ho studiato omiletica dai gesuiti nel Galles».

«Quelle del Terzo mondo sono “boccazioni”», mi ha detto un alto prelato.
«Vale anche per i preti. I figli dei poveri venivano mandati in seminario affinché mangiassero e studiassero. Fino al Novecento per le suore di vita attiva il convento rappresentava un riscatto sociale e una possibilità di carriera».

Mi racconti della sua vocazione.
«La prima è stata per l’Africa, bagnata dal mare di Malta. A 12 anni sono venute le suore in classe e mi hanno lasciato una carta geografica del Continente nero. A 19 ho deciso che dovevo consacrargli la vita».

In pratica che cosa fa la superiora delle superiore generali?
«Confusione». (Ride). «Cerco di far sapere che cosa facciamo di buono».

Sentiamo.
«Per esempio fra Agrigento, Caltanissetta e Ramacca una dozzina di consorelle assiste i profughi sbarcati in Sicilia. Talitha kum, una rete contro la tratta di esseri umani, collabora con le polizie, dà accoglienza e formazione agli schiavi che riusciamo a liberare. Molte religiose africane psicologhe assistono i bambini di strada abusati sessualmente».

Lei lamenta che anche le suore siano quasi ridotte in schiavitù nella Chiesa.
«In Vaticano non ci consultano mai. Il primo a farlo è stato Francesco. Siamo andate da lui in più di mille. Non c’era neanche un cardinale. Ci avevano chiesto di presentare in anticipo e per iscritto le domande che avremmo posto al Santo Padre. Una suora non ha avuto il coraggio di leggere fino in fondo il suo quesito sulle religiose che fanno le colf per i preti senza ricevere neppure un compenso. Il Papa l’ha tolta dall’imbarazzo: “Anche se la domanda era incompleta, voglio rispondere lo stesso. Io, voi, noi siamo al servizio dei poveri. Ma il servizio non è servitù”. Da lì è nata la commissione composta da sei maschi e sei femmine che sta affrontando la questione del diaconato alle donne».

Mi risulta che vi siate immerse nello studio del diritto canonico.
«Non può essere una privativa dei preti, che credono di essere Chiesa solo loro. È una faccenda di potere, di denaro. Certi vescovi vorrebbero annettersi le nostre abitazioni, sostengono che rientrano nel patrimonio ecclesiastico. L’Uisg ha dovuto promuovere un’assemblea mondiale delle poche suore canoniste per poter contare su una rete di difesa efficace».

In compenso lei è stata ammessa al Sinodo sulla famiglia.
«Nell’ultimo banco, sì. Andammo in otto dal cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi. Fummo accettate in tre».

Il Papa deve cancellare il celibato?
«Per i religiosi no: la loro dedizione agli altri dev’essere totale. Ma il celibato sacerdotale è solo una legge della Chiesa latina. Infatti dalla Romania all’Egitto la Chiesa cattolica di rito orientale ordina preti anche uomini sposati».

Non le dispiacerebbe poter celebrare messa, confessi.
«Non ho questo desiderio. Ma rispetto le donne che lo avvertono».

Nel suo recente viaggio in Perù, papa Francesco ha detto alle suore di clausura di Lima: «Sapete che cosa è la religiosa pettegola? È una terrorista. Peggio di quelli di Ayacucho di anni fa». Lei conosce molte terroriste?
«Non molte. Alcune. Però nella mia congregazione ho avviato una riflessione collettiva: che cosa vi dite su WhatsApp?».

Come fa una suora di clausura a spettegolare, se non parla con nessuno?
(Ride). «Di quanto tempo dispone?».

Tutto quello che vuole.
«Sono andata in ritiro per otto giorni in un convento di clausura. Le monache venivano in processione da me: ci ci ci, ci ci ci... Poi, al mea culpa serale, tutte pentite».

Francesco il 2 febbraio ha regalato una primula a ogni religiosa che lavora in Vaticano. Lusingata?
«Non lavoro in Vaticano».

Ma lei è stipendiata?
«Da chi?».

Se ha necessità di qualcosa, come fa?
«Abbiamo un budget. E una lista dei bisogni. Quelli eccessivi si discutono. A volte è il contrario: devo spronare io una suora a comprarsi almeno un libro».

Mi indichi un bisogno eccessivo.
«Un viaggio. Volevo portare mia madre Maria, 92 anni, a Lourdes».

Ha pagato tutto la congregazione?
«No, la mamma».

Lei ha vissuto a lungo in Malawi, Algeria, Mauritania e Tunisia. Come la trattavano i musulmani?
«Mi rispettavano. Ho insegnato a lungo con una consorella in una scuola di Bechar, a 1.100 chilometri da Algeri. Ci dicevano: “Siete discepole di Gesù? Allora aiutateci”. E ci affidavano i bambini più difficili. Un inverno fece molto freddo. Una giovane operaia, vedendo che non avevo i guanti, se ne tolse uno dei suoi e me lo offrì».

Fratel Charles de Foucauld, ora beato, scrisse all’amico René Bazin nel 1916: «I musulmani possono diventare dei veri francesi? Eccezionalmente sì, ma in generale no. Molti dogmi fondamentali dell’islam si oppongono ai nostri principi». Parlava come Matteo Salvini.
«Francesi e cristiani non sono sinonimi».

E aggiunse: «Verrà il Mahdi che proclamerà una guerra santa per stabilire l’islam su tutta la terra, dopo aver sterminato o soggiogato tutti i non musulmani». In quello stesso anno fu ucciso dai senussiti.
«Gli islamici estremisti sono una piccola minoranza, glielo garantisco».

Cesare Mazzolari, vescovo in Sud Sudan, nel 2004 mi confidò piangendo: «Il momento del martirio è vicino. Molti cristiani saranno uccisi per la loro fede».
«Migliaia di musulmani, e tanti imam, già oggi vengono ammazzati dai jihadisti in Siria perché si rifiutano di combattere».

Come regolerebbe l’immigrazione dal Nord Africa verso l’Italia?
«Cercherei di scoprire quali sono gli interessi della mafia in questi traffici».

Perché a Malta non sbarca nessuno?
(Sfrega pollice e indice).

Il governo del suo Paese ha pagato?
«Immagino di sì».

Lei non diventerà vescovo, cardinale, papa. La vive come un’ingiustizia?
«Non invidio queste cariche. Sogno una vita semplice, nel deserto».

Però Pietro Parolin non ha escluso che una donna possa prendere il suo posto come segretario di Stato vaticano.
«Sarebbe già tanto se il Dicastero per i laici, la famiglia e la vita non fosse presieduto da un cardinale. O se nel C9, il Consiglio istituito da papa Francesco per aiutare il pontefice nel governo della Chiesa, sedesse una donna».

Si sente una suora femminista?
«In che senso?».

Nel senso dello Zingarelli: «Chi sostiene e favorisce il femminismo».
«Allora sì».

Ma le avanza del tempo per pregare?
«Certo».

Quante ore al giorno?
«Tutte».

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