6 marzo 2018 - 01:25

La morte sospetta dei «poliziotti vegetariani» che indagavano sulle agromafie

Rino Todaro, 46 anni, e Tiziano Granata, 40 anni, deceduti a poche ore di distanza. Lavoravano entrambi nello stesso commissariato e avevano indagato sulle agromafie nei Nebrodi

di Alessio Ribaudo

Da sinistra, il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro insieme ai due agenti scomparsi: il sovrintendente capo Rino Todaro e l’assistente capo Tiziano Granata Da sinistra, il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro insieme ai due agenti scomparsi: il sovrintendente capo Rino Todaro e l’assistente capo Tiziano Granata
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Due agenti quarantenni dello stesso commissariato di polizia della provincia di Messina, morti a distanza di poche ore uno dall’altro. Uno, giovedì scorso, è stato trovato senza vita nella sua casa a Brolo, nel Messinese; mentre l’altro, capo della squadra di polizia giudiziaria, lo stesso giorno viene ricoverato in ospedale a Messina per una sospetta leucemia e perde la vita il giorno dopo. Una drammatica sequenza su cui due procure siciliane hanno deciso di vederci chiaro. Quella di Messina è al lavoro sul decesso del sovrintendente capo Rino Todaro, 46 anni. Quella di Patti, nel Messinese, sta indagando con l’ipotesi di omicidio sulla morte dell’assistente capo Tiziano Granata, 40 anni. Per lui, il pubblico ministero pattese — dopo aver disposto l’autopsia già svolta sabato scorso — ieri ha chiesto anche un esame irripetibile che verrà effettuato dal dottor Antonio Sansone, responsabile dell’Unità operativa monitoraggi dell’Agenzia regionale per la protezione ambiente (Arpa) di Palermo. Sulla morte di Granata, stanno indagando anche i carabinieri del Reparto investigazioni scientifiche (Ris) di Messina che hanno sequestrato il suo appartamento dove hanno prelevato campioni e scatole di medicine. «L’agente aveva avuto un attacco influenzale nei giorni precedenti — spiega l’avvocato Patrizia Corpina, legale di fiducia della famiglia Granata — e stava assumendo dei normali farmaci, prescritti dal suo medico curante, per far abbassare la temperatura. Abbiamo nominato un consulente di parte e aspettiamo i risultati dell’autopsia, degli esami tossicologici e del consulente della procura per capire cosa abbia provocato un arresto cardiocircolatorio a un uomo che aveva appena compiuto 40 anni. Da quel che sembra non ci sarebbero segni di effrazione in casa, vedremo».

«La squadra dei vegetariani»

Per alcuni anni, per tre giorni a settimana, si sono dati appuntamento a mezzanotte. Si infilavano stivali alti, indossavano materiali tecnici per sopportare il freddo intenso, inserivano potenti torce nella cintura e, dopo una riunione in Commissariato, si inerpicavano sui monti del Parco dei Nebrodi con dei fuoristrada: sino a 1.800 metri dove le strade asfaltate si interrompono e diventano sentieri. Erano in dieci e hanno battuto palmo a palmo pascoli e boschi alla ricerca di latitanti, animali rubati o casolari trasformati in macelli clandestini dove si sezionavano pure carni adulterate e potenzialmente rischiose per la salute. Operazione dopo operazione hanno messo in ginocchio il malaffare legato ai crimini ambientali nel Messinese. Come aveva raccontato il Corriere della Sera, due anni fa, erano stati ribattezzati «la squadra dei vegetariani». «Ci hanno affibbiato questo nomignolo pensando di ridicolizzarci — ha spiegato il capo del commissariato Sant’Agata di Militello, il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro, 44 anni, due lauree e un master universitario di secondo livello — ma noi lo siamo diventati a ragion veduta perché più scoprivamo illegalità e più, uno dopo l’altro, abbiamo smesso di mangiare carne». «Appena arrivato ho intuito che nei Comuni del Parco di mia competenza — ha proseguito — c’era qualcosa di strano: troppi imprenditori denunciavano smarrimenti e furti di bestiame. Da qui ho avuto l’idea di creare una squadra specializzata in ricerca di latitanti, abigeati, macellazioni clandestine, sofisticazioni alimentari e truffe per ottenere fondi pubblici. Grazie anche al fatto che avevo scoperto che fra i miei uomini c’erano figli di allevatori che conoscono quei boschi e sanno come trattare gli animali durante i controlli; c’erano chimici in grado di analizzare i medicinali rinvenuti e, poi, altri ragazzi encomiabili che passano notti al freddo per osservare i movimenti sospetti». Inchieste che hanno portato a decine di arresti, sequestri di centinaia di capi di bestiame, allevamenti e mattatoi clandestini. In particolare, hanno scoperto anche che Cosa nostra aveva messo gli occhi sul traffico di farmaci illegali proveniente dall’Est europeo. Sequestro dopo sequestro avevano scoperto numerosi flaconi di un farmaco venduto clandestinamente, per poche decine di euro, da utilizzare al posto di un altro prodotto — legale in Italia — ma che costa quasi dieci volte tanto. Un problema grave per la salute. Il farmaco dell’Est è simile solo nel nome a quello costoso e per giunta, se viene mal utilizzato sugli animali, si sospetta che possa diventare cancerogeno una volta che quelle carni (o latte di capra) arrivano sulle nostre tavole. In questi anni, la «squadra dei vegetariani» ha alza il velo su un altro problema inquietante: sui Nebrodi, riscontrano numerosi focolai di tubercolosi e brucellosi.

Il poliziotto chimico e ambientalista

Tutte operazioni a cui Todaro e Granata hanno dato un grande apporto. Quest’ultimo, nella «squadra dei vegetariani», era considerato un punto cardine poiché si era laureato in chimica con una tesi sull’inquinamento ambientale e, successivamente, aveva completato un dottorato di ricerca sul bioaccumulo dei metalli pesanti nell’ambiente. In più, era stato consulente di Legambiente. «La sua passione civile nel fronteggiare le illegalità ambientali era la nota distintiva della sua attività volontaria nella nostra associazione — ricordano Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente e Gianfranco Zanna, presidente regionale in Sicilia— come nel suo mestiere di agente . Tiziano è stato per anni uno dei più stretti collaboratori del Rapporto Ecomafia, ha contribuito sia come dirigente locale, regionale e nazionale nelle attività dell’Osservatorio ambiente e legalità, dimostrando sempre competenza e generosità. Era un esperto studioso e divulgatore, in particolare sul fronte delle frodi agroalimentari e su quello dei traffici illegali di rifiuti, dove aveva svolto importanti attività investigative». Un’attività a cui ha reso omaggio anche la questura di Messina:«Rimarrai sempre nei nostri cuori — ha scritto sul profilo social — La Polizia di Stato ringrazia e ricorda l’assistente capo Granata. Ciao, Tiziano!». Anche i sindaci di Brolo e Gliaca di Piraino, nel Messinese, hanno voluto rendergli omaggio indicendo ieri un giorno di lutto cittadino.

L’attentato ad Antoci

Granata, la notte del 18 maggio 2016, guidava l’auto di servizio sulla quale c’era anche il vicequestore aggiunto Daniele Manganaro che aveva ingaggiato un conflitto a fuoco con un commando che aveva teso un agguato all’ex presidente del parco dei Nebrodi, Giuseppe Antoci. «Era un caposaldo della “squadra dei vegetariani” come voi del Corriere l’avevate ribattezzata e, più in generale, è stato un eccellente servitore dello Stato: se sono oggi vivo è solo grazie al suo coraggio, a quello del vicequestore Manganaro e agli uomini della mia scorta. Era una persona sensibile e mi dava spesso forza incitandomi ad andare sempre avanti sulla lotta alle agromafie. Ricordo ancora oggi la sua felicità quando è stato approvato il “protocollo” che porta il mio nome all’interno del nuovo codice antimafia. È anche per lui che non ci fermeremo, continueremo le nostre battaglie e faremo di tutto per continuare il suo lavoro e quello di Rino Todaro».

Il poliziotto «di strada» e cestista

Proprio sul corpo di Rino Todaro, ieri, è stata effettuata l’autopsia su ordine della procura del capoluogo. «L’esame sembra confermare la morte per leucemia ma attendiamo l’esame tossicologico e del consulente Sansone incaricato dalla procura di Messina per capire meglio — spiega l’avvocato Giuseppe Mormino, legale della famiglia —. Todaro aveva avvertito forti mal di schiena qualche giorno prima di giovedì, poi si era sentito poco bene ed era andato in ospedale giovedì. Da subito i medici hanno capito la gravità della situazione che, poi, purtroppo ha portato alla morte nel giro di poche ore». Todaro, 46 anni, fisico da corazziere era un poliziotto che amava la «strada» più che stare dietro una scrivania. Conosceva ogni meandro del territorio in cui lavorava ed era sempre in prima linea contro il crimine. Il suo curriculum era ricco di encomi per doti di coraggio non comune. Qualche anno fa era riuscito a sventare da solo una rapina in un ufficio postale ed era stato promosso per meriti speciali. «Con immenso dolore e profonda gratitudine la Polizia di Stato saluta il Sovrintendente capo Todaro — ha scritto la questura sul suo profilo social - . Ciao Rino, il tuo ricordo ci accompagnerà per sempre». Svolgeva il suo ruolo di capo della giudiziaria, nel commissariato di Sant’Agata Militello — ricordano i colleghi - sempre con il sorriso sulle labbra, sempre pronto per ascoltare i problemi degli altri e sdrammatizzare. Era un uomo squadra, non a caso aveva un passato da cestista dilettante a Reggio Calabria, dove era nato, e di assistant coach nella squadra di basket allenata dal collega Massimiliano Fiasconaro, comandante della Polizia Stradale del commissariato di Sant’Agata di Militello dove mercoledì prossimo saranno celebrati i suoi funerali.

Il saluto del vicequestore

«Il destino mi ha privato di due collaboratori speciali, coraggiosi, leali e pieni di vita — ha scritto il vicequestore aggiunto Manganaro sul suo profilo social — Ci siamo divertiti in questi quattro anni intensi; i vostri sorrisi, la vostra passione, il vostro modo di essere sbirri mi accompagneranno per sempre. Mi mancherete tanto. Proteggeteci da lassù. Ciao Fratelli...».

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