24 marzo 2018 - 10:48

Maria Elisabetta Alberti Casellati, la prima donna presidente del Senato

Classe 1946, di Rovigo. Vicina a Ghedini, è stata sottosegretaria alla Giustizia con Berlusconi. Un collaboratore: «È inflessibile con se stessa e pretende il massimo dagli altri»

di Dino Martirano

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«Viva il Senato, viva l’Italia», dice la prima presidente dell’assemblea di Palazzo Madama a chiusura del suo discorso di investitura. E quando Elisabetta Alberti Casellati scende nell’emiciclo si leva una voce: «Brava presidente! Pensavi a Renzi, che ci voleva chiudere...». Ma lei, raccontano i presenti, scivola via e va a prendere fiato nello «studiolo» accanto all’Aula: «Il presidente Berlusconi mi aveva detto che, semmai, avrei fatto il ministro della Giustizia e invece eccomi qua...», ripete. «Come Pera e Grasso, destinati in principio al ruolo di Guardasigilli», le fa notare l’apparato del Senato.

Fedelissima del Cavaliere — che cita solo in una riga: «Ero qui il 17 maggio ’94 al primo voto di fiducia...» — amica e concittadina (a Padova) dell’avvocato Niccolò Ghedini, compagna di banco in via Arenula di Giacomo Caliendo (2008 e 2011) quando erano, insieme, sottosegretari alla Giustizia ai tempi del legittimo impedimento e della prescrizione. Eppure al Csm, dove è stata eletta nel 2014, tutti apprezzano la sua moderazione: «Il mio grazie va anche ai tanti, troppi magistrati e agli eroi civili che hanno sacrificato la loro vita in difesa della legalità». E nel cederle lo «studiolo», il presidente temporaneo Giorgio Napolitano, che l’ha conosciuta al Csm, ha detto di avere di lei «un ottimo ricordo». Poi nella sala Costituzione, a Palazzo Giustiniani, la presidente parla a Senato Tv e non dimentica di citare il capo dello Stato: «Sarà un punto di riferimento per tutto il mio percorso».

Metodica, rigorosa, talvolta tagliente. «Saprà tenere a bada l’aula», dicono di lei. Ma la presidente va oltre: «Il voto di oggi è un incoraggiamento per il domani. Perché la convergenza che c’è stata, pur nella diversità, incoraggi anche la formazione del nuovo governo». In serata — dopo la visita al Colle, la puntata a Palazzo Grazioli, dove Berlusconi le ha fatto un regalo, e l’incontro con Gentiloni — una berlina scura e la scorta prendono la via di Fiumicino per consentirle di salire su un volo di linea per Genova (ha rifiutato l’aereo di Stato) dove è in cartellone l’orchestra diretta da suo figlio.

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