26 marzo 2018 - 16:38

Berlusconi teste a Reggio Calabria:
«Non ho mai frequentato Matacena»

L’udienza sulla latitanza in Libano dell’ex deputato di Forza Italia: il Cavaliere difende Scajola e Dell’Utri

di Carlo Macrì

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«Non ho mai frequentato Amedeo Matacena, non so cosa facesse nella vita privata e non so il motivo della sua non ricandidatura alla Camera». Silvio Berlusconi ha risposto così alla domanda del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, che rappresenta l’accusa al processo Breakfast. Tra gli imputati l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola che deve difendersi dall’accusa di aver aiutato l’ex deputato di Forza Italia Matacena, condannato in via definitiva per mafia, a fuggire in Libano. La testimonianza dell’ex Presidente del Consiglio è durata circa un’ora.

«Non sento le domande»

Dopo aver letto il protocollo di rito davanti al presidente del Tribunale Natina Pratticò, Berlusconi ha chiesto la cortesia di aumentare il volume degli altoparlanti o di ascoltare più da vicino le domande della difesa e dell’accusa, perché durante il volo Roma-Lamezia Terme, la pressurizzazione all’interno dell’aereo, gli aveva tappato le orecchie e non sentiva bene. L’ex Presidente ha chiesto anche di non essere ripreso dalle telecamere. La testimonianza del fondatore di Forza Italia aveva come riferimento la sua ipotetica amicizia con l’ex presidente del Libano Amin Gemayel e l’incontro (un aperitivo) tenutosi a Palazzo Grazioli, avuto con l’ex numero uno della Repubblica libanese, suo nipote Vincenzo Speziali (anche lui imputato in questo processo e condannato ad un anno con rito abbreviato) e Claudio Scajola da cui partì l’iniziativa di invitare Gemayel.

L’incontro con Gemayel

«Dell’incontro ricordo molto poco, ma posso dire che fui colpito dalla poca professionalità di Gemayel. Mi disse che voleva ricandidarsi (era il 2014) alle presidenziali in Libano e mi ha chiesto un aiuto come affrontare la campagna elettorale» ha spiegato Berlusconi. Il procuratore Lombardo ha cercato di fargli ricordare particolari in più su quella visita. Berlusconi però è stato categorico e preciso nelle sue risposte, sostenendo di non essere andato con Gemayel al di là di una «semplice conversazione di rito». «All’epoca non ero più Presidente del Consiglio, ma ero sempre il politico più importante del tempo e poi, ero un imprenditore molto noto anche all’estero. Ricevevo, quindi, ugualmente personalità politiche internazionali». Gemayel aveva un ruolo nell’Internazionale Democristiana? – chiede Lombardo. «No - afferma Berlusconi - quell’uomo mi è sembrato estraneo alla politica libanese, anche se mi disse che era sua intenzione ricandidarsi». E Scajola che ruolo ebbe in quell’incontro? chiede ancora Lombardo. «Nessuno», è stata la risposta di Berlusconi.

La fuga in Libano di Dell’Utri

Poi l’analisi delle domande della pubblica accusa si è concentrata sui rapporti tra l’ex Presidente del Consiglio e l’ex ministro dell’Interno Claudio Scajola. « Lui dopo le sue vicissitudini giudiziarie si è allontanato dalla politica. Lo sentivo in occasione delle festività». Silvio Berlusconi, poi, ha parlato dei sui rapporti con Dell’Utri, e sulle conoscenze che Berlusconi ha avuto in passato circa le intenzioni dell’ex capo di Pubblitalia di fuggire anche lui in Libano per sottrarsi alla cattura. « Non ho mai avuto contezza della volontà di Dell’Utri di andare in Libano. Mi sembrava difficile perché lui sapeva dell’esistenza di un trattato di estradizione tra Italia e Libano. Ritengo si trattasse quindi una sciocchezza scappare in quello Stato». «La testimonianza di Silvio Berlusconi è stata un boomerang per la pubblica accusa» ha detto Claudio Scajola al termine dell’audizione. «In questo processo si vuole a tutti i costi legare la mia persona all’esilio di Dell’Utri. Una pazzia giudiziaria».

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