28 marzo 2018 - 21:27

Gli acrobati record dell’autostop: 2.350 passaggi attraverso 90 Paesi

Juan Pablo e i libri con Laura: «Mate in Argentina e chay in India, l’ospitalità resta un rito universale. Viaggiano con un budget di 5 dollari al giorno a testa

di Andrea Marinelli

Juan Pablo e Laura in viaggio Juan Pablo e Laura in viaggio
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Juan Pablo Villarino ha 40 anni appena compiuti e negli ultimi tredici ha percorso oltre 180 mila chilometri in autostop attraverso 90 Paesi e grazie a 2.350 passaggi che tiene annotati uno a uno in un bloc notes che porta sempre con sé. Il New York Times Magazine lo ha definito «il più grande autostoppista del mondo», ma Villarino — che viaggia con un budget di 5 dollari al giorno e si mantiene vendendo i suoi libri o tramite accordi commerciali — si definisce più semplicemente un «acrobata del cammino». In Argentina, dove è nato da una famiglia di origine italiana, e nel resto del Sudamerica è però qualcosa di più: il libro che scrisse dopo il suo primo viaggio del 2005 fra Siria, Iraq, Iran e Afghanistan — intitolato Vagabondando sull’asse del male e mai tradotto in italiano — lo ha trasformato in un personaggio di culto. Al punto che una volta, a Buenos Aires, tre uomini che volevano rapinarlo finirono per dargli soldi e un consiglio: «L’autostop è pericoloso, stai attento».

L’incontro con la compagna Laura

Grazie a quel libro, ha incontrato Laura Lazzarino, 32 anni, anche lei di origini italiane, la «principessa errante» che sognava fra le pagine della sua prima opera, quando temeva che la sua vita si sarebbe limitata a relazioni di strada senza futuro. Viaggiano e scrivono libri insieme dal 2010, hanno oltre 150 mila follower sui vari canali social e sui rispettivi blog — www.acrobatadelcamino.com quello di Villarino, www.losviajesdenena.com quello di Lazzarino — documentano l’universalità dell’ospitalità. «In Argentina ti offrono il mate, in Albania caffè turco, in India chay e in Romania tuica: resta l’atto umano di prendersi cura dell’altro. Questi rituali creano lo spazio per scambiare idee e diventano il modo migliore per scoprire una cultura», spiega Lazzarino dalla base di Rosario, dove si preparano ai viaggi.

Il pastore egiziano e le stelle degli Antipodi

In coppia hanno esplorato il Sudamerica per diciotto mesi arrivando fino in Antartide «dopo aver aspettato un battello per venti giorni», e per altri quindici mesi hanno attraversato l’Africa, dove un pastore egiziano ha chiesto loro se le stelle esistessero anche in Argentina. Sono stati invitati a un matrimonio in Transilvania, nel Nord della Norvegia sono stati schedati da una coppia di ornitologi, secondo i quali non erano poi così diversi da cormorani o albatros, mentre in Italia si sono innamorati della Toscana, della Puglia e di Acerenza, in Basilicata, da dove era partito il bisnonno di Lazzarino. «L’Italia non è un Paese in cui è facile fare l’autostop: normalmente si aspetta il doppio rispetto a Germania o Olanda», racconta Villarino, che alle superiori ha studiato un anno a Milano. «In Salento, una volta, il proprietario di un ristorante ci ha offerto un posto dove dormire e lo chef, suo zio, ci ha preparato una cena deliziosa. Quando Laura è andata a dormire abbiamo continuato a bere vino contadino, e lo chef mi ha confessato di essere stato in galera per traffico di droga, di aver fatto parte di Cosa nostra e di aver commesso brutti crimini. Aveva però cambiato vita e per questo mi ha regalato un coltello da pescatore, che apparteneva alla sua esistenza precedente. Non gli ho chiesto cosa ci avesse fatto, ma non potevo rifiutare: specie se quel gesto poteva aiutarlo a lasciarsi la sua storia alle spalle».

Gli incontri con gli sconosciuti

Non è stata l’unica confessione. Le persone, spiega, tendono a raccontarsi più facilmente con gli sconosciuti, e così Villarino e Lazzarino sono depositari di segreti in ogni angolo del pianeta. «Diverse persone ci hanno confidato di essere omosessuali, o di aver commesso adulteri. Un camionista in Colombia ci ha persino fatto conoscere le sue due famiglie, una a pranzo e una a cena, raccomandandoci di non dire nulla alla moglie. In Spagna un uomo ci ha confessato invece di non essere più riuscito a integrarsi nella società dopo aver fatto parte della Legione Straniera». All’inizio, per Villarino, l’autostop era soltanto un atto di libertà. «Poi ho gradualmente scoperto uno strumento di esplorazione antropologica», spiega. «Ho capito che poteva darmi la sostanza per scrivere: nel tempo è diventato la mia strategia, un modo per obbligarmi a dipendere dall’aiuto di sconosciuti e per far nascere interazioni, e quindi storie. Penso che la letteratura di viaggio abbia la responsabilità sociale di diffondere una versione del mondo non mediata, orizzontale: in questo modo i viaggiatori si trasformano in messaggeri di una realtà oscurata. Vogliamo anche motivare i lettori a uscire dalla propria zona di conforto: spesso ci sono barriere psicologiche fra le persone e i loro sogni, c’è la paura verso un mondo descritto come pericoloso». In fondo, spiega Lazzarino, «puoi fare l’autostop per spirito di avventura, per adrenalina, e per esercitare la pazienza. E poi per incontrare persone, ascoltarne le storie, e per tirare i dadi, ritrovandoti in un viaggio completamente diverso da quello che avevi immaginato».

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