18 dicembre 2017 - 21:59

Lorenzo Lotto vide Leopardi
e dialogò con lui tre secoli prima

Un’esposizione curata da Vittorio Sgarbi mette a confronto l’opera
del pittore manierista con il poeta ottocentesco nella sua Recanati

Lorenzo Lotto, «Ritratto di giovane» (1530 circa, particolare) Lorenzo Lotto, «Ritratto di giovane» (1530 circa, particolare)
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Una coincidenza fisica: quel segno che Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 circa - Loreto, Ancona, 1556) ha lasciato impresso in alcuni dei suoi capolavori più sorprendenti (l’Annunciazione di Santa Maria sopra Mercanti, la Madonna e Santi della Pinacoteca Civica) è che ancora oggi rappresenta uno dei «frammenti» che definiscono l’identità di una cittadina delle Marche, Recanati. La Recanati poi di Giacomo Leopardi (1798-1837), il giovane favoloso del Tramonto della Luna e dello Zibaldone. Nella cittadina marchigiana il pittore e il poeta sembrano così avere in qualche modo lasciato un loro segreto idealmente condiviso, quello di «due anime inquiete e dalla sensibilità modernissima». Due anime che, per un’altra coincidenza fisica, finirono per ritrovarsi faccia a faccia nelle stanze di Casa Leopardi, dove dall’inizio dell’Ottocento si trovava una piccola Trasfigurazionedel Lotto: una versione di dimensioni ridotte acquistata dal padre di Giacomo, Monaldo, dipinta dal Lotto forse per ottenere un qualche favore o beneficio da un nobile signore.

«Solo, senza fidel governo et molto inquieto del la mente. Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi», a cura di Vittorio Sgarbi (nella foto), Recanati (Macerata), Villa Colloredo Mels, dal 21 dicembre all’8 aprile (info tel 071 75 70 410; infinitoreca-nati.it) Sopra, da sinistra: Ritratto di Ludovico Grazioli (1551 circa); Ritratto di gentiluomo con lettera (1543)
«Solo, senza fidel governo et molto inquieto del la mente. Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi», a cura di Vittorio Sgarbi (nella foto), Recanati (Macerata), Villa Colloredo Mels, dal 21 dicembre all’8 aprile (info tel 071 75 70 410; infinitoreca-nati.it) Sopra, da sinistra: Ritratto di Ludovico Grazioli (1551 circa); Ritratto di gentiluomo con lettera (1543)

Lorenzo Lotto dialoga con Giacomo Leopardi è, dunque, il titolo quasi necessario della mostra curata da Vittorio Sgarbi che si apre al pubblico dopodomani, giovedì 21 dicembre (fino all’8 aprile 2018), al Museo Civico di Villa Colloredo Mels a Recanati, nello stesso museo dove è abitualmente conservata, tra l’altro, anche l’originale della Trasfigurazione di Casa Leopardi (altra coincidenza). A completare il titolo una citazione di Lotto, dal gusto esistenzialista e molto contemporaneo, che rende conto dell’attualità dell’artista e che potrebbe essere tranquillamente stata firmata da Leopardi: «Solo, senza fidel governo et molto inquieto de la mente».

Lorenzo Lotto, «Annunciazione» (1534-1535, particolare)
Lorenzo Lotto, «Annunciazione» (1534-1535, particolare)

In mostra ci sono, da una parte, i capolavori della collezione permanente: dal Polittico di San Domenico alla Caduta dei Titani alla celebre e rivoluzionaria Annunciazione, nella quale la Vergine, colta alle spalle, non osa neppure volgere il capo verso l’angelo e con le mani sembra quasi difendersi dall’avventore. Ad affiancarle, una serie di altre significative testimonianze della pittura di Lorenzo Lotto, come la «travolgente» Caduta dei Titani in collezione privata, e tre intensi ritratti: il Gentiluomo con lettera (Fioravante Avogaro) in raccolta privata, il Ritratto di Ludovico Grazioli della Fondazione Cavallini Sgarbi e il Giovane gentiluomo delle Gallerie dell’Accademia di Venezia. In particolare quest’ultimo, dipinto attorno al 1530, sembra rimandare immediatamente all’universo di Leopardi. Non a caso noto anche come il Giovane malato, il dipinto a olio mostra un gentiluomo in piedi, appoggiato a un tavolo col gomito sinistro, con una veste nera da aristocratico, con una camicia bianca dalle ampie maniche con polsini ricamati, in una stanza poco illuminata, nonostante la finestra a sinistra. Vicino a lui un corno da caccia, un liuto e un uccello morto, forse simboli dei piaceri mondani ai quali l’uomo sembra voler voltare le spalle. E poi un grosso libro, una lettera semiaperta e altre due chiuse, un telo azzurro bordato di frange, un bacile, una lucertola, petali di rosa...

«Ritratto di Ludovico Grazioli» (1551 circa)
«Ritratto di Ludovico Grazioli» (1551 circa)

Il fiore sfogliato è forse simbolo il più prossimo alla sensibilità di Leopardi: «Una delusione d’amore — spiega Sgarbi — o una malattia che avrebbe turbato la giovinezza dell’uomo, magari la melanconia, come farebbe pensare anche il viso emaciato. Un viso praticamente perfetto per quel giovane poeta sempre tormentato. A ripensarne le vicende umane e le singolari esperienze estetiche, è come se per entrambi ci fosse un passaporto che va oltre il loro tempo. Lotto è stato finalmente compreso nel Novecento, ma anche Leopardi è stato interpretato compiutamente soltanto in tempi recenti, con le moderne letture de La ginestra e delle poesie della piena maturità». D’altra parte Lorenzo Lotto era stato definito da Bernard Berenson «il primo pittore italiano a essere sensibile ai mutevoli stati dell’animo umano», un «pittore psicologico in un’epoca che stimava quasi soltanto forza e gerarchia, un pittore personale in un’epoca in cui la personalità stava per diventare meno stimata del conformismo, evangelico di cuore in un Paese in cui un cattolicesimo rigido e senz’anima ogni giorno più rafforzava la sua presa».

Al percorso del Lotto a Villa Colloredo Mels si collega strettamente quello su Leopardi, con l’esposizione straordinaria di documenti, manoscritti e cimeli del poeta, unici e significativi, la cui selezione e cura scientifica è affidata alla professoressa Laura Melosi e al dottor Lorenzo Abbate della cattedra leopardiana dell’Università di Macerata. Una vera e propria riscoperta del patrimonio leopardiano che torna dopo molti anni a disposizione di tutta la cittadinanza, dei turisti e degli studiosi.

La straordinaria mostra di Recanati è dunque un vero e proprio invito al viaggio nella cultura: perché se Leopardi propone con i suoi versi una sorta di modernità senza tempo, Lotto è per Sgarbi il primo psicoanalista della storia dell’arte, il pittore capace di entrare nell’animo di chi guarda. Un uomo del nostro tempo, più che del suo. Proprio come il giovane favoloso.

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