20 dicembre 2017 - 20:44

«Il più bel sogno» di Marco Vichi
Ritorna il commissario Bordelli

Nell’ultimo capitolo della saga (edito da Guanda), il poliziotto creato dallo scrittore
si trova alle prese con tre casi di omicidi misteriosi. E li risolve tutti quanti

Una fotografia d’epoca della contestazione del 1968 Una fotografia d’epoca della contestazione del 1968
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I l 1968 è l’anno della rivolta, strade e piazze d’Europa sono invase da manifestazioni di studenti. Anche a Firenze dalle facoltà occupate escono cortei con slogan e striscioni che reclamano la riforma della scuola e la fine della guerra in Vietnam.

«Il più bel sogno» (Guanda, pagine 522, euro 19)
«Il più bel sogno» (Guanda, pagine 522, euro 19)

Il commissario Bordelli li guarda quei giovani con un po’ d’invidia, per l’età (lui ormai ha 58 anni) e perché sono capaci di sognare un mondo diverso, proprio come lui quando, venticinque anni prima, combatteva contro i tedeschi per un’Italia più giusta. Ha letto la poesia di Pasolini scritta dopo gli scontri di Valle Giulia a Roma (Il Pci ai giovani) e si chiede se quella degli studenti «figli di papà» sia davvero una rivoluzione, ma intanto riconosce che grazie a loro nel Paese si respira un’aria di cambiamento. Lui, comunque, prosegue il suo lavoro, si occupa di delitti comuni, morti ammazzati per disparati motivi. E in un giorno solo gliene capitano tre. Un ex torturatore di Salò tornato a ricattare la sua compagna di allora e freddato a colpi di pistola; un agente di borsa colpito a morte nel suo studio con un pesante portacenere di vetro; la domestica di ricchi signori trovata morta in un bosco.

Accompagnato dal fedele Piras (è il figlio di un suo commilitone nella guerra di liberazione), il commissario Bordelli, con metodo e intuito, arriverà alla soluzione di tutti e tre i casi. Cerca la confessione senza la quale, nell’aula del tribunale, un bravo avvocato può smantellare indizi e capi d’accusa. Ma, e qui sta la sua bravura, la confessione la ottiene.

Marco Vichi (Firenze, 1957)
Marco Vichi (Firenze, 1957)

Al nono capitolo della saga del commissario fiorentino (il primo volume, Il commissario Bordelli, uscì nel 2002, da Guanda, come tutti gli altri compreso quest’ultimo, Nel più bel sogno), Marco Vichi segue passo passo il suo personaggio con una sorta di affettuosa complicità. E lo lascia divagare nel suo mondo di ricordi: la guerra, i delitti di cui negli anni si è occupato, l’alluvione del 1966, le donne che ha amato. Ha cambiato casa il commissario, ha lasciato il quartiere di San Frediano (via del Leone 15) e si è comprato una colonica ristrutturata nella campagna dell’Impruneta. Intanto Marco Vichi gli fa ritrovare l’amico colonnello Arcieri (è il personaggio dei noir di Leonardo Gori, comparso nel libro I fantasmi del passato del 2014), e gli regala pure la speranza di poter ricominciare la storia d’amore con Eleonora.

Come accade ai personaggi in cerca d’autore, anche Bordelli si prende tutto lo spazio che vuole, come se il libro lo scrivesse lui. Ultima concessione, il capitolo 79, quando per un invito a cena davanti al camino raduna vecchi e nuovi amici e tutti, nessuno escluso, deve raccontare una storia.

Ne nasce una sorta di Decameron in cui la malinconia dei ricordi ha spesso il sopravvento, ma è un modo che Vichi sceglie per farci ascoltare la voce di tutte le figure che popolano la vita e i romanzi di Bordelli.

Tutti o quasi rievocano antiche speranze che poi sono state tradite. Ma loro, e Vichi con loro, danno sfoga a una inesauribile, affascinante voglia di raccontare.

P. S. «Nel più bel sogno ci sei solamente tu,/ sei come un’ombra che non tornerà mai più,/ tristi sono le rondini nel cielo/ mentre vanno verso il mare,/ è la fine di un amore». Come si vede, il titolo del romanzo viene da Canzone di Don Backy (1968, uscita nell’anno della rottura con il Clan di Celentano). E nel libro Don Backy ha la sua parte: Bordelli va a un suo concerto con l’amica Rosa, ex prostituta dal grande cuore, che sa a memoria L’immensità, Poesia e appunto Canzone. Con il titolo preso dal verso di una canzone Vichi rende omaggio ai noiristi italiani che intitolavano i loro libri così: Arrivederci amore ciao, e Niente più niente al mondo (Massimo Carlotto), Un giorno dopo l’altro e Almost Blue (Carlo Lucarelli).

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