Milano, 30 settembre 2017 - 20:23

Dan Brown, l’ultimo darwiniano
Arriva «Origin»: il prologo

Nel nuovo romanzo, in libreria dal 3 ottobre per Mondadori, un professore
scopre il segreto dell’origine della vita e sta per svelarlo. Viene ucciso

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«L’essere umano è disceso da un quadrupede peloso provvisto di coda» aveva scritto nell’Origine dell’uomo (1871) Charles Darwin, che si era lasciato alle spalle le riserve che l’avevano accompagnato nell’Origine delle specie (1859). Le sue parole erano state lette come un attacco radicale alla tradizione religiosa. E voi cosa scegliereste? «Un mondo senza religione o un mondo senza scienza?». Così Dan Brown nel suo Origin, da martedì in italiano per Mondadori. Almeno a prima vista questo autore non cerca soluzioni di compromesso. Suo fratello Greg ha composto una Missa Charles Darwin ove, seguendo formalmente la liturgia cattolica, alcune «voci devote» pronunciano brani darwiniani che insistono sulla «brutalità della selezione delle specie».

 Dan Brown, «Origin» (Mondadori, traduzione di Annamaria Raffo e Roberta Scarabelli, pp. 564, euro 25), in uscita il 3 ottobre
Dan Brown, «Origin» (Mondadori, traduzione di Annamaria Raffo e Roberta Scarabelli, pp. 564, euro 25), in uscita il 3 ottobre

È questa singolare «messa» che «ha fatto scattare la prima scintilla creativa» di quest’ultimo romanzo di Dan Brown, che sembra non avere dubbi circa quel che preferisce. Cita il poeta e artista William Blake, che ben prima di Darwin aveva osato dichiarare che «le religioni oscure sono scomparse e regna la dolce scienza». E chiosa: «Le scoperte più rivoluzionarie della storia» hanno imposto all’umanità di modificare di continuo il modo di concepire l’universo: «Importanti intuizioni come il rifiuto di Pitagora di considerare piatta la Terra, l’eliocentrismo copernicano, la scoperta di Einstein della relatività hanno tutte cambiato drasticamente la visione che l’uomo ha del suo mondo». Al punto che nelle università (almeno americane) ormai sono più gli agnostici e gli atei che i protestanti e i cattolici insieme.

Dan Brown (Exeter, Usa, 1964)
Dan Brown (Exeter, Usa, 1964)

Darwin ha svolto pure lui un ruolo cruciale in questo processo di secolarizzazione. Però — aggiunge Dan Brown — anche se «ha dimostrato che la vita ha continuato a evolversi, non è riuscito a capire come sia cominciato il processo» (e forse non si era nemmeno prefissato uno scopo così ambizioso). Comunque, la sua teoria «descrive la sopravvivenza del più adatto ma non il suo arrivo».

Come è comparsa allora la vita sulla Terra? La lacuna darwiniana sta per essere colmata da un uomo di scienza che è insieme un brillante informatico e un geniale futurologo, Edmond Kirsch. Anzi, in breve sapremo non solo da dove veniamo, ma anche dove andiamo. Il tutto senza scomodare Dio onnipotente!

Non si pensi, però, che Dan Brown abbia cambiato mestiere: benché impeccabile a proposito dell’evoluzionismo darwiniano, il suo non è un saggio di scienza o di filosofia, bensì un romanzo dal ritmo serrato, che si svolge in una sola notte, con i suoi personaggi che vagano «in un territorio di contraddizioni», rischiando le loro convinzioni e soprattutto la vita. Prima di poter esporre al grande pubblico le sue «scoperte», parlando da una sala del museo Guggenheim di Bilbao, Kirsch viene ucciso dalla pistolettata di un ex ammiraglio che sotto la bianca impeccabile divisa cela un cuore di fanatico. Toccherà a Robert Langdon, esperto di storia delle religioni e un tempo insegnante di Kirsch, protagonista di tutti i romanzi più famosi di Brown, il compito di recuperare il «messaggio» del suo ambizioso allievo tra mille insidie e pericoli. Al suo fianco la bellissima Ambra Vidal, direttrice del Guggenheim e fidanzata ufficiale del principe ereditario della corona di Spagna.

I due dovranno lasciare il paese basco per recarsi a Barcellona, dove la vicenda si scioglierà tra le imponenti mura della Sagrada Familía, ove Antoni Gaudí ha saputo mescolare «Dio, scienza e natura». Ancora incompleta, «la basilica mostra un desiderio quasi darwiniano di sopravvivere, avendo resistito tenacemente alla morte del suo architetto, a una violenta guerra civile, ad attacchi terroristici da parte degli anarchici catalani e persino agli scavi del tunnel della metropolitana nelle vicinanze». Per Dan Brown è «un bizzarro castello di sabbia costruito da giganti scherzosi», che rappresenta la storia tormentata della penisola iberica. Alle spalle dei protagonisti si profila l’ombra di Francisco Franco col peso del suo regime; davanti a loro si apre un mondo che si è messo a girare troppo in fretta e fa rimpiangere i vecchi tempi in cui le ultime notizie erano ancora stampate su carta e consegnate sullo zerbino di casa la mattina seguente. Ormai dominano i più sofisticati mezzi informatici e i computer ultrapotenti che sfruttano le basi della meccanica quantistica. Il tutto, però, mentre in quella società (e altrove!) si delineano movimenti eretici «perché la chiesa non cada nell’eresia», improvvisamente accesa da un Papa troppo condiscendente come Bergoglio.

Senza andare in ulteriori dettagli ci basta dire qui che alla fine le cose si aggiusteranno. Lo studioso e la sua affascinante compagna salveranno la pelle, il principe salirà al trono al posto del padre, la Chiesa non sarà lacerata da troppo insistenti «custodi» della sua moralità. Dopotutto, dice Dan Brown, «questa moderna favola avrà il suo lieto fine», anche se forse non è quello che magari immaginate voi lettrici e lettori. Personalmente ho solo una riserva: il «martire della scienza» Kirsch avrebbe voluto con le sue rivelazioni scientifiche formare anche lui «una nuova Chiesa». Non amo pensare che le religioni tradizionali debbano cedere il passo a una «religione della scienza» con i suoi dogmi e i suoi rituali, meglio che resti aperto un molteplice dissenso e che, tra punti di vista differenti, ci si renda conto che «il dialogo è sempre più importante del consenso». Ce l’ha insegnato Galileo Galilei, anche se all’epoca sua dovette pagare un prezzo troppo alto.

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