3 aprile 2018 - 21:55

Franco Di Mare torna a Bauci
e nel piccolo paese irrompe un mago

Nel nuovo romanzo dello scrittore (Rizzoli) un curioso personaggio scardina gli equilibri. L’elemento di disturbo nella comunità genera una riuscita commedia dell’arte

di ROBERTA SCORRANESE

Kevin Sloan (1958), «The sleep of the reason» («Il sonno della ragione», 2017, stampa fotografica a colori), courtesy dell’artista/ Saatchi Art Kevin Sloan (1958), «The sleep of the reason» («Il sonno della ragione», 2017, stampa fotografica a colori), courtesy dell’artista/ Saatchi Art
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Nei piccoli paesi nulla fa più paura dell’imprevisto. Come mai c’è luce dalla finestra di Marietta se lei è andata a trovare la sorella e il figlio sta al Nord a lavorare? E perché don Gino ha parcheggiato la macchina con il muso rivolto verso la chiesa e non, come fa sempre, verso la strada? Ogni cosa che turbi il delicato equilibrio di una comunità fatta di legami fitti e tenaci ha il colore delle cose irreparabili. E così quando nella minuscola Bauci (borgo di un’insolita Costiera Amalfitana, percossa a tratti da un vento invernale) arriva un personaggio sconosciuto, capelli e barba argentei e un lungo pastrano nero, be’ che cosa possono pensare il barista, la perpetua o la verdummara (la fruttivendola)? È il «Figlio della Profezia», azzarda U’ Prufessò; è «nu’ ’mbrugliune», assicura Adelaide, la perpetua; un «venditore di illusioni», secondo il prete, don Balo. Ma «Barnaba il mago», così il forestiero si è presentato in paese (con tanto di targa sulla porta), sembra non aver paura di maldicenza alcuna. Anche perché le atmosfere di certi paesi del sud stemperano pure i vaticini più oscuri.

«Barnaba il mago» (Rizzoli, pagine 336, euro 19)
«Barnaba il mago» (Rizzoli, pagine 336, euro 19)

Torna così la Bauci di Franco Di Mare, con questo terzo capitolo di una ideale trilogia assieme ai precedenti Il caffè dei miracoli e Il teorema del babà. E Barnaba il mago (anche questo pubblicato da Rizzoli) mette in scena una commedia dell’arte molto divertente e riuscita, dove la tensione nasce, appunto, dall’arrivo di un elemento di disturbo che scompagina un assetto rodato. Barnaba, in fondo, fa un mestiere antico come il segno della croce. Ed è solo per amor di precisione che sulla targa della porta elenca per esteso i superpoteri: «Maestro di esoterismo, sacerdote di riti karmici, esperto di sciamanesimo, astrologia, tarocchi, chakra, malocchi, fatture». Figuriamoci. È già complicato reggere le prediche di padre Balo in chiesa (per inciso: si chiama Balo perché assomiglia a Balotelli). Ci mancava solo il mago. Eppure, e forse sta qui l’abilità narrativa del conduttore-scrittore, chiunque abbia dimestichezza con la vita di paese sa bene che tutti i borghi non aspettano altro. Ogni equilibrio, sotto sotto, chiede una rottura. Perché ne ha bisogno.

È la breccia che ogni piccola comunità cerca per rinnovarsi: l’arrivo di una donna un po’ disinvolta (succede, per esempio, in Chocolat di Joanne Harris) o il repentino diffondersi di una maldicenza che finisce per diventare reale (come ne La patente di Pirandello). Tutto ciò che inneschi un attivismo purificatore è taumaturgico.

Franco Di Mare (Napoli, 1955)
Franco Di Mare (Napoli, 1955)

Ecco perché la reazione dei baucesi è divertente e permette a Di Mare di tenere il tono di una scrittura ammiccante, sì, ma anche vicina al vero. A mano a mano che nel paese si diffonde l’allarme, ciascuno reagisce mostrando il volto delle proprie vere paure. Carmelina, la donna che vede per la prima volta l’arrivo di Barnaba, pensa a un ladro; Totonno o’ Purpo si spaventa quando il mago mostra di conoscere dettagli segreti della sua vita; don Balo teme il contagio di strani riti pagani. Però, poco alla volta, la curiosità vincerà sui timori. Che male c’è se faccio una domanda al mago, finiranno per chiedersi gli abitanti del borgo. Mica sarà peccato se lo interrogo su come andranno le cose? Non tutto sarà così facile: a volte è meglio non sapere, a volte è meglio sapere tutto più tardi. Però poco alla volta il muro si romperà, Barnaba — a modo suo — entrerà a far parte di quella comunità e Franco Di Mare potrà inserire micro-vicende nel racconto, introdurre piccole storie che finiranno per intrecciarsi. Con una scrittura ancora più incalzante.

Che cosa impariamo da Barnaba il mago? Forse lui può insegnarci che nessuno sfugge alla seduzione dell’occulto, fosse anche il più razionale dei professori di provincia.

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