14 febbraio 2018 - 22:17

Politici sotto fuoco amico
Alla ricerca di un leader che non c’è
Il libro di Luciano Fontana: brano

Nel saggio «Un Paese senza leader» (Longanesi), il direttore del «Corriere» denuncia
il vuoto di leadership che affligge il Paese alla vigilia di elezioni molto incerte
- Il male oscuro che indebolisce la democrazia di Luciano Fontana

di Francesco Verderami

Una delle vignette di Giannelli che illustra il volume di Luciano Fontana Una delle vignette di Giannelli che illustra il volume di Luciano Fontana
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Non è un giallo, anche perché i colpevoli già si conoscono. Ma in una vicenda lunga venticinque anni — scandita da colpi di scena e da complotti — basta aggiungere dei dettagli per gettare una luce diversa su una storia che il 4 marzo scriverà il suo finale. E magari alcuni di questi dettagli potrebbero persino cambiarlo, il finale della storia. Cosa accadrebbe infatti se alle elezioni il centrodestra conquistasse la maggioranza dei seggi in Parlamento, e Silvio Berlusconi dovesse a quel punto realizzare «il suo sogno segreto»? O se i Cinque Stelle trionfassero nelle urne, e Luigi Di Maio riuscisse a «far digerire la sua idea» considerata un’eresia dal Movimento?

Luciano Fontana, «Un Paese senza leader» (Longanesi, pagine 223, euro 16,90,  in libreria dal 15 febbraio)
Luciano Fontana, «Un Paese senza leader» (Longanesi, pagine 223, euro 16,90, in libreria dal 15 febbraio)

L’inferno della politica è sempre stato lastricato di buone promesse mai realizzate, e la Seconda Repubblica si presenta al giudizio del Paese con una galleria di leader che hanno composto soltanto delle grandi Incompiute. Per questo l’Italia è diventata Un Paese senza leader, che è il titolo del libro firmato da Luciano Fontana per Longanesi. Se così stanno le cose, bisognerebbe iniziare la lettura dalle ultime pagine, dal «non può finire così» con cui il direttore del «Corriere della Sera» prova a infondere (e infondersi) ottimismo. In realtà, proprio i risvolti inediti sparsi nel racconto forniscono una nuova chiave di lettura del percorso che ha condotto un’intera classe dirigente «sull’orlo del baratro». Lasciando intendere che si dovrà inevitabilmente trovare una strada per aggirarlo.

Nato a Frosinone nel 1959, Luciano Fontana è direttore del «Corriere della Sera» dal maggio del 2015
Nato a Frosinone nel 1959, Luciano Fontana è direttore del «Corriere della Sera» dal maggio del 2015

Le rivelazioni sono depurate dal sensazionalismo, risaltano senza distrarre l’attenzione dal quadro complessivo. Per esempio, la particolareggiata descrizione del «sogno segreto» del Cavaliere di «farsi incaricare come premier dal capo dello Stato» in caso di vittoria, è incastonata nella ricostruzione della sua biografia: quella di «un uomo che ha cambiato la politica italiana»; quella di «un leader incompleto per le sue deludenti prove di governo»; quella di un «visionario» — segnato da numerose traversie personali e giudiziarie — che è caduto più volte ed è sempre tornato in piedi; quella del fondatore di un partito che «probabilmente dopo di lui chiuderà». Anche perché «fedeltà e visite ad Arcore dureranno ancora un po’, ma il tramonto è inevitabile».

La sua leadership viene oggi contestata da Matteo Salvini, che sostiene di essersi sentito in soggezione «solo davanti a Vladimir Putin». Il segretario della Lega — lontano dalle telecamere — abbandona con Fontana «i toni aggressivi» dei comizi e lascia spazio a «ragionamenti pacati sulla sua strategia: “Io devo bucare il video per farmi ascoltare, solo così la Lega è riuscita a risollevarsi”». Salvini è l’antitesi del Cavaliere, rappresentato come un «patriarca disamorato di tutto il personale che ha intorno» e invece «attratto dai nemici». Si va dall’«intelligentissimo» Massimo D’Alema fino a Matteo Renzi, verso il quale Berlusconi ripone ancora «fiducia anche se ammaccata».

Nella rottura del patto del Nazareno c’entra l’intrigo della corsa al Quirinale. Il direttore del «Corriere» accredita la tesi che Berlusconi puntasse su Giuliano Amato al Colle «per un motivo affettivo»: «Avrebbe dichiarato la disponibilità a concedere la grazia a Marcello Dell’Utri». Dell’amico in carcere il Cavaliere parla «senza darsi pace»: «Ma sa che l’estate scorsa l’hanno portato in cortile a vedere un film e lui ha passato tutte le due ore a guardare le stelle? Ha rivisto la libertà in quel cielo». Dal modo in cui Fontana riporta la confidenza è evidente il rapporto diretto con l’interlocutore. Con Berlusconi come con tutti gli altri protagonisti del Venticinquennio, ai quali riserva ritratti privi di allusioni e di aggettivi.

È la poltrona di via Solferino — una sorta di confessionale laico — che gli garantisce un osservatorio senza pari, ma sono state le nottate al politico dell’«Unità» ad agevolarlo nell’analisi e nella cronaca. Ché poi il vizio del taccuino e il gusto per le notizie rimane a prescindere dal ruolo. E c’è sempre una domanda da fare. Come investiranno i Cinque Stelle il patrimonio di consensi raccolto in questi anni? L’autore si sofferma sulle opacità di un movimento che non ha aperto il Parlamento come una «scatoletta di tonno», che sta dando prova di «improvvisazione e impreparazione» specie a Roma, ma che con il suo avvento «ha certificato la morte della Seconda Repubblica».

Ora però i grillini sono al bivio. «In un nostro incontro al “Corriere”» Di Maio espone il suo progetto a Fontana, che coglie l’imminente «cambio di pelle». Il candidato premier di M5S «sembra aver capito che questo vento prima o poi finirà e il Movimento potrebbe svuotarsi con la stessa rapidità con cui è cresciuto». E appare «impegnato a far digerire l’idea che dichiarare sempre “niente alleanze con gli altri partiti” non sia più possibile».

Gli editoriali disegnati da Giannelli accompagnano la rappresentazione che Fontana offre del Pantheon di personalità, con le loro occasioni perse, i loro gesti pubblici, le loro esperienze private. E gli aneddoti che affollano le pagine del libro non sono un semplice ornamento, servono a definire i tratti caratteriali dei protagonisti e a completarne il profilo politico. L’accostamento di Salvini all’altro Matteo, Renzi, provoca l’immediata reazione del segretario leghista, come se gli avessero battuto il ginocchio con un martelletto. «Credo sia difficile trovare un altro Paese in cui due leader si siano fatti le ossa nei quiz televisivi», scrive l’autore. «Non siamo uguali», replica Salvini: «I miei scout erano laici e i suoi cattolici, il mio quiz si vinceva per competenza e non per culo. Eppoi a me manca completamente la sua cattiveria». Basta un tac e scatta il tic. A tutti.

Da tempo il Paese sapeva di non avere più statisti, ma scoprirsi anche senza leader è un handicap insostenibile per l’Italia, quanto il suo debito pubblico. Eppure quattro anni fa con Renzi «sembrava fosse davvero arrivato il momento». Sulle macerie dell’Ulivo di Romano Prodi e dell’infinito scontro tra Massimo D’Alema e Walter Veltroni, era apparso sulla scena del Pd «il ragazzino che mangia i comunisti»: l’uomo nuovo di un centrosinistra che sarebbe materia per un trattato di psicoanalisi, il più giovane premier della storia repubblicana, con un piglio e un appeal «che fanno invidia anche a Berlusconi», al quale avrebbe sottratto voti alle europee.

Fontana approfondisce gli aspetti della sua diversità: «Non ama la sinistra che si colloca su un piano di superiorità culturale e antropologica rispetto al resto del Paese», è capace di rompere il tabù dell’antiberlusconismo, e inoltre introduce nell’immobile stagno della politica nazionale il principio della rottamazione. «È la mia parola», dice. È il suo imprinting genetico. Ce n’è traccia persino «in un tema scolastico, quand’era un giovanissimo democristiano», e aveva suggerito al partito di «mandare a casa Arnaldo Forlani, Antonio Gava e Giovanni Prandini», all’epoca figure di spicco dello Scudo crociato.

Ma la sua forza diventa il suo limite. Quando il direttore del «Corriere» gli parla — dopo le traversie di governo sulle crisi bancarie e la sconfitta al referendum costituzionale — Renzi ha già lasciato Palazzo Chigi. «Ha un tono amaro», annota Fontana, «anche se lui prova a scherzarci su: “Ho assistito alla gara del salto dal carro del perdente. Quelli che prima ti adulavano smettono di salutarti. Io i leccaculo professionisti li ho visti all’opera, potrei tenere un corso per riconoscerli”». Renzi incarna, ancor più del Cavaliere, un’innovazione del Venticinquennio: il fattore empatia. Fattore estraneo ai leader del passato, perché «per Aldo Moro e Bettino Craxi essere simpatici era irrilevante». Ora non è più così, sebbene il segretario del Pd si ribelli: «Sono antipatico? Se volevano uno simpatico che racconta barzellette potevano tenersi Berlusconi».

«La Seconda Repubblica ci consegna un sistema ai limiti del collasso», e non c’è dubbio — come sostiene Fontana — che i meccanismi istituzionali e le leggi elettorali abbiano inciso. Ma dal suo libro emerge anche un altro aspetto, una caratteristica che accomuna i protagonisti della storia: ognuno di loro tenta di declinare le proprie responsabilità, tutti si discolpano allo stesso modo, ritenendosi vittime di congiure e di complotti. Ed è proprio l’autoassoluzione che condanna una classe dirigente agli occhi dei cittadini. Ma siccome «mettere tra parentesi la politica» sarebbe «una rinuncia pericolosa», si dovrà trovare una strada. Sull’orlo del burrone «non possiamo restarci a lungo».

Gli incontri

Luciano Fontana incontrerà i lettori di Un Paese senza leader in varie città d’Italia. Ecco le prime date
Milano: 22 febbraio, ore 18.30, Teatro Franco Parenti. Con Milena Gabanelli, Ferruccio de Bortoli, Giuliano Pisapia e l’incursione straordinaria di Enrico Bertolino; modera Barbara Stefanelli. In collaborazione con Fondazione Corriere della Sera
Bologna: 24 febbraio, ore 17, Biblioteca comunale dell’Archiginnasio, Sala dello Stabat Mater. Con Angelo Panebianco e monsignor Matteo Maria Zuppi; modera Enrico Franco; introduce Fabio Roversi-Monaco
Roma: 26 febbraio, ore 18, Sala del Tempio di Adriano, Camera di Commercio, piazza di Pietra. Con Enrico Mentana, Antonio Tajani, Walter Veltroni; modera Pierluigi Battista

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