10 marzo 2018 - 22:37

A Tempo di Libri la città si interroga
e scopre il suo destino plurale
Lo speciale: guarda

Sabato 10 marzo l’identità metropolitana al centro di più incontri. Stefano Boeri: «L’architettura è la chiave». Il cardinale Scola: «La venuta delle genti ci ridefinisce»

di ALESSIA RASTELLI

Foto di Fabrizio Villa Foto di Fabrizio Villa
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«Città plurale», «rigenerazione urbana», «cultura del territorio» pronunciano alcuni ospiti. Sabato 10 marzo a Tempo di Libri è il giorno di Milano. Non solo perché la città risponde alla chiamata della fiera ma anche perché il capoluogo lombardo è il filo tematico. Nomi della letteratura, della politica, dell’architettura, insieme col pubblico, riflettono sul passato (Buzzati, Hemingway con la maratona di lettura, l’episcopato di Montini) ma anche sull’oggi. Si parla del modello Milano e di quale sia, in generale, l’organizzazione urbana che risponda alle esigenze del presente. Anche alla luce del peso che argomenti come sicurezza e migranti hanno avuto sulle recenti elezioni.

Inizia Giuseppe Sala che dialoga con il direttore del «Corriere della Sera», Luciano Fontana, nello stand del giornale. L’occasione è il libro del sindaco: Milano e il secolo delle città (La nave di Teseo). «La sinistra — dice Sala — deve ripartire dal territorio, inteso come luogo dove si riesce a stare assieme». Non solo la sinistra. Cita Bloomberg, ex sindaco di New York: «Siamo passati dal secolo breve al secolo delle città». Sala rivendica i successi di Milano, la candida a interlocutore di qualsiasi nuovo governo, ma ammette che nella seconda parte del mandato dovrà «lavorare soprattutto sulle periferie». «Apertura» è la parola chiave, pur riconoscendo che in una realtà grande, che funziona, è più facile difendere questa linea.

«Nelle città si concentra la maggior parte della popolazione mondiale», conferma Stefano Boeri, architetto e urbanista, nuovo presidente della Triennale di Milano, tra i relatori a Tempo di Libri. «È nelle città — prosegue — che si devono trovare le soluzioni per invertire i meccanismi che ci stanno portando all’autodistruzione: è compito dell’architettura creare gli spazi per la coesistenza delle diversità, biologiche e culturali, spazi che intensificano le relazioni, spazi che moltiplicano la vita». Azzurra Muzzonigro, architetto, coordina l’attività didattica e culturale dello studio di Boeri ed è autrice con Leonardo Caffo di Costruire futuri (Bompiani), presentato in fiera. «Le città — nota — devono essere accoglienti. Filosofia e arte possono contribuire». Alcuni esempi da fuori Milano, oggi in fiera, al panel sul volume Street Art in Sicilia di Mauro Filippi, Marco Mondino, Luisa Tuttolomondo (Flaccovio, ore 18.30, Sala Suite 2). Auspica anche, Muzzonigro, un’elaborazione su più larga scala di «esperienze dal basso in alcuni quartieri multietnici, come il teatro Barrio’s alla Barona, a Milano, oppure il Centro sociale Spartaco al Quadraro, a Roma, dove si insegnano boxe, rugby, danza di strada».

«La città plurale deve ridefinirsi per la venuta delle genti», dice dalla fiera il cardinale Angelo Scola. E monsignor Luca Bressan, vicario episcopale della Diocesi di Milano, cita luoghi dove il dialogo esiste, «come gli oratori estivi in cui si arriva a 17 lingue». Una presenza nella società testimoniata ieri dai più piccoli: nel laboratorio di «Focus junior», chiamati a ideare la loro città, mettono tre chiese. «Dei bambini, della natura, dell’acqua».

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