Milano, 21 novembre 2017 - 20:32

Il Salone del Mobile arriva a Shanghai
Boom cinese per l’arredo italiano

La domanda di mobili dalla Cina è cresciuta del 334% in sette anni. Così domani comincerà nella città cinese la versione orientale del Salone internazionale organizzato ogni anno a Milano. Il nodo della contraffazione e dell’italian sounding

Un’immagine del Salone del Mobile a Milano Un’immagine del Salone del Mobile a Milano
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Nei centri commerciali di Shenzhen e Tianjin. Negli store della grande distribuzione di Wuhan e Guangzhou. Campeggiano in bella vista riproduzioni di marchi italiani iper-decorati, storpiati con nomi ammiccanti: Scabolini, Kartel (con una L sola). Rimandano al design italiano, ma ne sono agli antipodi. L’«Italian sounding» non colpisce solo l’alimentare — come il Parmesan venduto sugli scaffali di mezzo mondo — ma anche l’arredamento: le nostre cucine, le nostre lampade, i nostri imbottiti che trainano le esportazioni.

Emanuele Orsini, presidente di Federlegno Arredo Eventi, dice che il Salone del Mobile che comincerà domani a Shanghai, serve proprio a questo: «Ad aiutare le nostre aziende a puntare ancora di più sulla Cina, nonostante le imitazioni, nonostante le complicazioni burocratiche, l’atteggiamento spesso protezionista del governo». Stavolta però c’è la volontà di andare oltre. Intercettando giovani designer cinesi per proporre loro collaborazioni fisse e occupazioni in Italia (e in Cina). Racconta Orsini che non è solo la domanda di arredamento italiana ad essere cresciuta dismisura (le esportazioni della filiera legno-arredo in Cina sono schizzate del 334% in sette anni). Ma sta “salendo di gamma” anche la qualità del capitale umano. «Siamo qui non solo per trovare buyer per proporre i nostri prodotti alle insegne della grande distribuzione — dice Orsini — ma anche per trovare professionisti giovani capaci di farci avvicinare alla cultura cinese nell’arredamento dei locali».

La Cina — è la controindicazione più evidente — è un mondo a sé nell’arredo. Anche la grande distribuzione, nonostante lo sbarco su larga scala di Ikea che sta continuando ad aprire punti vendita in Cina, è storicamente polverizzata in diversi marchi che potremmo definire macro-regionali. Eppure l’Italia — rileva il Centro Studi di Federlegno — è di gran lunga il primo fornitore di mobili in Cina, con 341 milioni di euro (il 18,2% sul totale dell’import cinese, anno 2016). Stacca la Germania (250 milioni) e anche gli Stati Uniti (178 milioni). Il boom degli imbottiti, le camere da letto (che crescono del 56%), i materassi (+55%) e l’area living (+38%). Le esportazioni sono incoraggiate anche dai semilavorati per l’industria del mobile cinese e dal comparto «altri mobili» che comprende anche mobili in altri materiali come plastica, bambù e vimini.

L’appuntamento di Shanghai, arrivato alla seconda edizione, serve anche per aumentare ulteriormente l’appeal del Salone del Mobile, che a Milano ad aprile calamita appassionati da tutto il mondo. Rileva Claudio Luti, presidente del Salone del Mobile, che la rassegna in Cina «conferma il rilievo di questo appuntamento internazionale». Per questo si è mosso anche il governo. Domani ci sarà anche il sottosegretario allo Sviluppo Ivan Scalfarotto. Che ha delega al commercio estero.

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