Milano, 3 ottobre 2017 - 20:42

Solare in Etiopia, ecco la scommessa
green dell’Enel in Africa

Gli impianti di Metehara, Humera e Mekele. La mini-rete dell’ospedale di Wolisso, gestito dagli italiani del Cuamm-Medici con l’Africa. Nell’idroelettrico Egp si candida per un impianto da 280 megawatt a 300 chilometri a nord della capitale

L’impianto eolico Gibson Bay di Enel Green Power in Sud Africa
shadow

Ultima frontiera, l’Africa. E nel continente africano l’Etiopia. Paese di povertà estrema che però cresce dell’8 per cento l’anno e che ha bisogno immediato di energia elettrica: ci vivono cento milioni di abitanti, solo in Nigeria ce ne sono di più. Comprensibile quindi che i produttori privati e pubblici di rinnovabili come Enel Green Power si attrezzino per l’entrata nel Paese e ne valutino i modi più efficaci, una «roadmap» di cui stanno discutendo in questi giorni con il governo di Addis Abeba in occasione del lancio, nell’area, del programma Res4Africa.

Se nell’Africa subsahariana si contano più 800 milioni di persone senza elettricità, un buon punto di partenza per l’Etiopia è costituito dalle gare indette lo scorso anno dal ministero dell’energia per assegnare a produttori indipendenti 13 Gigawatt di potenza. Non solo l’elettricità che arriverà dal mega progetto idroelettrico «Grand Renaissance», la diga lungo il Nilo Azzurro (ci lavora l’italiana Salini Impregilo) che sta creando notevoli tensioni con l’Egitto. Ma anche gli investimenti attesi in solare, eolico, geotermia. Enel Green Power, da parte sua, è in scaramantica attesa di conoscere l’esito della gara per la quale ha presentato un’offerta vincolante lo scorso febbraio: un impianto solare da 100 megawatt a Metehara, nell’est del Paese. Ci sono buone speranze. L’azienda del Ceo Antonello Cammisecra si è qualificata anche per Humera (a nord) e Mekele (confine con Eritrea e Sudan), progetti solari da 100 megawatt ciascuno. Ma non è finita: nell’idroelettrico Egp si candida per un impianto da 280 megawatt (Chemoga Yeda, 300 chilometri a nord della capitale) mentre guarda con attenzione anche agli sviluppi nella geotermia: nella vulcanica Rift Valley l’esperienza maturata a Larderello tornerebbe assai utile.

La società «green» dell’Enel, ricorda Cammisecra, «è già il maggiore operatorenon statale per capacità nel continente africano», nel quale è arrivato nel 2012 partendo come tanti suoi competitor dal Sudafrica. Non si è però fermata al Capo di Buona Speranza, aggiudicandosi megawatt soprattutto in Marocco, e poi nello Zambia. Alla prima fase ne segue ora una seconda che la vede attiva anche in Etiopia, appunto, in Kenya e Senegal (gare in vista), e un po’ più in là in West Africa, Ghana e Costa d’Avorio. Uno sviluppo che determinerà un riequilibrio della presenza internazionale del gruppo. Ora l’Africa pesa per circa il 5% sulla capacità installata ma gradualmente si riavvicinerà alle altre aree «storiche», americane e europee. Una girandola di lavori in mezzo mondo che ha fatto sì, aggiunge Cammisecra, che «nei primi due anni di piano Egp abbia impiegato ben più del 50% del capitale a disposizione».

E se per dimensioni l’investimento nella «minigrid» dell’ospedale di Wolisso, 120 chilometri a sudovest di Addis Abeba, non sposta gli equilibri economici di Egp, per significato e valori chiude invece il cerchio della sua strategia «africana». L’ospedale San Luca, gestito dagli italiani del Cuamm-Medici con l’Africa, fa 80 mila visite ambulatoriali l’anno, 14 mila ricoveri e quasi 4mila parti assistiti. La corrente manca almeno un’ora al giorno e molto più spesso la notte. Egp installerà un impianto fotovoltaico da 160 chilowatt e una batteria con un’autonomia di tre ore. Rinnovabili per l’Africa può non essere solo uno slogan.

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