Milano, 10 novembre 2017 - 12:02

I cinque big hitech
valgono un’Italia e mezzo

Apple, Facebook, Amazon, Alphabet (Google) e Microsoft capitalizzano 3.300 miliardi di dollari e con gli utili del primo trimestre, 29 miliardi, potrebbero comprarsi tutta Fiat Chrysler. Chi può fermarli? Forse la loro stessa competizione sfrenata. Perché la realtà virtuale, la pubblicità e i servizi sul cloud sono molto redditizi (per ora)

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I cinque giganti dell’high-tech diventano sempre più grandi. Apple, Alphabet (ex Google), Microsoft, Amazon e Facebook continuano a crescere battendo tutte le previsioni degli analisti. Dopo l’annuncio dei risultati del terzo trimestre 2017 il loro valore totale in Borsa è arrivato a quasi 3.300 miliardi di dollari (2.800 miliardi in euro). Una quantità di soldi enorme. Per avere un’idea, basti dire che equivale alla dimensione di tutta l’economia tedesca oppure, per fare un paragone nostrano, a una volta e mezza il nostro Pil.

Non solo i cinque Big tecnologici made in Usa sono le cinque più grandi società al mondo per capitalizzazione in Borsa. Sono anche fra le più profittevoli. Nei soli tre mesi da luglio a settembre hanno accumulato in tutto la bellezza di 29 miliardi di dollari di utili netti: con quella cifra potrebbero comprarsi (al prezzo di Borsa) parecchie delle aziende della Old economy di cui hanno rivoluzionato il modello di business, ma anche numerosissime dot.com, società Internet che non riescono a crescere perché schiacciate dal super potere dei cinque Big. Potrebbero per esempio comprarsi un’intera casa automobilistica come l’italo-americana Fiat-Chrysler, che peraltro sta già collaborando con Alphabet per sperimentare i nuovi veicoli senza pilota. Oppure potrebbero fare shopping fra i vecchi media, messi in crisi dalla concorrenza dei social media come Facebook e dalla disponibilità su Google di ogni tipo di notizia: potrebbero acquistare sia l’editore del prestigioso New York Times sia Cbs, una delle reti tv americane più popolari.

E che dire del tradizionale commercio al dettaglio? Tutte le grandi catene di distribuzione di prodotti devono fare i conti con la concorrenza del negozio online che vende tutto e di più, Amazon: i negozi di gioielli Tiffany e i grandi magazzini Macy’s, Norstrom e JCPenny potrebbero tutti essere comprati con quei 29 miliardi di dollari. Di fatto Amazon si è già appena comprata la catena Usa di supermercati Whole Foods per 13,5 miliardi di dollari, aumentando così il fatturato e la presenza nelle case e nel portafoglio delle famiglie americane. I «mattoni e cemento» degli hotel Hilton valgono in Borsa quanto i profitti trimestrali dei cinque Big, che invece guadagnano soprattutto nei nuovi business della «nuvola», la fornitura alle aziende di software e altri servizi informatici via Internet. Mentre parecchie ex stelle del web sono cadute, perché gli introiti pubblicitari su cui contavano sono fagocitati dal duopolio Google-Facebook: Twitter, Yelp e Groupon valgono insieme meno di 29 miliardi.

Chi potrà fermare l’avanzata di questi giganti? Le autorità di controllo dei mercati e antitrust si stanno già muovendo, sia in Europa sia negli Usa, dove anche quelle politiche hanno minacciato di intervenire dopo lo scoppio dello scandalo delle «false notizie» fatte circolare a pagamento su Facebook e Google dai russi per influenzare le elezioni presidenziali. Ma a insidiare lo strapotere dei cinque Big c’è, a pensarci bene, la concorrenza che loro stessi si fanno l’un l’altro. Partiti da attività molto diverse — i pc e gli smartphone di Apple, il motore di ricerca di Google, il software di Microsoft, l’ecommerce di Amazon e il social network di Facebook — per crescere ora invadono il terreno altrui senza esclusione di colpi. Apple continua a macinare profitti soprattutto grazie all’iPhone, ma vuole avere più utenti con nuovi servizi come la musica e la tv in streaming, in competizione con Google (YouTube) e Amazon (Prime). Google guadagna sempre di più con la pubblicità, ma sfida Amazon nel conquistare spazio nelle case con gli altoparlanti intelligenti e anche per portare a domicilio la spesa. Microsoft e Alphabet sono all’attacco di Amazon nell’offerta dei servizi «nella nuvola», diventati la fonte principale dei profitti della società di Jeff Bezos. Il quale, a proposito di record, grazie all’exploit delle sue azioni in Borsa — che hanno superato quota mille dollari, come quelle di Alphabet — è diventato il più ricco al mondo con un patrimonio personale di 93 miliardi di dollari, battendo proprio il fondatore di Microsoft Bill Gates, fermo a 88. E tutti e cinque sono impegnati nella corsa a sviluppare nuove applicazioni dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale, per migliorare ulteriormente i loro prodotti e rubarsi clienti. Che, fino a quando non scoppierà la Bolla dei giganti, si godono questa abbondanza.

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