3 marzo 2018 - 22:12

Great place to work, non solo le «big»
Le altre aziende a cui chiedere lavoro
Lunedì L’Economia gratis in edicola

Tra le migliori imprese in cui lavorare in Italia spiccano multinazionali come American Express e Cisco. Ma non sono le sole: la «competizione» annuale promossa da Great place to work ha premiato anche realtà più piccole o meno note, dal turismo online di Musement ai chip di Cadence

di Francesca Gambarini

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I chip di Cadence Design Systems, i software di Commit. Oppure nuove realtà come Musement, piattaforma digitale made in Italy dedicata al turismo su misura che sfida i giganti Booking e Airbnb. E poi ancora, studi legali come Portolano Cavallo, o le più note multinazionali farmaceutiche come Eli Lilly e AbbVie. Se i migliori in assoluto sono American Express e Hilton, anche questi sono posti di lavoro «speciali». È il giudizio dei loro dipendenti. E pure degli esperti di Great Place to work, l’azienda internazionale di ricerca, consulenza e formazione che ha stilato la classifica - mondiale e, nello specifico, tricolore - delle migliori aziende in cui lavorare. L’Economia in edicola domani gratis con il Corriere approfondisce la graduatoria italiana (già annunciata ieri, dopo la serata di premiazione di venerdì a Milano) con interviste alle aziende salite sul podio nelle categorie big, medium e small. Vengono poi indagati, con gli interventi di esperti, alcuni temi legati alla leadership, alla gestione delle risorse umane e alle «ricette» vincenti per entrare, magari già dal 2019, nell’Olimpo delle migliori. Ma in che cosa primeggiano le aziende virtuose sul fronte della gestione del personale? Intanto, sono in grado di attrarre e far crescere i talenti, di valorizzare le risorse umane interne e premiarle per gli obiettivi raggiunti, singolarmente o in squadra, creando uno spirito di armonia e collaborazione tra i dipendenti. E poi pensano anche al loro benessere. Che si tratti di check up gratuiti per uomini e donne, dello spazio per lo yoga o per la meditazione. A cui si possono aggiungere le «banche ore» per donare giornate di ferie ai colleghi che ne fanno richiesta, o la possibilità di percorsi di rientro più «soft» dopo la maternità.

Nel numero in edicola

E ancora, sull’Economia tra gli altri argomenti, si parlerà di debito pubblico: ridurre il peso dello stock in rapporto al Pil è la priorità di tutte le economie occidentali dopo la Grande Crisi. In Italia è ancora altissimo: tocca il 134%. Come fare? Con tagli alla spesa o con l’aumento delle tasse? I primi possono produrre modesti e temporanei rallentamenti della crescita. Nulla al confronto delle conseguenze recessive di un intervento sulla pressione fiscale, che pesa su fiducia e aspettative. L’analisi di Alberto Alesina, Francesco Gavazzi e Carlo Fevero. Domani sapremo anche il risultato della tornata elettorale: chi guiderà l’Italia per i prossimi cinque anni? Dalle pagine del supplemento economico del Corriere, dieci consigli di Dario Di Vico per non fermare la ripresa, dall’Ilva all’Industry 4.0 alla Cina. Con le storie - vincenti - di tre imprenditori che sono esempio con le loro strategie di business e i loro risultati, da Tatiana Rizzante di Reply a Giovanni Ferrero e Sergio Dompè. E sugli altri temi caldi dell’agenda italiana troverete un’analisi di Sabino Cassese sulla produttività: quel dolce far poco che ci condiziona (ancora) tanto. Seguita da una riflessione di Piergaetano Marchetti: comincia il tempo delle elezioni di board e amministratori, ma quanto contano davvero i soci? Personaggi: Pasquale Natuzzi si racconta: «Ho reinventato l’azienda per restare in Italia». Impresa non facile: ha dovuto ampliare l’offerta, rinnovare il sito produttivo, riposizionare il brand. Senza paura per i dazi di Trump e guardando alla Cina. E poi, nella sezione dedicata ai portafogli, una guida al risparmio gestito. Per pagare il meno possibile i fondi, imparerete a scegliere i costi di gestione e a pensare all’acquisto self service senza commissioni.

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