l’assemblea dei dem
Direzione nazionale Pd: Renzi si dimette, la guida a Martina (verso il congresso)
Iniziato il percorso per l’elezione del nuovo segretario dopo le dimissioni di Matteo Renzi. Toccherà al vice Maurizio Martina mediare fino all'assemblea nazionale di aprile
Gentiloni: «Renzi esempio di stile»
Approvato documento finale: 7 astenuti
La direzione nazionale del Pd ha approvato il documento finale che di fatto recepisce la relazione del vicesegretario Maurizio Martina. Nel voto finale ci sarebbero stati 7 astenuti, che dovrebbero, a quanto si apprende, far capo all’area Emiliano.
De Luca: Pd al bivio tra ricostruzione e deriva
Orlando: «Una cretinata pensare di fare a meno di Renzi»
Non avviene il processo a Renzi, in direzione Pd, da parte della minoranza: ma tutti gli avversari del segretario, a partire dall'ex ministro della Giustizia Andrea Orlando, mettono agli atti che per la sconfitta ci sono «responsabilità diverse». «Evitiamo strategie maoiste: non credo che nel partito si possa fare a meno di ciò che ha rappresentato Renzi in questi anni, sarebbe una cretinata. Ma non penso neanche che qualcuno possa pensare che mentre qualcuno si carica il peso della transizione, si defila e spara sul quartier generale, secondo una strategia inaugurata dal presidente Mao Tze Tung», dice Orlando. Che poi fa autocritica: «Non avevamo una direzione di marcia», dice. «Di fronte alla paura del futuro abbiamo raccontato il passato». E quindi non vanno sottovalutate le esigenze degli elettori di M5S: «Non dileggiare la disperazione di chi va al Caf per chiedere il modulo per il reddito di cittadinanza», dice Orlando. L'ex ministro della Giustizia sostiene Martina ma chiede «garanzie»: «Penso che Maurizio debba avere il nostro sostegno e incoraggiamento. Bene avviare una fase costituente. Chiediamo delle garanzie, non vogliamo damnatio memoriae di nessuno, ma che si usino metodi diversi rispetto al passato. Evitiamo di ridurre tutto a un tema di leadership». È disposto anche a sciogliere ciò che resta della sua corrente, Orlando, in nome dell'unità. Ma chiede «come primo atto al reggente di chiamare quelli che non sono stati candidati senza sapere neanche il perché». Quindi: spazio agli esclusi.
Cuperlo: «Bene Martina, ripartiamo da collegialità e idee»
«Ho apprezzato la relazione di Maurizio Martina, a partire dal giudizio sincero sul voto. Per la sinistra è stato il dato peggiore della storia dell'Italia repubblicana. Oggi deve essere il tempo della verità e della svolta. Perdiamo per un vuoto decennale di identità». Così Gianni Cuperlo nel suo intervento alla Direzione del Pd. «Martina ha ragione - ha proseguito il leader di SinistraDem - sulle cause di questa sconfitta e bisogna ripartire dalle idee. Dovremo dare fiducia a Maurizio e costruire subito la collegialità necessaria per affrontare questa fase. Il Partito democratico c'è, ora dimostriamo che questa sconfitta non è un destino». La ricetta di Cuperlo, enunciata in un intervento fiume, passa per un rovesciamento dello schema che fu di Veltroni-Bersani-Renzi, ovvero uno schema in cui «si è affermato il primato della guida, associando il concetto di comando a quello di modernità».
Delrio: staremo a opposizione, seri e responsabili
«Il Pd c'è ancora, non siamo una sfumatura tra il giallo dei Grillini ed il blu dei leghisti», scherza l'ex ministro Graziano Delrio. «Siamo ancora il secondo partito italiano, staremo uniti». Ma «abbiamo ricevuto una cartolina netta, chiara, dagli elettori», sottolinea Delrio. Noi staremo dove ci hanno messo gli elettori: all'opposizione». Una opposizione «seria, responsabile, costruttiva».
Secondo Delrio, «quando il Paese si renderà conto che le promesse saranno irrealizzabili, gli elettori chiederanno conto».Perché «abbiamo delle sfide da far tremare i polsi, ciascuno per la propria responsabilità».
Al via il confronto in direzione
Al via il confronto nella direzione del Pd dopo la relazione di Maurizio Martina. Sono 58 i membri della direzione che si sono iscritti a parlare.
Martina: «Tocca a Salvini-Di Maio»
Detta la linea del Pd il vicesegretario Maurizio Martina nella sua relazione iniziale della direzione nazionale: «Alle forze che hanno vinto diciamo una cosa sola: ora non avete più alibi. Ora il tempo della propaganda è finito. Lo dico in particolare a Lega e Cinque Stelle: i cittadini vi hanno votato per governare, ora fatelo. Cari Di Maio e Salvini prendetevi le vostre responsabilità». Il Pd? Resterà all'opposizione, continuando a servire i cittadini dal ruolo di «minoranza parlamentare». «Non cerchiamo scorciatoie o capri espiatori a una sconfitta netta e inequivocabile che ci riguarda tutti, ciascuno per la propria responsabilità, e da cui tutti dobbiamo imparare molto», sottolinea Martina.
Ma la rivincita già paventata dal segretario Matteo Renzi è vicina: «So che possiamo farcela. So che possiamo lavorare alla nostra riscossa, vi chiedo di continuare con coraggio, insieme», dice il vice del Pd rivolgendosi alla direzione nazionale e indicando la strada:«Apriamo subito le nostre sezioni, ascoltiamo iscritti ed elettori, chiamiamoli a raccolta, riflettiamo con loro. Ripartiamo dal basso e dal nostro popolo. Abbiamo seimila circoli, realizziamo seimila assemblee aperte tra venerdì, sabato e domenica prossimi». Ma si riparte anche da chi, come Nicola Zingaretti, ha vinto «con un risultato molto significativo»; chi, come Giorgio Gori, ha combattuto «una battaglia assai difficile»; chi, come Paolo Gentiloni, ha garantito «impegno costante». Martina sa che ora il suo ruolo sarà importante e delicatissimo: il suo intento è quindi quello di guidare il partito nei prossimi passaggi «con il massimo della collegialità e con il pieno coinvolgimento di tutti, maggioranza e minoranze». Il primo appuntamento è l'Assemblea nazionale di aprile, quando, secondo Martina, anziché avviare il congresso e le primarie il Pd dovrebbe dar vita a una Commissione di progetto per una fase costituente e riorganizzativa. Quanto alle presidenze delle Camere, «noi richiamiamo le forze politiche, e prima di tutto chi ha vinto, al dovere di garantire che questi ruoli siano affidati a figure autorevoli ed equilibrate in grado di rappresentare pienamente gli interessi collettivi secondo la Costituzione», dice Martina.
Al via direzione, Orfini legge lettera dimissioni Renzi
Il presidente del Pd Matteo Orfini apre con la lettura della lettera di dimissioni di Matteo Renzi la direzione nazionale del Partito democratico. Ecco il testo: «Preso atto dei risultati elettorali rassegno le mie dimissioni. Ti prego di convocare l'Assemblea, in quella sede spiegherò le ragioni delle dimissioni». Orfini ha poi spiegato quali saranno i prossimi passi: «Di fronte alle dimissioni abbiamo una procedura fissata dallo statuto: il vice segretario assume la gestione politica e il presidente ha un mese di tempo per convocare l'assemblea nazionale. Non possiamo derogare da questa procedura ed è quella che abbiamo deciso. L'unica variabile è sulla data di convocazione», che potrebbe slittare di qualche giorno vista la possibile concomitanza delle consultazioni.
Sì al dibattito
La direzione si articolerà con un dibattito: inizialmente si era pensato di evitarlo, ma la minoranza del Pd ha chiesto, e ottenuto, di tenerlo.