1 marzo 2018 - 22:40

Il centrodestra e la diarchia
tra Lega e Forza Italia

Forse la prospettiva che il Carroccio superi FI resta difficile. Ma su una cosa ha Salvini ha ragione: «La Lega prenderà un numero di voti che non ha mai preso prima»

di Massimo Franco

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Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, sogna un centrodestra graniticamente unito. «Oggi siamo a piazza di Pietra a Roma. Speriamo che la coalizione abbia la compattezza della pietra», ha detto ieri. Può darsi che il miracolo si avveri, il 4 marzo. Ma per ora sembra vistosa soprattutto la competizione, per non dire il conflitto, tra Forza Italia e Lega. Per un motivo evidente: il centrodestra come si è articolato dal 1994 a oggi è finito. È stato a lungo una coalizione che aveva un partito-perno, quello di Silvio Berlusconi, e satelliti più o meno corposi, come Lega Nord, An, centristi.

Ora non più. Forse, la prospettiva che il Carroccio di Matteo Salvini superi FI rimane difficile: nonostante Salvini si raffiguri spavaldamente come il prossimo premier. Ma su una cosa ha senz’altro ragione. «La Lega prenderà un numero di voti che non ha mai preso nella sua storia». E dunque potrebbe tallonare il primato berlusconiano, prefigurando non più un sistema tolemaico intorno al «sole» di FI, ma una diarchia di fatto; con Meloni e il suo partito nel ruolo di alleati minori. Le implicazioni di questa mutazione sono ancora da misurare.

Le premesse, però, promettono di consegnare all’Europa una nuova anomalia: stavolta non incarnata da Berlusconi, che si accredita come garante dell’Ue, e è percepito come tale dalle cancellerie alleate. Piuttosto, a mettere un’ipoteca sull’affidabilità del centrodestra sono Salvini e Meloni. Entrambi ostentano un’avversità contro Bruxelles, che si salda con l’ammirazione per il presidente russo Vladimir Putin e per alcuni governi dell’Europa centrale: esecutivi «sovranisti» quanto ostili all’Italia quando si tratta di distribuire gli immigrati o i fondi europei.

La cosa significativa è che a gridare al pericolo non sono soltanto gli avversari naturali. L’allarme proviene dalle stesse file berlusconiane. Temono il protagonismo di Salvini e la sua aggressività su sicurezza e immigrazione; e una torsione estremistica dell’intera coalizione. Le parole usate ieri da Salvini contro l’Ue ne sono uno specchio. «Saranno gli italiani», ha detto, «a dover essere tutelati dall’Ue che ci ha massacrato senza che nessuno dicesse e facesse niente».

Significa che sarà difficile formare una maggioranza che vada oltre il centrodestra, se non gli basteranno i seggi per un governo. Si potrebbe materializzare un Parlamento di minoranze, dove le coalizioni nascerebbero «a dispetto», magari per reazione a un patto tra pezzi di diversa provenienza. Nè è da escludersi che a Camera e Senato emergano maggioranze diverse. Questo aggiungerebbe un pizzico di imprevedibilità all’elezione dei due presidenti, prime nomine postelettorali: un rebus che si aggiungerà a quello di risultati che nessuno è in grado di prevedere.

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