Dopo il voto
Berlusconi deluso ma resiste
E vuole lasciarsi le mani libere
Ad Arcore, prima a pranzo con la famiglia, con Confalonieri e Galliani, poi parlando con i fedelissimi, il leader dà voce allo scoramento per il risicato risultato di FI
Sorpreso, amareggiato, deluso. Non si aspettava Silvio Berlusconi il clamoroso sorpasso della Lega sul suo partito, convinto che la sua ennesima discesa in campo in prima persona avrebbe fatto la differenza, nonostante l’incandidabilità, l’età e un partito da troppo abbandonato a se stesso. Ad Arcore, prima a pranzo con la famiglia, con Confalonieri e Galliani, poi parlando con i fedelissimi, il leader dà voce allo scoramento per il risicato risultato di FI che agita fortemente il partito («Mi avevano assicurato saremmo arrivati almeno al 16%»), per il boom dei M5S («Una sciagura per il Paese») e per quel primato passato a Salvini: «Lo so che ogni voto alla Lega è stato tolto al M5S, ma adesso dove andiamo, dove?».
Conclusione obbligata
Non significa che FI — pur se in tanti si dicono arrabbiati e pronti ad inaugurare «una fase nuova» — si chiami fuori. Né che lo stesso ex premier deponga le armi. Anche perché nel pranzo di famiglia si è ragionato con preoccupazione sul calo in Borsa delle aziende di famiglia (-5,53% Mediaset, -4,56% Mondadori), e non si può lasciare che la situazione precipiti. Dopo una mattinata nera, in serata lo descrivono quindi già allo studio di tutte le possibili soluzioni in campo. E questo dopo aver incontrato ad ora di pranzo proprio Salvini ad Arcore. Un colloquio a due descritto come proficuo, dalla conclusione obbligata: è necessario blindare il centrodestra e «ottimizzare il nostro 37,5%», anche cercando voti in ordine sparso in Parlamento per allargare il vantaggio sul M5S. Nessuna divisione insomma, ma la rivendicazione di una vittoria, seppure relativa. E l’assicurazione data da Berlusconi a Salvini che il suo sostegno a una eventuale premiership non verrà meno «come da patti».
Nessun accenno a Salvini premier
Berlusconi però tiene anche altre porte aperte. Lo si evince anche dalla nota ufficiale di FI in cui, dopo aver spiegato che il risultato negativo è dovuto «allo svantaggio» dell’incandidabilità e aver rivendicato comunque «l’apporto numerico determinante» al risultato, si annuncia la volontà di «rafforzare la coalizione che dovrà ottenere il mandato di comandare». Nessun accenno all’indicazione di Salvini premier, ma i suoi spiegano che non si poteva farlo: senza la maggioranza assoluta, sarebbe sembrata una indebita pressione su Mattarella alla cui «saggezza — dice Antonio Tajani — ci affidiamo tutti, perché dia al Paese un governo stabile, cosa di cui l’Italia ha bisogno». Ma la mancata incoronazione significa anche che per Berlusconi non esiste l’ipotesi «o Salvini o niente»: partiremo «da lui», è il ragionamento che fa con i consiglieri, ma ogni altra strada «dovrà essere esaminata». Escludendo allo stato un patto col Pd e guardando con incredulità a una possibile alleanza M5S-Pd: «Ci regalerebbero il Paese su un piatto d’argento».
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