22 febbraio 2018 - 14:53

Elezioni, Juncker: «Prepariamoci a un governo non operativo in Italia». Poi la retromarcia. Ma la Borsa cala

Il presidente della Commissione Europea: «È lo scenario peggiore. Possibile forte reazione mercati. Sono preoccupato per l’esito del voto»

di Marco Galluzzo

Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker (Epa) Il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker (Epa)
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ROMA — Dice quello che tutti temono, anche se per motivi di opportunità chi guida la Commissione europea si astiene di solito da commenti tanto espliciti: «C’è un inizio di marzo molto importante per l’Ue. C’è il referendum Spd in Germania e le elezioni italiane, e sono più preoccupato per l’esito delle elezioni italiane che per il risultato del referendum dell’Spd. Dobbiamo prepararci allo scenario peggiore, cioè un governo non operativo in Italia». Assieme all’incertezza in Spagna, «è possibile una forte reazione dei mercati nella seconda metà di marzo».

Il calo dei mercati

Le parole di Jean Claude Juncker, navigato politico lussemburghese, più volte al centro delle polemiche per una comunicazione spesso troppo «esplicita», causano in breve tempo la reazione negativa di quasi tutti i mercati europei, in particolare ovviamente della Borsa italiana (a fine giornata Milano chiuderà con meno 0,8%, mentre lo spread raggiungerà 137 punti rispetto ai 134 dell’avvio), le critiche di molti partiti, la necessità di una difesa d’ufficio anche da parte del presidente del Consiglio: «Lo tranquillizzerò, il voto non è un salto nel buio e io non ho paura del baratro, ci sarà comunque un governo operativo», è la risposta di Paolo Gentiloni, che proprio oggi sarà a Bruxelles per un vertice straordinario incentrato sul futuro istituzionale della Ue.

Le reazioni italiane

Le reazioni italiane sono di segno diverso. Emma Bonino dice che «sono parole scontate, quello che pensano tutti, non è che stiamo facendo una gran figura». Pietro Grasso che «siamo alla fotografia della realtà, del prodotto di questa legge elettorale». Ma c’è anche chi ritiene quella di Juncker un’invasione di campo. In Forza Italia Paolo Romani e Renato Brunetta dicono al presidente della Commissione europea, in sostanza, di «farsi i fatti suoi e di stare più tranquillo, oltre che di informarsi meglio», sicuri che «il Paese avrà un governo, di centrodestra, forte e operativo». Anche il Movimento 5 Stelle risponde in modo secco: «A Juncker diciamo che non si deve mai avere paura del voto dei cittadini. La sovranità appartiene al popolo, come recita la nostra Costituzione, consigliamo al presidente della Commissione di evitare dichiarazioni che appaiano come vere e proprie ingerenze nella vita politica di uno dei Paesi fondatori dell’Unione europea».

La retromarcia

Dopo qualche ora, evidentemente, Juncker si rende conto di aver detto qualcosa di troppo, e magari anche nel modo sbagliato, e sente l’esigenza di correggere in modo ufficiale: «Le elezioni sono un’occasione di democrazia. E questo si applica anche all’Italia, Paese a cui mi sento molto vicino. Il 4 marzo gli italiani si recheranno alle urne ed esprimeranno il loro voto. Qualunque sarà l’esito elettorale, sono fiducioso che avremo un governo che assicurerà che l’Italia rimanga un attore centrale in Europa e nella definizione del suo futuro». La sintesi di Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, è questa: «Gentiloni tranquillizza il suo principale, Juncker. Noi tranquillizziamo i nostri principali, gli italiani: dal 5 marzo si cambia musica, iniziamo a fare i vostri interessi».

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